I giornalisti "progressisti" e Gaza
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di Paolo Desogus*
Ieri ho dato un’occhiata alla trasmissione di Fazio. Non accadeva da anni, giuro! In studio c’erano Molinari e Cazzullo con Giannini in collegamento. Dopo alcuni esercizi spirituali per evitare che sopraggiungesse un coccolone, ho ascoltato le loro solite tiritere ultraguerrafondaie su Gaza e Israele, seguite da grande afflizione per i morti del 7 ottobre, senza però alcuna parola sui 10mila morti palestinesi, né alcun cenno riguardo il proposito di un ministro israeliano di incenerire Gaza con una bomba atomica. Insomma, si è trattato del solito copione fanatico-estremistico più atlantista della linea dello stesso dipartimento di stato americano, seppure condito di progressismo (è probabile che persino Cazzullo si senta di sinistra…).
Dopo Molinari e Cazzullo è arrivato il ministro degli Esteri Tajani, ex delfino di Berlusconi, membro di un governo apertamente di destra.
Ebbene Antonio Tajani si è presentato senza la bava alla bocca, senza la rivoltela in mano. Il suo sguardo non era assatanato o pieno di desiderio di morte come quello di Molinari o di Mieli o di Galli della Loggia. Nelle sue considerazioni sul conflitto in Palestina ha tenuto una postura tutto sommato equilibrata. Ha pure affermato che l’obiettivo deve essere quello di arrivare a uno stato palestinese…
Ebbene Antonio Tajani si è presentato senza la bava alla bocca, senza la rivoltela in mano. Il suo sguardo non era assatanato o pieno di desiderio di morte come quello di Molinari o di Mieli o di Galli della Loggia. Nelle sue considerazioni sul conflitto in Palestina ha tenuto una postura tutto sommato equilibrata. Ha pure affermato che l’obiettivo deve essere quello di arrivare a uno stato palestinese…
Che dire, i giornalisti italiani sedicenti progressisti stanno molto più a destra di Tajani. Non è una sorpresa, ma doverlo constatare è ogni volta doloroso.
*Post Facebook del 6 novembre 2023