Guerrafondai travestiti da pacifisti
583
di Federico Giusti
Il Parlamento europeo ha votato la risoluzione che dà il via al grande riarmo comunitario a partire dal ReArm Europe che vale 800 miliardi e il cui testo di riferimento inspiegabilmente, ma fino ad un certo punto, non è ancora stato reso noto. Un grande piano di riarmo comunitario che si poggia sul Libro Bianco della Difesa di cui non esiste ancora il Testo che sarà invece diffuso nei prossimi giorni.
Sarebbe lecito domandare ai parlamentari Ue su cosa abbiano votato, se hanno contezza del loro operato, se abbiano assunto decisioni senza una discussione reale, senza leggere e conoscere nel dettaglio il piano di Riarmo con tutte le sue ripercussioni sull'economia, sulla tenuta del welfare, se alla fine non sia venuto meno il presupposto basilare del mandato politico loro conferito.
Ma le nostre obiezioni non ci porterebbero lontano, nei consigli comunali e nei Parlamenti buona parte dei rappresentanti politici nell'arco di una legislatura interviene poche volte e quando lo fa si limita a leggere dei testi preparati da altri. Se tanto in basso siamo caduti non sarà il caso di chiedersi cosa resti della vecchia democrazia ?
L'Eurocamera approva con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti, è possibile per i 27 paesi membri contrarre prestiti per 150 miliardi di euro a carico del bilancio della Ue, prestiti destinati a favorire l'acquisto di armi.
Il Parlamento ha votato una risoluzione importante, per giustificare il loro operato qualche parlamentare l'ha definita non vincolante per la Commissione, ma questo atto riguarda presente e futuro della politica di difesa o, se preferiamo chiamarla con il suo nome, della politica di guerra e di riarmo.
I vari emendamenti presentati e bocciati cercavano di edulcorare il testo per presentarlo in una veste errata ma utile a salvare la faccia davanti al proprio elettorato, c'era chi voleva farlo passare come una enunciazione pacifista, chi invece una scelta obbligata della Ue per difendersi da minacce straniere. E mentre Trump impone dazi alla Ue e promette di renderli ancora più duri ci verrebbe da chiedere chi siano i veri amici e nemici della Ue.
Quello che a detta di parlamentari della destra e del centro doveva essere il Piano di difesa Ue è solo il piano di Riarmo, ci sono poi evidenti spaccature tra chi invoca un esercito comune europeo e quanti invece esultano per avere fondi a disposizione di ogni singolo stato per il progetto di riarmo.
La UE è spaccata, un esercito europeo non nasce dall'oggi al domani, anche gestendo in sinergia l'industria bellica per molti anni determinante sarà ancora la dipendenza dalle forniture Usa per ogni componente dei sistemi d'arma di ultima generazione.
La UE ha un ruolo non diretto nella Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), le decisioni operative a partire all'utilizzo dei fondi di coesione restano di competenza nazionale in base all'art 24 TEU. Non viene superata la complessità del processo decisionale, questa risoluzione doveva servire per una presa di posizione verso il riarmo ma innumerevoli criticità dovranno essere affrontate e risolte in seno alla Ue magari a mero discapito dei processi democratici e parlamentari.
E nel frattempo non sfugga alla nostra attenzione l'aumento esponenziale di alcuni titoli in borsa, i titoli azionari legati alla industria di armi e alla tecnologia, titoli cresciuti del 50 per cento nell'arco di pochi mesi e destinati a successi ancor maggiori.
Ad esempio come affrontare e superare le approvazioni multiple a livello Ue e nazionali, come dirimere i conflitti tra Stati membri perchè alcuni paesi hanno già una struttura industriale in ambito militare e altri dovranno indebitarsi e comprare senza alcun ritorno economico nei loro paesi.
Non è casuale che nazioni come Francia, Germania e Italia abbiano le principali aziende produttrici di armi e da tempo stiano costruendo, tra loro e con altri patners mondiali della produzione bellica, associazioni temporanee di impresa. Si prefigura quindi uno scontro, magari invisibile ai cittadini, per accaparrarsi questi enormi fondi e la parte del leone la faranno quei paesi oggi con una manifattura in crisi e già pronta per essere riconvertita a fini militari, paesi che poi sono quelli economicamente e finanziariamente più forti, o meno deboli, nel vecchio continente.
Il Parlamento europeo non ha un grande potere sulle spese di difesa e non sarebbe errato pensare a dei colpi di mano per rivedere anche il sistema di potere comunitario in una ottica accentratrice e antidemocratica.
Quello che conta è in sostanza il risultato ottenuto nel Parlamento Europeo a larga maggioranza e senza un vero dibattito in aula, senza discussione nei singoli Stati, decisioni assunte in fretta e furia.
E non potevano allora mancare spaccature in seno al centro destra che al centro sinistra, parlamentari della Lega hanno votato contro la risoluzione, quelli di FdI a favore, metà del Pd si è astenuto come richiesto dalla segreteria del Partito e gli altri hanno votato a favore con la chiara volontà di delegittimare anche la guida attuale del partito (e non a caso sono tornati in campo vecchi esponenti dell'Ulivo sostenuti da importanti organi di stampa e di comunicazione)
Vergognoso il ricorso all'art. 122 del Trattato per negare la discussione in aula e il diretto coinvolgimento del Parlamento europeo ma la autentica vergogna è rappresentata dal silenzio attorno a questa votazione che sancisce la nascita del partito unico della Guerra, del riarmo, per riconvertire l'economia civile a fini militari tagliando spese sociali spianando la strada a una nuova stagione di privatizzazioni.