Governo PD-M5S, i mercati esultano. Gli economisti da talk show parlano di "abolizione della tassa sul populismo", sicuri sia un bene?

Governo PD-M5S, i mercati esultano. Gli economisti da talk show parlano di "abolizione della tassa sul populismo", sicuri sia un bene?

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di Giuseppe Masala

Con la probabile nascita del Governo giallorosé si affollano sui giornali e sulle televisioni battaglioni di economisti esperti che ci stanno spiegando che con l'aspettativa positiva dei mercati (parolina magica che riemerge sempre con l'arrivo del Piddi a Palazzo Chigi) per la nascita del nuovo esecutivo si stanno riducendo i tassi dei nostri titoli di Stato e ciò libererà risorse per lo Stato che potrà spendere di più. Le magnifiche sorti e progressive ci attendono.

I nostri valenti economisti da talk show televisivo hanno già ribattezzato questo fenomeno con un bel nome adatto per fare spin sui social: "abolizione della tassa sul populismo", tassa che i mercati imponevano a causa della incompetenza dei governo populista che finalmente sta per togliere il disturbo. Bene. Un'analisi questa che per me cozza con la regola aurea di qualsiasi economista interessato a comprendere un fenomeno economico: è sempre necessario ribaltare la prospettiva per valutare correttamente se no si rischia di prendere fischi per fiaschi. Proviamo a ribaltare la prospettiva su questa presunta "abolizione della tassa sul populismo" mettendoci dalla parte del creditore dopo che l'abbiamo vista dalla parte dello stato e dunque del debitore.

Come manterrà i margini di profitto il sistema finanziario se i tassi sui titoli di stato sono ormai quasi a zero? Già il sistema finanziario soffre di scarsa reddittività (come è normale in un sistema sostanzialmente deflattivo); le imprese non investono e dunque non chiedono soldi a prestito, l'UE con i suoi regolamenti chiede continui tributi di sangue obbligando le banche a smaltire gli NPL (ora anche quelli "potenziali") a prezzi stracciati.

L'unico salvagente per provare a mantenere i margini erano i tanto detestati titoli di Stato che però ormai hanno tassi bassissimi. Non vorrei che nel giro di pochi anni (ma forse anche meno) i fiumi di latte e miele promessi dall'abolizione della tassa sul populismo si trasformassero in ben più esosi salvataggi di banche saltate a carte e quarantotto per inaridimento assoluto del sistema da cui generalmente traggono la linfa per sostentarsi.

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