Ritorno al futuro: cosa accadrà in politica estera con il Trump 2

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Ritorno al futuro: cosa accadrà in politica estera con il Trump 2


di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

 

E' davvero difficile ipotizzare cosa possa accadere se Trump diventerà Presidente degli Stati Uniti per un secondo mandato dopo l'attentato di cui è stato vittima qualche giorno in Pennsylvania. Tuttavia è giusto provare a fare una previsione anche in considerazione del fatto che il suo indice di gradimento tra gli elettori degli Stati Uniti è salito alle stelle dandogli enormi possibilità di vittoria nella disfida elettorale di Novembre. 

- Le gravissime condizioni dei conti con l'estero USA rimangono drammatiche chiunque sia il futuro presidente.  Al problema bisogna trovare una soluzione, indipendentemente da chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. In più di una circostanza Trump ha agito (nel suo primo mandato) per favorire l'economia reale anche a discapito di quella fabbrica di dollari sintetici che è Wall Street e che paradossalmente si alimenta dello stesso squilibrio dei conti con l'Estero (almeno fino a quando i paesi creditori non troveranno una alternativa al dollaro).

Il presidente Trump, durante il primo mandato, aveva dato l’impressione di voler agire per via di accordi e negoziati a livello economico. Dunque non escluderei una qualche forma di nuova Bretton Woods o nuovi accordi del Plaza dove le grandi economie si accordano per una nuova architettura monetaria e dei commerci internazionali, dove magari gli USA perderebbero il loro scettro di avere l'unica moneta usata in maniera incontrastata per i commerci internazionali ma dove l'economia reale riprenderebbe ad avere slancio competitivo sui mercati mondiali. 


- Trump in ossequio alla dottrina Kissinger (in opposizione alla dottrina Brezinsky dei Democratici che prevede la sconfitta strategica della Russia) proverà a trattare con Putin sull'Ucraina e probabilmente anche sulla NATO e sulla Unione Europea come ampiamente e chiaramente chiesto dai russi. Trattative peraltro già iniziate dal suo plenipotenziario europeo Victor Orban che in queste settimane si è recato a Mosca, Kiev e Pechino per porre le basi alla soluzione diplomatica del conflitto tra Russia e Ucraina. 


- Trump, come molte volte manifestato durante il suo primo mandato, preferisce le relazioni bilaterali alle relazioni multilaterali anche in ambito transatlantico. Insomma, preferisce che ci siano trattative con i singoli paesi europei piuttosto che rapporti mediati da una entità - l'Unione Europea - che fa da schermo. In considerazione di questo non possiamo escludere che ci sarà una lotta senza quartiere contro Bruxelles, come si verificò dal 2016 al 2020.

Lotta che molto probabilmente si concluderà con un netto ridimensionamento dell'Unione Europea se non direttamente con la sua scomparsa.


- Trump in più di una circostanza ha lasciato intendere che la NATO è una organizzazione vetusta e non più funzionale agli interessi americani. Secondo il Tycoon newyorkese l'Organizzazione Atlantica ha solo favorito l'opportunismo degli europei che hanno ottenuto protezione militare senza pagarne però i costi finanziari quasi totalmente a carico degli Stati Uniti. In qualche modo questa visione trumpiana soddisfa le esigenze di Putin che ha chiesto (anche ufficialmente) il ritiro delle truppe e delle armi USA dal suolo europeo. Non sembra che usare l'Organizzazione Atlantica come moneta di scambio con la Russia, nell'ambito di trattative che dovrebbero garantire la neutralità russa nello scontro sino-americano nell'Indo-pacifico, sia un qualcosa che crei particolari problemi a Trump.

- Non va dimenticato che durante il suo primo mandato Trump portò fuori gli Stati Uniti da una organizzazione multilaterale come l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che in questa fase è peraltro impegnata nel varo di un “Trattato Pandemico” che consegnerebbe a questa organizzazione tecnocratica poteri inusitati al di sopra di qualunque garanzia costituzionale: sarebbe la realizzazione di una sorta di “super Stato” distopico fondato sul biopotere per come ce l'ha illustrato Michel Foucault. Facile ipotizzare che in caso di vittoria di Trump questo trattato non passerà mai e che, soprattutto, questa organizzazione (che giocò un ruolo fondamentale nella sua sconfitta alle elezioni presidenziali del 2020) subirà un drastico ridimensionamento.

- Per quanto riguarda l'altro fondamentale quadrante di crisi, ovvero quello dell'Indo-Pacifico che vede contrapposti gli Stati Uniti ed i suoi vassalli alla Cina Popolare tenderei a ipotizzare che Trump sceglierà la via delle trattative magari condite da una certa pressione militare ma mai fino al punto di arrivare a un conflitto di vasta portata che veda contrapposte direttamente la Cina e gli Stati Uniti. Compito di Trump è quello di raddrizzare i conti con l'Estero del suo paese e dunque quello di strappare un accordo che in qualche modo posso ridare slancio al sistema produttivo di Washington; credo che sotto questo aspetto la dirigenza di Pechino sia disposta a trattare pur di evitare un confronto militare diretto.

- A mio modo di vedere il focolaio più pericoloso per il mondo nel caso di un ritorno di Trump alla Casa Bianca è quello mediorientale. Già in questa campagna elettorale il Tycoon ha detto che nel caso ci fosse stato alla Casa Bianca un “presidente assennato” non ci sarebbero state difficoltà a trovare una quadra con Cina, Russia e Corea del Nord. Parole emblematiche che chiariscono un programma: basta vedere il paese del cosiddetto “asse del Male” che non è stato nominato: l'Iran degli Ayatollah. Già durante il suo primo mandato Trump fece saltare l'accordo sottoscritto da Barack Obama con gli Ayatollah che mirava soprattutto ad inibire lo sviluppo in ambito nucleare da parte di Teheran in cambio di un allentamento delle sanzioni che da decenni colpiscono l'economia iraniana. E' chiaro che con un ritorno di Trump alla Casa Bianca non si può escludere un conflitto diretto con l'Iran magari con l'intervento di Israele.

Un conflitto che ovviamente sarebbe molto grave ma che in qualche modo potrebbe favorire quel disarcionamento del principe reggente dell'Arabia Saudita Mohamed bin Salman che troppo si sta legando a Russia e Cina e che sempre di più sta demolendo l'architrave del potere finanziario e monetario americano: il Petrodollaro. Da seguire attentamente in questi mesi il percorso dell'annunciato trattato strategico tra Russia e Iran di cui si è parlato in queste ultime settimane sia a Mosca che a Teheran: se Mosca non acconsentirà a presentarlo ufficialmente significherà, a mio avviso, che Putin è disposto a negoziare con Trump la sorte di Teheran e  magari a ridisegnare l'intero Medio Oriente.

Come si può vedere, nella mia visione, un secondo mandato a Trump avrà probabilmente tre vittime designate: l'Unione Europea (direi certo), la Nato (non è certo ma probabile), l'Iran (direi quasi certo) e l'OMS (direi certo). Insomma, Trump rischia di abbattersi sulla politica mondiale come uno tzunami di forza inusitata, che, per paradosso, è proprio quello che serve per evitare una Terza Guerra Mondiale sempre più incombente dopo il quadriennio di Biden.

Il problema è che i piani di Trump sono di fatto la demolizione controllata dell'Ordine Mondiale costruito dalle élites dominanti occidentali a partire dal 1989 e che queste ultime faranno di tutto per bloccare il Tycoon. Se la via dell'attentato sembra essere tramontata non possiamo però escludere che élites disperate si giochino la carta della provocazione internazionale per far esplodere il conflitto con la Russia prima dell'avvento di Trump, con ciò legandogli le mani e rendendo così impossibili i suoi piani. Del resto, le élites occidentali hanno un vasto curriculum in materia di operazioni sporche; dal bismarckiano telegramma di Ems, a Pearl Harbur, all'incidente del Golfo del Tonchino e probabilmente anche all'attentato alle Torri Gemelle del 2001.

Stiamo vivendo uno snodo cruciale della Storia e pochi se ne rendono conto fino in fondo.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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