Francesco Erspamer - Le guerre dei russi

Francesco Erspamer - Le guerre dei russi

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

 

Una delle ragioni per cui ho sviluppato, fin da ragazzo, una forte simpatia per i russi (anche a prescindere dal fatto che all’epoca erano sovietici), è che quando fanno le guerre pagano sempre un prezzo molto alto. Per loro le guerre non sono passeggiate o esibizioni, come per gli americani: sono un sacrificio. Nel primo conflitto mondiale ebbero quasi quattro milioni di vittime; nel secondo, più di 25 milioni. Anche adesso in Ucraina stanno subendo in pochi mesi perdite più alte che gli Stati Uniti nei vent'anni di brutale occupazione dell'Afghanistan e dell'Iraq.
 
Quale migliore garanzia, al di là delle chiacchiere e della propaganda, che non si faranno coinvolgere in un conflitto se non perché attaccati o minacciati? Gli americani, invece, che garanzie offrono? Nei due conflitti mondiali ebbero, rispettivamente, 100mila e 400mila morti; e nel Pacifico, per non rischiare qualche soldato in più, non esitarono a usare bombe atomiche. Immaginate cosa sarebbe successo se fossero stati loro, i paladini della democrazia, ad avere perdite di decine di milioni di uomini: non avrebbero esitato a distruggere l’intero pianeta. Con la totale indifferenza che spinse il generale Curtis LeMay a sostenere apertamente nel 1968 che piuttosto che cercare una soluzione diplomatica con Hanoi gli Stati Uniti avrebbero dovuto «bomb them back to the stone age», bombardarli fino a farli tornare all’età della pietra. Tipica arroganza di chi non sa cosa sia la sconfitta e la sofferenza perché non le ha mai provate. In Vietnam infatti per ogni soldato americano caduto combattendo in un paese altrui e quasi agli antipodi (13mila chilometri di distanza) vennero trucidate decine di cittadini di quel paese dai bombardamenti indiscriminati da alta quota (per non rischiare). Una percentuale da rappresaglia nazista.
 
In ogni periodo storico ci sono persone, comunità, nazioni, popoli più forti e meno forti; c’è chi prevale e chi subisce, non so se sia inevitabile ma è sempre stato così. Tuttavia i prepotenti pagavano un prezzo; originariamente, spiegava Hegel, i padroni si distinsero dai servi perché disposti a mettere in gioco la loro vita in cambio del potere, mentre gli altri rinunciavano al potere pur di conservare la vita. Oggi non più. I padroni del mondo non intendono mettere in gioco nulla, tanto meno la loro vita. Come la NATO che nel 1999 uccise qualche migliaio di serbi senza perdere neppure un soldato: e tutti a lodarne l’efficienza, felici di stare dalla parte degli Übermensch.
 
Invece io penso che chiunque stravinca sia moralmente riprovevole e assolutamente non affidabile (a ben guardare si tratta della stessa cosa); per capire gli altri bisogna temerli almeno un po’ e possibilmente molto, ossia considerarli simili a noi o addirittura più forti; chi invece di senta o, peggio, si sappia molto superiore, inclina inevitabilmente verso il delirio di onnipotenza e verso l’abuso.
 
Non mi illudo che questo ragionamento venga condiviso da tutti o da tanti, neppure fra i deboli. Trent’anni di neoliberismo hanno creato masse di edonisti che per consolarsi della loro insignificanza confondono il successo con la virtù e si accontentano di idolatrare i vincenti. Il culto delle celebrity, da Fedez a Briatore, da Cristiano Ronaldo a Valentino Rossi, è l’oppio dei popoli digitalizzati e induce ad ammirare coloro che dominano sempre e che comunque cadono in piedi, qualunque cosa facciano. I superbi alla Ibrahimovic, che Dante avrebbe sbattuto all’Inferno e costretto a inchinarsi sotto il peso di enormi macigni, sono invece esaltati dai giornalisti come supereroi proprio in quanto superbi. Vi piace tutto questo? Buon per voi. A me no e ciò ci rende irriducibili avversari in una lotta che ancora non è ma sarà all’ultimo sangue (presumo il mio ma lo venderò caro).

Francesco Erspamer

Francesco Erspamer

 

Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

Il neoliberismo e l'idea di giustizia di Francesco Erspamer  Il neoliberismo e l'idea di giustizia

Il neoliberismo e l'idea di giustizia

Sa(n)remo arruolati in guerra di Giorgio Cremaschi Sa(n)remo arruolati in guerra

Sa(n)remo arruolati in guerra

Giro d'Italia 2023 e (ancora) sportwashing di Francesco Santoianni Giro d'Italia 2023 e (ancora) sportwashing

Giro d'Italia 2023 e (ancora) sportwashing

Russia-Occidente: uno scontro di civiltà?   di Bruno Guigue Russia-Occidente: uno scontro di civiltà?

Russia-Occidente: uno scontro di civiltà?

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Avete capito chi stiamo addestrando a Sabaudia? di Alberto Fazolo Avete capito chi stiamo addestrando a Sabaudia?

Avete capito chi stiamo addestrando a Sabaudia?

La giunta PD di Bologna mette al bando la parola "patriota" di Antonio Di Siena La giunta PD di Bologna mette al bando la parola "patriota"

La giunta PD di Bologna mette al bando la parola "patriota"

La Costituzione è morta. Viva la Costituzione! di Gilberto Trombetta La Costituzione è morta. Viva la Costituzione!

La Costituzione è morta. Viva la Costituzione!

Un caffè con Gianni per capire cosa sia l'informazione libera di Michelangelo Severgnini Un caffè con Gianni per capire cosa sia l'informazione libera

Un caffè con Gianni per capire cosa sia l'informazione libera

Giacarta può essere sconfitta? di Federico Greco Giacarta può essere sconfitta?

Giacarta può essere sconfitta?

Gorbachev: ritorno alla terra di Daniele Lanza Gorbachev: ritorno alla terra

Gorbachev: ritorno alla terra

Scuola: 3 giorni di sciopero... ma in California! di  Leo Essen Scuola: 3 giorni di sciopero... ma in California!

Scuola: 3 giorni di sciopero... ma in California!

L'internazionalismo nella nuova fase storica di Paolo Pioppi L'internazionalismo nella nuova fase storica

L'internazionalismo nella nuova fase storica

Andrew Doyle. I buoni, i cattivi e la libertà di parola di Damiano Mazzotti Andrew Doyle. I buoni, i cattivi e la libertà di parola

Andrew Doyle. I buoni, i cattivi e la libertà di parola