Facciamo come Melenchon? Perché in Italia è (quasi) impossibile

Facciamo come Melenchon? Perché in Italia è (quasi) impossibile

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

 

di Giulio Di Donato - La Fionda

 

Mentre si celebra giustamente l’ottimo risultato conseguito da Mélenchon alle elezioni legislative in Francia, in molti nel nostro Paese si chiedono: qui in Italia ci sono le condizioni per replicare l’operazione politicamente riuscita di Mélenchon, che si è presentato alla guida di una coalizione larga e unitaria di sinistra?

La risposta, a modesto avviso di chi scrive, non può che essere scettica. Innanzitutto per le specificità dei due contesti e per la diversa e originale configurazione che la “sinistra” di Mèlenchon ha assunto nel corso degli anni.

Il quadro politico fra i due Paesi, come è evidente, è assai diverso e minore è lo spazio a disposizione per replicare con successo lo schema lanciato dal leader francese: il Partito democratico non ha subito lo stesso tracollo dei socialisti francesi, ma tiene bene a livello di consensi.

Quando si tentano facili parallelismi, andrebbero comunque ricordate evidenze spesso rimosse: come è noto, negli anni Mélenchon, vero animale da campagna elettorale, ha fatto suoi temi e parole d’ordine estranee al vocabolario tradizionale usato dalle forze di sinistra (dalla valorizzazione del nesso questione nazionale, questione democratica e questione sociale alla critica dell’uso politico-mediatico dell’emergenza e della logica da caccia alle streghe alla base dei ben noti green-pass) e non ha mai disprezzato, contro ogni forma di aristocraticismo perbenista, mobilitazioni ben poco “educate” come quelle dei gilet gialli. 

Quel che è certo è che assumere oggi un profilo di aperta rottura con la propaganda mainstream di guerra ti consente (se proprio si vuole agire per emulazione di modelli stranieri), qui in Italia come in Francia, di ricompattare un elettorato di sinistra più largo di quello strettamente legato alla sinistra radicale. Ma nell’ambito della sinistra italiana non si vede una leadership con le caratteristiche del capopopolo francese: forza comunicativa, credibilità, carisma e capacità di parlare e unire oltre i recinti più stretti e angusti.

Va infine considerato e analizzato bene il dato clamoroso dell’astensionismo: quasi la metà del popolo francese ieri non si è recato alle urne (votano ormai solo le ztl e i settori più ideologizzati?). 

Un problema che ci riguarda bene: anche qui in Italia un elettore su due non va a votare. 

Nel frattempo, se guardiamo al dato delle ultime comunali, il M5S non esiste più. Se a livello nazionale quest’ultimo ancora regge è solo, almeno così ci sembra di poter dire, per il consenso, comunque in calo, di cui gode Giuseppe Conte.

Il problema delle prossime politiche diventa allora il seguente: dove finirà l’elettorato grillino con il suo carico di sfiducia radicale, disillusione e rancore? 

Come rimotivare politicamente un pezzo assai consistente di società frastornato a colpi di emergenza e umiliato e offeso dai fallimenti e dai tradimenti politici dei presunti homines novi della politica italiana?

Servirebbe tanto, e forse quel tanto non sarebbe nemmeno sufficiente. In quel tanto ci sono nuove parole d’ordine mobilitanti, capaci di condensare una quantità complessa e infinita di singole questioni in poche idee-forza, che però si presentano alla grande maggioranza delle persone come problemi che segnano il destino della loro vita. C’è una nuova classe dirigente capace di navigare in mare aperto, per agganciare la trasversalità, ponendo una sfida, come abbiamo ribadito più volte, anche spirituale, oltre che etico-politica e materiale. C’è infine la necessità di stabilire un nuovo antagonismo, perché è il dire chiaramente ciò a cui ti contrapponi che crea lo spazio e le condizioni per poter esistere e agire politicamente. «Vaste programme», avrebbe risposto Charles De Gaulle, tanto per chiudere rimandando alla politica francese.

 La Fionda

La Fionda

La Fionda è uno spazio di elaborazione culturale e politica, che condivide alcune precise idee – statualiste, autenticamente democratiche e antiliberiste -, senza compromessi contraddittori né opacità furbesche. Ma che ha l’autentico desiderio di confrontarsi, di dare luogo a un dibattito vero, fecondo, senza tabù. Perché questo deve essere il tempo della nitidezza e dello spirito critico che non arretra di fronte a nulla.
www.lafionda.org

Francesco Erspamer - Destra, sinistra e il "brodo neoliberista" di Francesco Erspamer  Francesco Erspamer - Destra, sinistra e il "brodo neoliberista"

Francesco Erspamer - Destra, sinistra e il "brodo neoliberista"

Nuova strage di operai a Chieti: le fabbriche tossiche vanno chiuse! di Giorgio Cremaschi Nuova strage di operai a Chieti: le fabbriche tossiche vanno chiuse!

Nuova strage di operai a Chieti: le fabbriche tossiche vanno chiuse!

Russia-Occidente: uno scontro di civiltà?   di Bruno Guigue Russia-Occidente: uno scontro di civiltà?

Russia-Occidente: uno scontro di civiltà?

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Canada, quando la toppa è peggio del buco... di Alberto Fazolo Canada, quando la toppa è peggio del buco...

Canada, quando la toppa è peggio del buco...

La pubblicità Esselunga con un solo piccolo cambiamento di Antonio Di Siena La pubblicità Esselunga con un solo piccolo cambiamento

La pubblicità Esselunga con un solo piccolo cambiamento

IL SOVRANISMO COSTITUZIONALE SPIEGATO FACILE DA LELIO BASSO di Gilberto Trombetta IL SOVRANISMO COSTITUZIONALE SPIEGATO FACILE DA LELIO BASSO

IL SOVRANISMO COSTITUZIONALE SPIEGATO FACILE DA LELIO BASSO

A proposito di "governo tecnico"... di Pasquale Cicalese A proposito di "governo tecnico"...

A proposito di "governo tecnico"...

Giacarta può essere sconfitta? di Federico Greco Giacarta può essere sconfitta?

Giacarta può essere sconfitta?

Le nuove armi di Putin di Giuseppe Masala Le nuove armi di Putin

Le nuove armi di Putin

Seymour Hersh - "Un anno di bugie sul North Stream" di Paolo Pioppi Seymour Hersh - "Un anno di bugie sul North Stream"

Seymour Hersh - "Un anno di bugie sul North Stream"

Javier Milei: il Trump della Pampa? di Paolo Arigotti Javier Milei: il Trump della Pampa?

Javier Milei: il Trump della Pampa?

L’inevitabile fine del Nuovo Ordine Mondiale di Damiano Mazzotti L’inevitabile fine del Nuovo Ordine Mondiale

L’inevitabile fine del Nuovo Ordine Mondiale