Enola Gay: l'origine della bufala contro Trump divenuta virale in Italia
Ma perché mai l’esercito USA, afflitto da una crisi degli arruolamenti in parte lenita dalla continua affluenza di reclute afro-americane e ispaniche, ora dovrebbe mettersi contro queste fasce di popolazione? Si direbbe non chiederselo nessuno davanti alla bufala, diffusa da Associated Press (la più grande agenzia di stampa del mondo) e sbandierata in Italia da praticamente tutti i media mainstream (Corriere della Sera, Repubblica, Open, Huffington Post, La Stampa, Il Fatto Quotidiano…), della epurazione dagli archivi del Pentagono delle foto, oltre che di neri, ispanici, gay e donne in divisa, dell’aereo Enola Gay.
Ma occupiamoci dei fatti.
Il 20 gennaio 2025, viene emanato l’Ordine presidenziale di Trump “Difendere le donne dall'estremismo dell'ideologia transgender e ripristinare la verità biologica al governo federale” che, sostanzialmente, riduce a due (maschi, femmine) le categorie con le quali dovrà rapportarsi la burocrazia federale USA e che ordina a tutte le agenzie di rimuovere “politiche, regolamenti, moduli, comunicazioni o altri messaggi interni ed esterni che promuovono o inculcano in altro modo l'ideologia transgender.” A seguito di questo Ordine (così come era stato già fatto, autonomamente, da multinazionali quali quali Amazon, Meta, McDonald…) il 22 gennaio l’United States Office of Personnel Management ordina alle agenzie federali di chiudere gli uffici DEI (Diversity, Equity and Inclusion) mettendo il loro personale in congedo retribuito e di rimuovere tutte le pagine web pubbliche incentrate su DEI.
Questo, ovviamente, provoca mugugni sui media Dem; mugugni che, comunque, considerando le proteste e i cortei che si erano scatenati (sotto la presidenza Biden, per la pubblicazione sul sito della Casa Bianca di foto del trans in gonnella, ammiraglio Rachel Levine) ben presto si spengono. A infiammare gli animi provvede l’Associated Press che, già con il dente avvelenato per essere stata estromessa dalla Casa Bianca, pubblica, il 7 marzo, una incredibile “inchiesta” secondo la quale sarebbe prevista dagli archivi del Pentagono la cancellazione di 26.000 foto raffiguranti eroi di guerra americani “colpevoli” di essere gay, neri o ispanici e persino quelle raffiguranti l’aereo che sganciò la bomba atomica su Hiroshima. E questo non per quel crimine bensì per il suo nomignolo scritto sulla fusoliera: “Enola Gay” (che, come è noto era il nome della madre del pilota)
Sì, ma quali sono le fonti di queste sconvolgenti accuse? Secondo Associated Press: “Un funzionario, che ha parlato in condizione di anonimato”.
Nonostante ciò, la bufala di Trump che, accecato dalla sua omofobia, fa cancellare il nome dell’aereo, suggerita dai media mainstream, diventa virale su tutti i social. E nessuno fa caso alla scomparsa (avvenuta a dicembre, sotto la presidenza Biden) della pagina dell’FBI che documentava la taglia di dieci milioni di dollari sul tagliagole jihadista al Jawlani. Ora che è stato messo dagli Usa a governare la Siria, quella stessa pagina (stesso url) è stata sostituita da un'altra che inneggia all’FBI.
Sic transit Gloria Mundi.
Francesco Santoianni