Desaparecido? No, turista a Madrid. Cuba, il triste epilogo dell'oppositore Yunior Garcia

Desaparecido? No, turista a Madrid. Cuba, il triste epilogo dell'oppositore Yunior Garcia

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Si chiude in modo inaspettato la parabola di Yunior García, colui che aveva sfidato il governo cubano organizzando la ‘Marcia civica per il cambiamento’ per il 15 novembre e che, malgrado il divieto per incostituzionalità della stessa, aveva detto che si sarebbe svolta comunque. Come si sa, alla ‘Marcia’, non ha partecipato nessuno, è stata un flop, e dopo due giorni di assoluto silenzio da parte del suo organizzatore, lo stesso lo si vede all’aeroporto de L’Avana, con destinazione Madrid.

Chi ha seguito le ultime vicende cubane sa che lui, solo tre giorni prima del 15, si era sfilato dalla marcia avendo capito che il governo cubano non avrebbe accettato passivamente provocazioni da chi era manovrato da Washington, e così, in alternativa, aveva deciso di fare un’uscita in solitaria il 14 novembre, camminando per le vie de L’Avana vestito di bianco e tenendo in mano una rosa dello stesso colore.

Ma nemmeno questo ha deciso di fare, dando la colpa alle minacce della polizia. Per lui minacce, per le autorità severi moniti che si basavano su articoli della Costituzione e su quelli del codice penale, gli stessi moniti che Yunior conosceva molto prima di affermare che non avrebbe rispettato il divieto.

Non solo lo ha fatto desistere l’avvertimento della polizia, ma anche il fatto che, molti cubani del vicinato, erano davanti al suo edifico contestando fortemente la sua iniziativa e, loro per primi, non gli avrebbero permesso quella provocazione, essendo consapevoli chi ci fosse dietro questa marcia, che aveva l’unico fine di promuovere anche a Cuba una delle cosiddette “rivoluzioni colorate”.

Da quel pomeriggio del 14 novembre, di Yunior García, non si è saputo più nulla; due giorni di assoluto silenzio. Anche i suoi amici di ‘Archipielago’ non riuscivano ad avere notizie su di lui, sia per telefono che sui social. A quel punto uno dei membri della piattaforma è andato a casa sua, ma anche lì non gli hanno saputo dire dove fosse.

Ed ecco che subito si era diffusa la notizia della sua scomparsa: “Yunior desaparecido”.

 

Nel momento che la pagina Facebook della sua piattaforma lo dava per scomparso insieme a sua moglie – sotto intendendo che erano state le autorità cubane a farli sparire –, le solite testate giornalistiche dell’opposizione non hanno perso tempo a diffondere la menzogna facendo rimbalzare la notizia sui loro media, notizia rivelatasi ridicola, non solo perché a Cuba non c’è mai stato un desaparecido in 60 anni, ma perché, nemmeno era passato un giorno, che già si sapeva la verità.

 

Sono state fonti governative cubane a dare la notizia all’agenzia spagnola Euro Press, che l’ha immediatamente pubblicata, lasciando senza parole i compagni di sventura di Yuonior.

Come riporta il quotidiano spagnolo “El Paìs” «lo stesso García ha confermato di essere nel Paese con un messaggio sul suo account Facebook: Siamo arrivati ??in Spagna, vivi, sani e con le idee intatte. Fonti diplomatiche hanno indicato che da giorni venivano presi accordi discreti per il viaggio di García. L'oppositore è volato a Madrid martedì su un volo Iberia in compagnia della moglie Dayana Prieto».

Infatti, prima di leggere “El Pais”, mi chiedevo come avesse potuto organizzare tutto così in fretta. Viaggiare da Cuba per la Spagna non è come viaggiare all’interno della Comunità Europea. Decidere all’improvviso di partire per il giorno dopo non è possibile se non hai già biglietti e documenti pronti.

La risposta che mi ero dato è che il viaggio glielo avevano organizzato dalla Spagna, e non credo di sbagliarmi.

Penso che siano state le varie organizzazioni dell’opposizione cubana di Madrid a prepararglielo, e anche a trovargli ospitalità. La città spagnola, dopo Miami, è la seconda per concentrazione, e queste organizzazioni sono ben supportate da mass media a loro “molto amici”.

Forse qualcuno non lo sa, ma a Madrid c’è anche la sede del “Observatorio Cubano de Derechos Humanos” (OCDH).

Pensate che questa organizzazione viene spesso citata da molti media, soprattutto spagnoli, per confermare la violazione dei diritti umani a Cuba, persino Amnesty International attinge alle loro informazioni (sic!), e sapete chi l’ha fondata e ancora ne fa parte? Tutti signori e signore di indiscussa “obbiettività e imparzialità”, dato che sono tra i più convinti oppositori del governo cubano, tra cui, alcuni di loro, esuli dopo che il governo decise di farli uscire di prigione anticipatamente, essendo stati condannati per “atti di sabotaggio contro l'economia di Cuba, e contro l'indipendenza e la stabilità territoriale dello Stato”.

Non so se Yunior García deciderà di stabilirsi permanentemente a Madrid o farà ritorno a Cuba. Tra le due cose propendo per la prima, perché agli occhi dei cubani si è giocato tutta la sua credibilità. Quel popolo soffre pene indicibili per il crudele “bloqueo” imposto dagli Stati Uniti, e quando vede che un suo concittadino si presta al gioco di chi è causa di quelle pene, è molto difficile che gli perdoni le sue azioni.

Ma anche un suo ritorno a Cuba può essere possibile e, se così fosse, come non si può essere d’accordo con le parole usate da “Cubadebate” per aprire il suo articolo su Yunior García a Madrid:

«Di vergogna in vergogna vivono gli attori politici della fallita marcia provocatoria del 15 novembre»

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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