Dalla contrattazione alla consultazione sindacale: La nuova legge del Governo

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Dalla contrattazione alla consultazione sindacale: La nuova legge del Governo

 

di Federico Giusti, Emiliano Gentili, Stefano Macera

È uscita la legge sulla partecipazione dei lavoratori agli utili e all’amministrazione aziendali. È stata presentata come un’operazione di democrazia sociale ed economica nei luoghi di lavoro, ma le cose non stanno proprio così.

La Legge, infatti, istituisce una sorta di binario parallelo a quello della contrattazione sindacale che, normalmente, avviene tra Rsu/Rsa e azienda, prevedendo la cooptazione di uno o più lavoratori nel Consiglio d’Amministrazione. Tale rappresentante sarà sottoposto a una serie di meccanismi di controllo e condividerà la responsabilità penale per le eventuali condotte illecite dei dirigenti d’azienda. Per come è concepita la Legge – che rimane appositamente vaga e poco prescrittiva, in termini di obblighi da osservare – c’è il rischio che la consultazione del CdA col rappresentante – o i rappresentanti – scelto dei lavoratori sostituisca la contrattazione concertativa, tanto cara ai sindacati confederali. Non per niente Cgil e Uil si lamentano, e perfino Ugl ha mosso qualche timida critica. La Cisl invece è stata la principale promotrice del provvedimento, che anche nella sua versione finale risulta abbastanza simile all’originaria Proposta di Legge d’Iniziativa Popolare presentata dal sindacato. Si abbandona la concertazione ma si entra nelle stanze del potere: Luigi Sbarra, ex Segretario Cisl, sostituirà Raffaele Fitto come nuovo Sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Sud.

Come se non bastasse vengono definiti alcuni parametri per la condivisione degli utili d’impresa con la forza-lavoro, specie quelli derivanti dai guadagni di produttività. Rimane, ovviamente, tutto facoltativo per le imprese, e altrettanto ovviamente lo Stato finanzierebbe l’operazione con la consueta dose di sgravi fiscali.

Un’altra nota dolente è rappresentata dalla liberalizzazione del pagamento dei lavoratori tramite azioni aziendali, in particolare dei premi di risultato.

Infine viene colpito il diritto d’informazione sindacale, ossia il diritto dei lavoratori a essere informati su scelte aziendali che abbiano ricadute sul proprio lavoro – quali l’adozione di nuove tecnologie, che tante ricadute hanno sul benessere e sui ritmi di lavoro personali –. Tale diritto viene riconosciuto e delimitato ad alcune specifiche sulla base dei Ccnl, ma anche qui il rischio è che nel corso degli anni la consultazione coi lavoratori cooptati negli organismi dirigenti, ai quali pure l’informazione viene concessa, vada gradualmente a sostituirsi a quello disciplinati nel Contratto. Insomma, un aspetto cruciale di questa Legge, tale da evidenziarne la sostanza antidemocratica, sta nell’assenza pressoché totale di disposizioni regolatorie dei rapporti fra rappresentanze sindacali e lavoratori cooptati negli organismi dirigenti. Si verifica, infatti, una sovrapposizione normativa fra Ccnl e rappresentanze sindacali, da un lato, e Legge e organismi “paritetici” dall’altro.

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