Contromosse russe all'espansione della NATO: l'Oreshnik cambia gli equilibri in Europa

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Contromosse russe all'espansione della NATO: l'Oreshnik cambia gli equilibri in Europa

Negli ultimi anni, la cooperazione tra Russia e Bielorussia ha raggiunto un livello di integrazione senza precedenti, ma gli sviluppi recenti segnano un ulteriore salto di qualità. L'accordo di garanzia di sicurezza firmato il 6 dicembre 2024 tra i presidenti Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko rappresenta una pietra miliare nella costruzione dello Stato dell'Unione, una struttura sovranazionale che consolida l'alleanza tra i due Paesi.

Unione militare e difesa comune

Il nuovo trattato prevede obblighi reciproci per la sicurezza, l'integrità territoriale e l'indipendenza di Russia e Bielorussia, con la possibilità di "attivare tutti i mezzi e le forze disponibili" in caso di minaccia esterna. Tra questi strumenti rientra anche il dispiegamento di armi nucleari tattiche russe in territorio bielorusso, una mossa che ha provocato reazioni di allarme tra le potenze occidentali.

Secondo Putin, l'accordo permetterà di garantire "la sicurezza di Russia e Bielorussia" e "creare condizioni per uno sviluppo pacifico e sostenibile". Lukashenko, dal canto suo, ha sottolineato che la firma del trattato sancisce "un livello di cooperazione strategica senza precedenti" tra i due Paesi, evidenziando l'importanza di evitare qualsiasi violazione della sovranità e dell'integrità territoriale.

A suscitare ulteriore attenzione è l'annuncio del possibile dispiegamento del sistema missilistico balistico di nuova generazione Oreshnik, che, secondo Putin, potrebbe essere installato in Bielorussia nella seconda metà del 2025. Questa decisione, dichiarano fonti militari bielorusse, rappresenta una risposta diretta al dispiegamento di missili USA a medio raggio in Germania e in altri Paesi europei.

Il missile Oreshnik: la nuova frontiera della dissuasione non nucleare

Il sistema Oreshnik, definito "senza eguali al mondo", segna una svolta nell'arsenale strategico russo. A differenza delle armi di distruzione di massa, il missile Oreshnik non utilizza testate nucleari, ma la sua precisione e la capacità di colpire obiettivi a velocità ipersoniche (Mach 10, quasi 3 km/s) gli conferiscono un potenziale distruttivo paragonabile a quello di un attacco nucleare.

Putin ha spiegato che, con l'uso congiunto di più sistemi Oreshnik, l'effetto d'urto è paragonabile a quello di una bomba nucleare, ma senza provocare contaminazione radioattiva. Questa caratteristica lo rende una "super-arma" ideale per la deterrenza, poiché permette di infliggere danni significativi senza violare i trattati internazionali sul controllo delle armi nucleari.

In termini operativi, la Bielorussia ha posto condizioni chiare: il posizionamento fisico degli Oreshnik sarà curato dai tecnici russi, ma l'identificazione degli obiettivi sarà decisa in modo autonomo dalla leadership politica e militare bielorussa. Questa precisazione riflette la volontà di Minsk di mantenere una certa autonomia strategica, evitando di essere percepita come una semplice "pedina" nella strategia russa.

Risposta a Stati Uniti e Germania

Il contesto in cui si inserisce il dispiegamento dell'Oreshnik è cruciale per comprenderne le implicazioni geopolitiche. La decisione USA di schierare missili a medio raggio in Germania e altre aree europee ha creato una reazione a catena. Secondo il generale bielorusso Sergey Lagodyuk, il posizionamento dell'Oreshnik in Bielorussia rappresenta una risposta diretta a questa mossa occidentale.

Washington e Berlino, con il dispiegamento dei missili statunitensi, mirano a rafforzare il "fronte est" della NATO, avvicinando ulteriormente le capacità militari occidentali ai confini della Russia e della Bielorussia. In risposta, la creazione di una "zona cuscinetto" bielorussa, rafforzata dal sistema Oreshnik, segnala la volontà di Mosca e Minsk di alzare i costi di qualsiasi ipotetica aggressione.

Questa dinamica rientra nella logica della deterrenza reciproca: se l’Occidente si avvicina ai confini russi, la Russia rafforza la propria proiezione militare a ovest. Il risultato è una militarizzazione dell’Europa orientale, con la Bielorussia che gioca un ruolo cruciale come avamposto strategico.

Integrazione economica e militare: l’Unione avanza

Oltre all’aspetto militare, la riunione del Consiglio Supremo dello Stato dell'Unione ha portato anche a significativi progressi nell'integrazione economica. Putin e Lukashenko hanno firmato un accordo per la creazione di un mercato comune dell'energia elettrica, un passo verso l'integrazione economica delle due economie.

Questa mossa rappresenta una sfida agli sforzi occidentali di isolare la Russia e la Bielorussia attraverso sanzioni economiche. Creando un mercato comune dell'energia, Mosca e Minsk riducono la loro dipendenza dai mercati occidentali e rafforzano l’autosufficienza dell’Unione. Tale processo di "de-occidentalizzazione" economica è un tassello fondamentale nella strategia antimperialista promossa da Mosca e come efficace risposta alle sanzioni.

L’integrazione economica e militare, inoltre, aumenta la resistenza dell’Unione rispetto agli shock esterni. Mentre l’Occidente cerca di strangolare economicamente la Russia con sanzioni, Mosca si lega sempre di più a partner fidati come la Bielorussia, garantendo al contempo la difesa comune con strumenti di deterrenza avanzata come l’Oreshnik.

Nuova architettura di sicurezza eurasiatica

L'accordo di sicurezza tra Russia e Bielorussia rappresenta una sfida aperta all'ordine imposto dall'Occidente. Con il dispiegamento dell'Oreshnik, la militarizzazione delle frontiere esterne dell'Unione si rafforza, creando una nuova architettura di sicurezza regionale.

Questo non è solo un confronto militare, ma anche una battaglia geopolitica sul futuro dell'Eurasia. L'integrazione militare e economica tra Russia e Bielorussia pone le basi per un ordine multipolare, dove le regole del gioco non sono più scritte solo da Washington e Bruxelles.

L’approccio antimperialista di Mosca si manifesta nell’affermazione del diritto alla sicurezza e alla sovranità degli Stati non allineati all’Occidente. L'Oreshnik diventa così non solo uno strumento di deterrenza, ma anche un simbolo di indipendenza strategica.

Se l’Occidente punta a circondare la Russia con basi militari e missili a medio raggio, Mosca risponde con una strategia di contenimento attivo, trasformando la Bielorussia nel bastione avanzato della sicurezza eurasiatica. Non si tratta solo di missili, ma di una più ampia visione del mondo multipolare, in cui i Paesi rifiutano di essere subordinati a un unico centro di potere.

La sfida è aperta, e l’Oreshnik è solo il primo atto di un nuovo equilibrio di potere globale.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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