Contro l’offensiva della Turchia in Siria, i curdi mendicano l’aiuto di Assad

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Mercoledì scorso, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato l'inizio di un'altra nuova offensiva militare nel nord della Siria, con il pretesto di combattere contro le milizie curdo-siriane, che considera terroristi, come parte della sua intenzione di creare una zona sicura di 30 chilometri nel territorio siriano.

In Siria, la Turchia ha svolto diverse operazioni militari dal 2016 e attualmente controlla un tratto di territorio siriano lungo il confine che condivide con il paese levantino, nonostante Damasco richieda l'immediata partenza delle truppe turche dalla Siria.

Questo annuncio di Erdogan sembra differente dalle altre operazioni. Non si esclude che possa essere una manovra per far pressione sugli alleati della NATO per evitare l’ingresso nell’organizzazione di Svezia e Finlandia, accusate da Ankara di ospitare esponenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, PKK, considerati terroristi in Turchia.

Intanto, Il consiglio militare delle cosiddette forze democratiche siriane (SDF), una milizia curda che ha il sostegno degli Stati Uniti e che con Washington saccheggia il grano e il petrolio della Siria ha dichiarato, ieri, che si rivolgerà al governo siriano per chiedere supporto, se la Turchia andrà avanti con la sua minaccia di lanciare una nuova offensiva nel paese levantino.

Le SDF hanno tenuto una riunione straordinaria a cui hanno partecipato i leader del consiglio militare e delle fazioni "per discutere gli ultimi sviluppi nelle regioni settentrionali e orientali della Siria a seguito delle minacce turche di una possibile invasione".

I curdi sono pronti a coordinarsi con il governo siriano per proteggere il territorio siriano da qualsiasi occupazione e respingere possibili attacchi della Turchia, la cui intenzione è dividere la Siria, si legge nel testo.

Tra l’altro, nel comunicato, si avverte che si deve affrontare "l'impatto dell'invasione turca" nella lotta contro il gruppo terroristico ISIS-Daesh, dato che è aumentato il pericolo che possa trarre beneficio dalle circostanze di questo conflitto.

Quale sarà la risposta di Damasco?

Non bisogna essere dei maghi o grandi analisti per capire quale sarà la risposta del governo siriano. Damasco pretenderà, giustamente, che le milizie curde passino il controllo delle aree che occupano per conto di Washington prima di mettersi in prima linea contro un’operazione contro la Turchia.

Tale richiesta, in alcune zone del nord est della Siria è stata anche accolta dai curdi in passato, non sarebbe nuova, e rappresenterebbe un’altra occasione, per un confronto serio con Damasco, fuori dalle ingerenze statunitensi per dare stabilità e riportare le risorse quali grano e petrolio a disposizione di tutti i siriani.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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