Chiudere le basi militari USA in Asia

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Chiudere le basi militari USA in Asia

di Jeffrey Sachs - Other News

Il presidente Donald Trump si lamenta nuovamente a gran voce che le basi militari statunitensi in Asia siano troppo costose per gli Stati Uniti. Nell'ambito del nuovo ciclo di negoziati tariffari con Giappone e Corea del Sud, Trump sta chiedendo a questi paesi di pagare per il mantenimento delle truppe USA. Ecco un'idea molto migliore: chiudere le basi e riportare i militari negli Stati Uniti.  

Trump lascia intendere che gli Stati Uniti stiano fornendo un grande servizio a Giappone e Corea del Sud stazionando 50.000 soldati in Giappone e quasi 30.000 in Corea del Sud. Tuttavia, questi paesi non hanno bisogno che gli Stati Uniti li difendano. Sono nazioni ricche e sicuramente possono provvedere alla propria difesa. Ancora più importante, la diplomazia può garantire la pace nel nord-est asiatico in modo molto più efficace e a un costo decisamente inferiore rispetto alla presenza militare statunitense.  

Gli Stati Uniti si comportano come se il Giappone avesse bisogno di protezione dalla Cina. Diamo un'occhiata alla storia. Negli ultimi 1.000 anni, periodo in cui la Cina è stata la potenza dominante nella regione per tutti tranne gli ultimi 150 anni, quante volte ha cercato di invadere il Giappone? Se hai risposto zero, hai ragione. La Cina non ha mai tentato di invadere il Giappone neanche una volta.  

Si potrebbe obiettare citando i due tentativi del 1274 e del 1281, circa 750 anni fa. È vero che, quando i Mongoli governarono temporaneamente la Cina tra il 1271 e il 1368, inviarono due volte flotte per invadere il Giappone, e in entrambe le occasioni furono sconfitti da una combinazione di tifoni (noti nella tradizione giapponese come i venti Kamikaze) e dalle difese costiere giapponesi.  

Il Giappone, invece, ha più volte cercato di attaccare o conquistare la Cina. Nel 1592, il leader militare giapponese arrogante ed erratico Toyotomi Hideyoshi lanciò un'invasione della Corea con l'obiettivo di conquistare la Cina Ming. Non arrivò lontano, morendo nel 1598 senza aver nemmeno sottomesso la Corea. Nel 1894/95, il Giappone invase e sconfisse la Cina nella guerra sino-giapponese, trasformando Taiwan in una colonia giapponese. Nel 1931, il Giappone invase la Cina nord-orientale (Manciuria) e creò la colonia giapponese di Manchukuo. Nel 1937, il Giappone invase la Cina, dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale nella regione del Pacifico.  

Nessuno oggi pensa che il Giappone stia per invadere la Cina, e non c'è alcuna ragione storica o logica per credere che la Cina voglia invadere il Giappone. Il Giappone non ha bisogno delle basi militari USA per proteggersi dalla Cina.  

Lo stesso discorso vale per la Corea. Negli ultimi 1.000 anni, la Cina non ha mai invaso la Corea, salvo un'unica eccezione: quando gli Stati Uniti minacciarono la Cina. La Cina entrò in guerra alla fine del 1950 a fianco della Corea del Nord per combattere le truppe statunitensi che avanzavano verso il confine cinese. A quel tempo, il generale statunitense Douglas MacArthur raccomandò imprudentemente di attaccare la Cina con bombe atomiche e propose di sostenere le forze nazionaliste cinesi, allora basate a Taiwan, affinché invadessero la Cina continentale. Il presidente Harry Truman, per fortuna, respinse le proposte di MacArthur.  

La Corea del Sud ha bisogno di deterrenza contro la Corea del Nord, certo, ma sarebbe molto più efficace e credibile attraverso un sistema di sicurezza regionale che coinvolga Cina, Giappone, Russia, Corea del Nord e Corea del Sud, piuttosto che con la presenza degli Stati Uniti, che hanno spesso contribuito ad alimentare l'arsenale nucleare nordcoreano e il rafforzamento militare, anziché ridurlo.

In realtà, le basi militari statunitensi in Asia orientale servono più alla proiezione di potere degli Stati Uniti che alla difesa di Giappone o Corea. Ecco un altro valido motivo per eliminarle. Sebbene gli Stati Uniti sostengano che le loro basi in Asia orientale siano difensive, Cina e Corea del Nord le considerano una minaccia diretta, poiché creano la possibilità di un attacco preventivo e riducono pericolosamente i tempi di reazione a una provocazione nordamericana o a un malinteso. La Russia ha contestato con forza la presenza della NATO in Ucraina per gli stessi giustificabili motivi. La NATO ha spesso partecipato a operazioni di regime change sostenute dagli Stati Uniti e ha posizionato sistemi missilistici pericolosamente vicini alla Russia. Come la Russia temeva, la NATO è attivamente coinvolta nella guerra in Ucraina, fornendo armamenti, strategia, intelligence e persino supporto per gli attacchi missilistici in profondità nel territorio russo.  

Trump è attualmente ossessionato da due piccoli impianti portuali di Panama di proprietà di una compagnia di Hong Kong, sostenendo che la Cina minacci la sicurezza USA e chiedendo che le strutture siano vendute a un acquirente statunitense. Gli Stati Uniti, invece, circondano la Cina non con due piccoli porti, ma con importanti basi militari in Giappone, Corea del Sud, Guam, Filippine e nell’Oceano Indiano vicino alle rotte marittime internazionali cinesi.  

La migliore strategia per le superpotenze è rispettare i confini reciproci. Cina e Russia non dovrebbero aprire basi militari nell'emisfero occidentale. L'ultima volta che questo fu tentato, quando l'Unione Sovietica posizionò armi nucleari a Cuba nel 1962, il mondo rischiò l'annientamento nucleare. Né Cina né Russia mostrano oggi alcuna intenzione di farlo, nonostante le provocazioni USA nell’installare basi nei loro dintorni.  

Trump sta cercando modi per risparmiare denaro, il che è un'ottima idea considerando che il bilancio federale degli Stati Uniti sta perdendo 2 trilioni di dollari all'anno, oltre il 6% del PIL americano. Chiudere le basi militari all'estero sarebbe un eccellente punto di partenza.  

Trump sembrava inizialmente inclinato a questa opzione, ma i Repubblicani del Congresso hanno chiesto aumenti, non riduzioni, della spesa militare. Eppure, con circa 750 basi militari USA in 80 paesi, è giunto il momento di chiuderle, risparmiare denaro e tornare alla diplomazia. Costringere i paesi ospitanti a pagare per qualcosa che non è utile né a loro né agli Stati Uniti rappresenta una perdita di tempo, risorse e capitale diplomatico.  

Gli Stati Uniti dovrebbero proporre un accordo di base con Cina, Russia e altre potenze: “Voi tenete le vostre basi militari fuori dal nostro territorio e noi terremo le nostre fuori dal vostro”. La reciprocità tra le principali potenze potrebbe far risparmiare trilioni di dollari in spese militari nel prossimo decennio e, più importante ancora, allontanare il mondo dal rischio di una catastrofe nucleare.  

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

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