Chi dice no all'euro in Bulgaria: "L’attuale sistema è sempre meno democratico"

1535
Chi dice no all'euro in Bulgaria: "L’attuale sistema è sempre meno democratico"


di Leonardo Sinigaglia per l'AntiDiplomatico


Come potrà ricordare chiunque abbia assistito in prima persona al passaggio dalla Lira all’Euro, l’introduzione della moneta unitaria era stata accompagnata da una martellante campagna propagandistica volta a presentarla come una scelta naturale, obbligata e soprattutto benefica. Nelle parole dell’allora presidente del consiglio Romano Prodi, l’euro avrebbe fatto “lavorare un giorno in meno guadagnando come se si lavorasse un giorno in più”. Poche voci dissenzienti si alzarono all’epoca, e la grande maggioranza della popolazione poté rendersi conto dell’errore solo quando l’aumento vertiginoso del costo della vita e l’impossibilità per lo Stato di varare autonome politiche monetarie iniziarono a portare a un deterioramento sempre più marcato delle condizioni di vita.

Secondo dati raccolti da Statista, negli ultimi quindici anni la grande maggioranza della popolazione italiana ha mantenuto stabilmente una valutazione negativa del ruolo dell’Euro[1]. A discapito di ciò, nessuna forza parlamentare ha mai messo in discussione l’eterodirezione dell’economia italiana da parte di Bruxelles. Nella “democrazia europea” la volontà della popolazione conta unicamente quando converge con gli interessi dell’oligarchia finanziaria. Il progetto europeo, nato e sostenuto dagli USA, si è impossessato del nostro paese, sostenuto da funzionari amministrativi, politici, accademici, giornalisti e figure pubbliche di vario tipo. Un “passo indietro” non è solo semplicemente inconcepibile all’interno dell’attuale orizzonte istituzionale: è impossibile.

La battaglia per la riconquista dell’indipendenza e della sovranità democratica è quindi molto dura, soprattutto perché non è stata combattuta quando politiche come l’ingresso nell’eurozona dovevano ancora diventare esecutive. In Bulgaria questo lo hanno capito, e nel paese da mesi va avanti una durissima lotta contro chi vorrebbe, senza il consenso della popolazione, costringere all’adozione dell’euro.

La classe dirigente bulgara, creata grazie al sostegno di capitali, consiglieri e ONG occidentali al pari di quelle di ogni altro paese che ha subito il crollo del socialismo reale, da anni tenta di ottenere l’ingresso nell’euro, portando avanti le politiche di “aggiustamento economico” che noi italiani abbiamo compreso essere sinonimo di deflazione anti-popolare e distruzione dei diritti sociali. A partire dall’ingresso della Bulgaria nell’UE nel 2005, la sostituzione del Lev bulgaro con l’Euro è stata una prospettiva portata avanti trasversalmente da tutti i governi che si sono succeduti negli anni. Una prima data per l’adozione dell’euro sarebbe dovuta essere stata il primo gennaio 2024. Durante tutto il 2023 nel paese ci fu un’intensa campagna contro la moneta unica, con una petizione per l’indizione di un referendum sul tema promossa dal partito V?zraždane, ‘Rinascita’, che raccolse le firme del 12% della popolazione del paese, e che venne respinta dal Parlamento. La proposta di referendum venne sostenuta anche da altre formazioni “populiste” e d’area comunista.

A causa del mancato raggiungimento dei parametri richiesti da Bruxelles, la data per l’ingresso nell’euro dovette essere posticipata al primo gennaio 2025, mentre il malcontento provocato dalla manifesta violazione della volontà della maggior parte dei bulgari porto V?zraždane a crescere fino a diventare il terzo partito alle elezioni del 2024. Le difficoltà connesse al “contenimento dell’inflazione” hanno portato durante l’anno scorso a rimandare più volte l’adozione dell’euro, che ad oggi sembra essere fissato per l’inizio del 2026.

L’ingresso nell’eurozona è sostenuto non solo dai partiti di governo come ‘Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria’ e ‘Unione delle forze democratiche’, ma anche da una fitta rete mediatica e associativa che diffonde capillarmente propaganda filo-occidentale dalle scuole alle televisioni, passando per le reti sociali. Come dichiarato da un rappresentante del Movimento ‘23 settembre’, un’organizzazione marxista-leninista bulgara, durante un incontro internazionale nel 2023, “Negli ultimi 34 anni, l'ambasciata statunitense ha assunto un ruolo di primo piano nella vita politica interna del Paese. L'ambasciatore degli Stati Uniti è la principale figura politica in Bulgaria. Anche la formazione dell'attuale governo bulgaro è un fatto avvenuto soprattutto grazie alla sua influenza sui principali partiti politici. Negli anni passati ciò avveniva sotto mentite spoglie e si cercava di negare questo impatto. Oggi le maschere stanno cadendo e la pressione dell'ambasciata americana viene resa palese e anche i politici filoamericani lo ammettono[2].

Ciononostante, l’opinione dei cittadini bulgari è rimasta fermamente contraria all’ingresso nell’euro. Come mostrano i dati raccolti dall’agenzia bulgara Myara, il 57,1% dei cittadini è contraria “in principio” all’adozione dell’euro, mentre solo il 39% si esprimerebbe a favore[3]. Questo dissenso ha recentemente invaso le piazze, con l’assalto agli uffici dell’Unione Europea a Sofia promosso dai militanti di V?zraždane e di altre organizzazioni patriottiche. Un vero e proprio atto di autodifesa del popolo bulgaro che è costato l’arresto almeno a quattro attivisti, di cui ora il movimento euroscettico chiede la liberazione.

La proposta di un referendum per lasciare che sia il popolo a decidere sul tema dell’integrazione monetaria europea, nonostante sia stata rigettata anche dalla Corte costituzionale bulgara, continua ad essere portata avanti dalle forze patriottiche del paese. L’iniziativa del referendum è promossa da un coordinamento di rappresentanti di sette diverse organizzazioni, tra cui V?zraždane e il Movimento 23 Settembre, attivo in prima fila nelle recenti proteste.

 

Stefan Petrov, portavoce del Movimento, così presenta la sua organizzazione:

 

Siamo un gruppo di marxisti-leninisti. Portiamo avanti diverse attività contro l’imperialismo e la dominazione coloniale del nostro paese iniziata con la restaurazione del capitalismo. Sviluppiamo il nostro progetto in una situazione inedita, perché per la prima volta nella Storia si cerca di creare un’organizzazione comunista in una società ex-socialista. Non è per nulla facile. E’ molto importante analizzare le ragioni del collasso del sistema socialista nell’Europa orientale e nell’URSS. Per questo organizziamo gruppi di studio per intensificare la nostra attività teorica e sviluppare la teoria marxista. La nostra organizzazione è nata nel 1999 durante le proteste contro l’aggressione alla Jugoslavia, durante la quale il governo bulgaro permise l’utilizzo dello spazio aereo nazionale all’aviazione militare USA. Il nome ‘23 settembre’ è stato scelto per ricordare la rivolta del 1923 contro il governo fascista in Bulgaria, che prese il potere con un golpe nel giugno dello stesso anno. Queste evento si considera come la prima rivolta armata organizzata contro il fascismo in Europa. Questa data è per noi un simbolo della lotta per la libertà e la giustizia”.

 

Riguardo ai progetti d’ingresso nell’eurozona e alle recenti manifestazione, Petrov ha riaffermato la linea della sua organizzazione, a difesa dell’indipendenza nazionale e della sovranità democratica del popolo bulgaro:

La nostra organizzazione è sempre stata contraria all’ingresso della Bulgaria nella eurozona. Abbiamo partecipato attivamente alla raccolta delle firme per il referendum. Riteniamo legittime tutte le forme di protesta contro l’ingiustizia che sta vivendo il nostro paese. Chiamiamo alla solidarietà con gli arrestati e la loro immediata liberazione. Le accuse contro di loro sono chiaramente inventate. L’attuale sistema è sempre meno democratico, e nega ormai gli stessi principi della democrazia borghese. Ovviamente, questa situazione riguarda una repressione politica sempre più aperta. Insistiamo affinché la voce del popolo e di coloro che hanno sottoscritto il referendum venga ascoltata. Ben il 12% della popolazione ha firmato affinché si tenesse il referendum per evitare l’ingresso nella zona euro!”.

 

[1] https://www.statista.com/statistics/781634/satisfaction-with-the-euro-currency-in-italy/

[2] https://septemvri23.com/popular-discontent-and-fascist-tendencies-in-bulgaria-in-the-conditions-of-imperialist-domination/

[3] https://myara.bg/en/public-anxiety-about-euro-adoption-1284/

Leonardo Sinigaglia

Leonardo Sinigaglia

Nato a Genova il 24 maggio 1999, si è laureato in Storia all'università della stessa città nel 2022. Militante politico, ha partecipato e collaborato a numerose iniziative sia a livello cittadino che nazionale.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Trump-Zelensky, leggere la realtà di Marco Bonsanto Trump-Zelensky, leggere la realtà

Trump-Zelensky, leggere la realtà

Europa (e NATO) all'anno zero di Giuseppe Masala Europa (e NATO) all'anno zero

Europa (e NATO) all'anno zero

Dove eravate quando Schauble umiliava la Grecia? di Paolo Desogus Dove eravate quando Schauble umiliava la Grecia?

Dove eravate quando Schauble umiliava la Grecia?

Trump, la UE e il grande affare sulla pelle dei migranti di Geraldina Colotti Trump, la UE e il grande affare sulla pelle dei migranti

Trump, la UE e il grande affare sulla pelle dei migranti

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La deriva di un continente in guerra di Giuseppe Giannini La deriva di un continente in guerra

La deriva di un continente in guerra

Un quesito (che ci riguarda) sui fatti in Romania di Antonio Di Siena Un quesito (che ci riguarda) sui fatti in Romania

Un quesito (che ci riguarda) sui fatti in Romania

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Il 15 marzo alla larga dai "NO PAX" di Giorgio Cremaschi Il 15 marzo alla larga dai "NO PAX"

Il 15 marzo alla larga dai "NO PAX"

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti