Andrea Zhok - Quelle sottili linee rosse...

10762
Andrea Zhok - Quelle sottili linee rosse...



di Andrea Zhok*



In questi giorni si è molto discusso del "permesso" fornito dal segretario di Stato americano Antony Blinken di utilizzare i missili ATACAMS sul territorio russo. La notizia però spesso è riportata in modo scorretto, come se la questione fosse il permesso di colpire il territorio russo. Ovviamente se la questione fosse questa, sarebbe una non-notizia, visto che il territorio russo viene colpito regolarmente da più di un anno, soprattutto con droni.

Per capire la portata della notizia bisogna andare a vedere il recente commento di Putin, che ha ricordato come, diversamente dai droni, per utilizzare i missili ad alta precisione ATACAMS (1320 kg, fino a 300 km di portata) c'è bisogno dei sistemi di puntamento GPS della NATO e di personale a terra, sempre della NATO. Per l'ennesima volta Putin ha affermato che questa è una linea rossa, che definisce la partecipazione diretta della NATO alla guerra.

Ora, è opportuno riflettere un momento sulla questione delle "linee rosse".

Molti strateghi da salotto romano hanno deriso nell'ultimo anno le minacce di Putin e il fatto di non aver mai risposto all'altezza del proprio pieno potenziale al continuo superamento delle "linee rosse". Questa mancata risposta è presentata come un segno di debolezza da parte di Putin.

E' opportuno ricordare che il tema delle "linee rosse" da non superare è precisamente all'origine della cosiddetta "Operazione Speciale", cioè della guerra in corso, che dipende dalla reiterata sfida da parte della Nato rispetto alle "linee rosse" relative prima alla non espansione ad est della Nato e poi alla non neutralità ucraina.

Di fatto il modo migliore per comprendere il confronto in corso è vederlo all'insegna di una sfida nei confronti della Russia, una provocazione permanente il cui senso principale è quello di ribadire la subordinazione degli anni di Eltsin, indebolendo ogni pretesa della Russia di ritornare ad essere un giocatore globale.

Ogni linea rossa violata senza reazione viene vissuta, e presentata, come debolezza del regime, che sarebbe effettivamente una tigre di carta. E questo gioco produce i suoi effetti reali all'interno della Russia, la cui questione originaria è la capacità di esistere unitariamente come l'enorme paese multietnico che è. Ogni segno di debolezza del potere centrale (questo sin dai tempi dell'impero zarista) apre la strada a possibili movimenti centrifughi all'interno del paese.

Dal colpo di stato del 2014, all'oppressione delle minoranze russofone del Donbass, al rifiuto di mantenere la neutralità ucraina, alla sequela di "linee rosse" militari violate durante la guerra, l'intero processo può essere letto unitariamente nell'ottica della provocazione.

Ma qual è il senso di queste provocazioni? Si tratta, come dicevamo, di azioni volte a segnalare una debolezza del regime, invitando con ciò sfide interne al potere centrale (quella di Prigozhin ne è stata un esempio).

In una prima fase questo processo non ha condotto per l'Occidente (cioè per gli USA) agli esiti sperati. L'idea era chiara: una volta che Putin abbocca alla sfida, e invade l'Ucraina, noi, avendo preparato con standard Nato l'esercito ucraino per 8 anni, dimostreremo che si tratta di una tigre di carta; le sanzioni economiche occidentali strangoleranno l'economia russa; la forbice tra la debacle militare e quella economica metterà alle corde il regime, producendo rivolte interne e un crollo sistemico.

Come noto questo scenario non si è verificato.

Sul piano militare l'operazione si è incistata in una guerra di posizione, una guerra d'attrito. Sul piano economico, grazie soprattutto al sostegno della Cina, la Russia è riuscita ad assorbire l'urto iniziale, ritrovando un nuovo assetto di esportazioni delle materie prime. Una volta superata quella prima difficile fase, la Russia è entrata in una fase nuova, svincolata dai vecchi patti con l'Europa e riorientata verso il bacino asiatico.

Ora la situazione militare in Ucraina è critica per le forze occidentali. L'avventura di Kursk, con l'invasione del territorio russo, è stata l'ennesima linea rossa violata, con il solo significato di produrre un danno d'immagine al regime, essendo sul piano militare strategicamente insensata.

Nella zona centrale del fronte l'esercito russo è oramai arrivato alla terza e ultima linea difensiva, superata la quale non esistono più linee fortificate. Il tracollo ucraino sembra questione di pochi mesi, probabilmente destinato ad avvenire nella prossima primavera.
 
Di fronte a questo scenario l'intera classe dirigente occidentale, cioè il complesso militare-industriale americano e i suoi garzoni di bottega europei, non conoscono piani B. Questo sembra paradossale, perché la politica internazionale, da che mondo è mondo, è fatta di piani B e C e D, è fatta di alternative tattiche e strategiche. Ma questa situazione è diversa, perché qui chi comanda e chi rischia sono soggetti diversi.

Chi comanda, gli USA, possono permettersi di violare qualsiasi linea rossa in sostanziale impunità: sanno che Putin non è affatto un pazzo che vuole la distruzione planetaria e dunque non lancerà un attacco diretto su suolo americano.

Chi obbedisce, l'Europa, ha già devastato il proprio sistema produttivo ed è in prima linea per subire attacchi mirati, anche nucleari (ricordiamo che, nella dottrina bellica attuale, l'utilizzo di atomiche tattiche conta come guerra ordinaria, e non come avvio di una guerra nucleare.)

In sostanza, gli USA spingono alla violazione di tutte le linee rosse, perché dispongono di due potenti "buffer zone" sacrificabili: prima l'Ucraina, già spacciata, e poi l'Europa.

Nel momento in cui Putin decidesse di rispondere finalmente all'altezza delle minacce alla violazione dell'ennesima linea rossa, mettendo in campo la propria superiorità nucleare, lo si potrebbe presentare una volta di più come una minaccia esistenziale con cui non si può venire a compromessi.

E nel momento in cui venisse coinvolto il territorio Nato potrebbe scattare l'articolo 5 dell'Alleanza, in una guerra diretta il cui fronte saremmo noi. Come ricordavo un tempo ai beoti che gioivano per il fatto di essere sotto l'ombrello difensivo della Nato, la realtà è che noi non siamo SOTTO l'ombrello della Nato, noi SIAMO quell'ombrello, il primo a prendersi la pioggia.

Dunque eccoci alla vigilia dell'ennesima violazione di linea rossa. La nostra sola speranza è che, una volta ancora, le Wunderwaffen della Nato non siano in grado di produrre danni troppo rilevanti, consentendo a Putin di mantenere un basso profilo, tenendo a bada le spinte interne dei "falchi".

Se, invece, malauguratamente, gli ATACAMS dovessero produrre danni tali da smuovere significativamente l'opinione pubblica russa, non possiamo avere illusioni su quale sarà il passo successivo.

*Post Facebook del 13 settembre 2024

Andrea Zhok

Andrea Zhok

Professore di Filosofia Morale all'Università di Milano

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri di Loretta Napoleoni La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La silenziosa disfatta dell'industria militare francese di Giuseppe Masala La silenziosa disfatta dell'industria militare francese

La silenziosa disfatta dell'industria militare francese

L'impegno della Cina per la pace e lo sviluppo del mondo   Una finestra aperta L'impegno della Cina per la pace e lo sviluppo del mondo

L'impegno della Cina per la pace e lo sviluppo del mondo

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google di Francesco Santoianni I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America? di Raffaella Milandri Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Papa "americano"? di Francesco Erspamer  Papa "americano"?

Papa "americano"?

Il 25 aprile e la sovranità di Paolo Desogus Il 25 aprile e la sovranità

Il 25 aprile e la sovranità

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi di Geraldina Colotti Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Lavoro e vita di Giuseppe Giannini Lavoro e vita

Lavoro e vita

La Festa ai Lavoratori di Gilberto Trombetta La Festa ai Lavoratori

La Festa ai Lavoratori

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace di Michelangelo Severgnini Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti