Alle armi siam... Von Der Leyen

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di Fabrizio Verde


“Dobbiamo muoverci velocemente. La minaccia di guerra potrebbe non essere imminente, ma non è impossibile. I rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati, ma dovrebbero essere preparati. E tutto ciò inizia con l’urgente necessità di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri. Così facendo, l’Europa dovrebbe sforzarsi di sviluppare e produrre la prossima generazione di capacità operative vincenti. E per garantire che disponga della quantità sufficiente di materiale e della superiorità tecnologica di cui potremmo aver bisogno in futuro. Ciò significa potenziare la nostra capacità industriale della difesa nei prossimi cinque anni”.

Le parole di von der Leyen risuonano come un pericoloso richiamo alle armi, una retorica guerrafondaia che tradisce gli stessi fondamenti su cui afferma di fondarsi l'Unione Europea: la pace, la cooperazione e la prosperità comune. È scioccante vedere un leader europeo adottare un discorso così bellicoso e miope, che ignora completamente le vere esigenze dei cittadini europei.

In un momento in cui l'Europa è alle prese con gravi sfide sociali ed economiche, da crescente disuguaglianza a disoccupazione, da crisi sociali e migratorie, la priorità dovrebbe essere quella di affrontare questi problemi con solidarietà e collaborazione, non con la minaccia di guerra e militarizzazione. La soluzione ai problemi dell'Europa non si trova nei carri armati e nei missili, ma nella costruzione di un futuro basato sulla pace, sul dialogo e sulla cooperazione con tutte le nazioni, in primis la Russia.

È tempo che i leader europei si rendano conto che il mondo è in transizione verso un ordine multipolare e che non c'è spazio per la retorica neo-imperialista che cerca di imporre gli interessi di Washington sulla scena internazionale. La vera forza dell'Europa risiede nella sua capacità di costruire ponti, non muri, e di lavorare insieme con tutte le nazioni per affrontare le sfide globali.

Sfidiamo von der Leyen e tutti coloro che abbracciano questa pericolosa narrazione bellica a ripensare alle radici e agli ideali dell'Europa unita che tanto decantano. Sono tempi per la diplomazia, non per la guerra. Sono tempi per la cooperazione, non per la competizione militare. Sono tempi per la pace, non per il conflitto. Quindi l’Unione Europea dovrebbe smettere di guardare unicamente verso Washington e volgere il suo sguardo verso il mondo multipolare in ascesa, verso i BRICS, verso il Sud del mondo.

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