Alberto Bradanini - "Contro le due destre"

In occasione dell’uscita del libro “Contro le due Destre” (Futura ed., 2025)

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Alberto Bradanini - "Contro le due destre"

 

di Alberto Bradanini[i]

13 ottobre 2025

 

Prima di entrare nel merito dei temi che concernono l’estrema ipotesi di essere chiamati a modellare una diversa politica estera per il paese, occorre procedere a un’operazione preliminare, decolonizzare la mente dalla macchina della menzogna che inquina la vita pubblica, nazionale e internazionale in ogni dove.

Una volta disintossicati, si può quindi percepire il disvelamento della struttura di potere, tra chi vive nel privilegio e chi arranca per sopravvivere, e provare a ricostruire la prospettiva di un mondo diverso.

Non potendo sopprimere del tutto la verità, chi siede in cima alla piramide cerca di soffocarla in un mare di menzogne, affinché il popolo non distingua più l’una dall’altra, e dunque nemmeno il bene dal male. Di quel popolo, poi, si può fare quel che si vuole.

Ma andiamo con ordine, l’impero in declino si scopre angosciato davanti all’emersione del Sud Globale, uscito finalmente dal letargo secolare nel quale era stato relegato da colonialismo e neocolonialismo, disponendo oggi di forza politica ed economica, e massa critica, per rivendicare sovranità e libertà di scelte in rappresentanza della stragrande maggioranza della popolazione del mondo (i Brics e la Sco sono entrambe guidate da Cina, Russia e India).

Alla luce della deriva politica, economica ed etica, l’Italia, ormai una nazione in via di sottosviluppo, proprio a quel mondo dovrebbe guardare, per scuotersi dalla condizione di vassallo di un impero (gli Stati Uniti) posseduto da una plutocrazia che pretende di dominare un pianeta di 8 mld di persone per conto del 4,1% della popolazione mondiale (in realtà – come sappiamo - nell’interesse dello 0,1%).

Il nostro Paese più che una colonia è invero un protettorato americano. Diversamente dalla prima, amministrata da un governatore nominato, il protettorato è furbescamente governato da una classe locale incaricata di fare gli interessi del colonizzatore, non quelli del popolo che rappresenta. Un colonizzatore che da decenni occupa la Penisola con decine di testate nucleari e centinaia di siti militari per servire la sua patologia di dominio.

A prova di ciò, il nostro Paese ha partecipato a conflitti altrui in Iraq, Libia, Serbia, Afganistan e via dicendo, quali maggiordomi di un Impero guidato da un anziano signore (affetto da un mostruoso narcisismo), che nel suo paese ha cancellato persino quelle barriere divisorie tra i poteri che nel cosiddetto mondo libero qualificavano fino a poco fa le cosiddette democrazie.

Quel medesimo signore ci impone ora di spendere il 5% del nostro prodotto annuale per arricchire i venditori di morte (dal marzo 2022, il valore di borsa della tedesca Rehinmetall è cresciuto di ben 20 volte). Dovremmo così dissanguarci contro un nemico inesistente, rischiando l’olocausto nucleare, per difendere un paese governato da un’oligarchia neonazista, corrotta e teleguidata, a tutto sensibile meno che alla vita del suo stesso popolo. Una montagna di follie. Se i popoli si lasciano stordire da TV e smartphone le nostre classi dirigenti - servili e pericolose come mai – continuano a obbedire a tali ordini scellerati in cambio di carriere, onori e denari.

Ora, l’eterno quesito: Che fare? Programma immenso beninteso … in sintesi estrema, se la lunga marcia inizia dal primo passo, questo passo si chiama sovranità. Senza di essa l’Italia è destinata al crepuscolo storico, culturale, economico e demografico. Sin dal Cinquecento, il nostro Machiavelli affermava che per dirsi sovrano un paese: a) non deve aver soldati di un altro paese sul suo territorio; b) deve essere padrone della sua moneta.

Se mai emergessero condizioni propizie, occorrerebbe liberarsi dei due livelli di subordinazione dei quali siamo prigionieri:

  1. a) il primo è quello politico-militare nei riguardi dell’impero americano, che, come detto, ci occupa da 80 anni con 120 basi militari e 90 testate nucleari;

 

  1. b) il secondo è finanziario/monetario, che da decenni estrae lavoro e benessere dal nostro paese a beneficio delle oligarchie nordeuropee, a loro volta tributarie di Wall Street e della City di Londra, obbligandoci a inchinarci al dominio dei mercati.

Se qualcuno ha in mente la fantomatica Federazione Europea, ebbene è ben chiaro che si tratta di un fuoco fatuo, acceso ad intermittenza, ad uso e consumo di popoli sprovveduti, in specie quello italiano.

Tale Federazione non vedrà mai la luce in assenza del sottostante, vale a dire il popolo europeo. I popoli non si creano a tavolino, essendo essi il frutto della storia, stessa religione, battaglie perse o vinte, lingua comune, sensibilità e via dicendo. Solo tale amalgama è in grado di generare la solidarietà, principio cardine per accettare il trasferimento di ricchezza tra regioni ricche e regioni arretrate, come in Italia. Nulla di tutto ciò è immaginabile in Europa (e le ragioni sono intuitive).

Senza solidarietà non v’è comunità, un popolo, una nazione e tanto meno una Federazione. L’Ue è un’entità non-democratica, guidata da funzionari non eletti e superpagati, che impongono politiche di sacrifici a popoli che mai le accetterebbero da parte dei partiti nazionali.

Le leggi europee sono preparate dai funzionari teleguidati dalle Multinazionali che hanno gli uffici nei medesimi corridori, passano per il finto Parlamento europeo per essere infine varate dal Consiglio cioè dai governi, di fatto sempre e solo se Germania e Francia sono d’accordo.

La Bce, infine, per statuto si occupa solo di lotta all’inflazione, che interessa i possessori di capitali, non certo di far crescere l’economia e ridurre la disoccupazione, due obiettivi che stanno a cuore persino alla Federal Reserve. Insomma, una montagna di insulti.

Dunque, una volta riconquistata la sua sovranità, l’Italia potrà ridiventare la Regina di quel Mare che non a caso i nostri antenati romani chiamavano Nostrum, diventando liaison di pace tra i continenti che affacciano su questo Mare, l’Asia, l’Africa e l’Europa.

E riprenderebbe così a fare politica estera (l’Italia di oggi potrebbe chiudere la Farnesina e aprire un ufficio al Dpt di Stato americano e una dependance accanto a quello dell’ineffabile presidente della Commissione Ue, che sta usurpando prerogative nazionali in tema di difesa, senza che nessuno protesti.

Certo sappiamo che si tratta di un sogno, ma gli uomini – come noto - vivono più di sogni che di realtà. Inoltre, quelli che definiamo sogni, i grandi della storia li chiamavano ideali, ideali che nella mestizia dei tempi, volgiamo tener vivi, come oggi, attraverso testimonianza e resistenza.

Restando quindi, nel mondo dei sogni, l’Italia dovrebbe uscire prima dall’Ue con l’aiuto americano (che non sarebbe contrario in questo frangente storico) - data la necessità di contenere le angosce degli immancabili profeti di sventure. Successivamente, e con cautela decisamente maggiore - poiché come affermava H. Kissinger … essere nemici degli Stati Uniti è pericoloso esservi amici è fatale, invitare i cotanti amici a tornarsene a casa con le loro testate atomiche, poiché l’Italia è circondata solo da paesi amici e non è minacciata da nessuno. E, in ogni caso, è capace di badare a sé stessa.

Epilogo

La piccola politica (la giostra dei governi) si occupa di cose minime, una finta dialettica tra partiti, dove sinistra e destra si distinguono solo per una diversa propensione a organizzare l’intrattenimento serale (per coloro che votano, per di più, che son sempre meno), mentre le ali estreme, a destra impraticabili, a sinistra ridotte in cenere, non contano. La grande politica mira invece a cambiare la società, si batte per giustizia, lavoro, libertà dal bisogno, servizi sociali, emancipazione culturale, e sulla scena internazionale si oppone alla guerra, ai massacri, al colonialismo/neocolonialismo, lotta per l’emancipazione dei popoli, rispettandone la sovranità e la diversità.

“Paura, dubbio e cautele di tipo ipocondriaco ci stanno chiudendo in una gabbia. Abbiamo invece bisogno del respiro della vita. Non v'è nulla di cui aver paura. Al contrario, il futuro ci riserva più ricchezza, libertà economica e opportunità di vita di quante non ne abbiamo mai godute in passato. Non v'è alcuna ragione per non sentirsi audaci, aperti all'avventura, attivi e alla ricerca di nuovi orizzonti. Là di fronte a noi, a bloccare la via vi sono solo alcuni anziani signori, stretti nei loro abiti talari, che hanno bisogno di essere trattati con un po’ di amichevole irriverenza e buttati giù come birilli”. Queste non sono parole di chi parla e a pronunciarle non è stato Marx o Lenin, ma John Maynard Keynes (alla cui dottrina filosofica, pure, noi non apparteniamo), un gigante tuttavia del XX secolo, sensibile ai bisogni degli uomini e promotore di un’economia etica e di un benessere condiviso.

Uscire dalla gabbia del pensiero imposto richiede consapevolezza e coraggio, un percorso irto di ostacoli, che consente però di entrare nello spazio infinito dell’idealità – senza il quale dilegua l’essenza stessa dell’essere umano – per costruire un mondo dove le nazioni vivranno in pace, dove le gioie e i dolori della vita saranno vissuti da uomini liberi e uguali, e dove sfruttamento e alienazione saranno solo ricordi di un lontano passato.

 

[i] Ex-diplomatico. Già Ambasciatore d’Italia in Cina (2013-15), Coordinatore del Comitato Governativo Italia-Cina (2007-09), Console Generale d’Italia a Hong Kong (1996-98), Consigliere Commerciale all’Ambasciata d’Italia a Pechino (1991-96), Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008-12), attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea (Reggio Emilia, Italia). Alberto Bradanini è autore di diversi saggi e libri, tra cui “Oltre la Grande Muraglia” (2018); “Cina, l’irresistibile ascesa” (2022) e “Lo sguardo di Nenni e le sfide della Cina”

 

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