27 marzo 1949. Il discorso (profezia) di Sandro Pertini sulla NATO

27 marzo 1949. Il discorso (profezia) di Sandro Pertini sulla NATO

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Sono passati quasi 75 anni dall’entrata dell’Italia nella NATO. Eppure, chi oggi si permette anche di citare o di avere come suo riferimento Sandro Pertini, socialista, militante antifascista, comandante partigiano, omette, non è mancanza di memoria, quanto fosse contrario all’entrata del nostro paese nel patto atlantico. Nel suo intervento al Senato del 27 marzo 1949, all’indomani della tragedia della Seconda guerra mondiale, le parole di Pertini, pronunciate quasi trent’anni prima che diventasse Presidente della Repubblica, rappresentano non tanto una profezia, ma la perfetta lettura di quello che sarebbe accaduto nei decenni successivi e che vediamo oggi sotto i nostri occhi con un terzo conflitto mondiale che ormai è nei fatti.

 

PERTINI:Onorevoli colleghi, dirò brevemente le ragioni per cui voteremo contro il Patto Atlantico: cercherò di riassumere in sintesi quello che è già stato detto in questa discussione ampia, profonda e serna. Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra. Abbiamo ascoltato con attenzione la replica del Presidente del Consiglio (De Gasperi, ndr) e speravamo che egli ci dicesse qualche cosa di nuovo, ma tre quarti del suo discorso li ha dedicati esclusivamente ad esaminare la eventualità di una nuova guerra. Quindi maggiormente adesso, dopo la sua replica, onorevole Presidente del Consiglio, noi siamo persuasi che il Patto Atlantico è uno strumento di guerra.

Basterebbe leggere i giornali. Proprio su quelli di stamane ci si comunica che mai come oggi in Inghilterra si è constatata, dopo il Patto Atlantico, una così diffusa psicosi di guerra. Esso è quindi uno strumento di guerra per noi, ed abbiamo il dovere, perciò, di votare contro.

Ha ragione l’onesto amico Rocco di dire che, se oggi il vecchio Turati fosse qui con noi, voterebbe contro il Patto Atlantico e farebbe sentire da questa Aula ancora il suo grido pieno di passione e di angoscia: «Guerra al regno della guerra, morte al regno della morte!»

Ma il nostro voto è ispirato anche ad un’altra ragione. Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente. Non si illudano i federalisti – mi rivolgo ai federalisti in buona fede – di poter costruire sulla Unione europea la Federazione degli Stati uniti d’Europa; essi costruiranno una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista. Questo noi non lo dimentichiamo.

VOCI DA DESTRA: E viceversa.

PERTINI: No, soprattutto per lo sforzo eroico dell’Unione Sovietica: lo stesso Churchill lo ha riconosciuto.

Siamo contro questo Patto Atlantico in funzione antisovietica, perché ormai ci siamo avveduti che la lotta di classe ha valicato i confini delle Nazioni per trasferirsi in modo violeneto ed evidente sul terreno internazionale. Vi sono da una parte le forze imperialistiche e plutocratiche, dall’altra le forze del lavoro.

Allora noi prendiamo la stessa posizione che presero nel secolo scorso i liberali. Quando la Santa Alleanza cercò di stroncare la Rivoluzione francese, i liberali di tutti i Paesi insorsero in difesa della Francia, perché consideravano giustamente quella rivoluzione come la loro rivoluzione. E noi socialisti sentiamo che se domani per dannata ipotesi dovesse crollare l’Unione Sovietica sotto la prepotenza della nuova Santa Alleanza, con l’Unione Sovietica crollerebbe il movimento operaio e crolleremmo noi socialisti.

Ma vi è un’altra ragione che ci induce a votare contro questo Patto Atlantico: è l’aspetto che questo Patto Atlantico ha in rapporto alla politica interna, come è già stato detto ampiamente dai colleghi di questa parte. La prima conseguenza che deriverà da questo Patto sarà una lotta più aspra – e lo sa, naturalmente, nel suo intimo l’onorevole Scelba – e più dura contro l’estrema sinistra del proletariato. Io lo so quello che voi volete dirmi: noi non ce l’abbiamo con voi socialisti: ce l’abbiamo soltanto col Partito comunista.

È l’eterna storia che abbiamo sentito dire, adolescenti, nel 1919, ’20, ’21 e allora, in quell’epoca, il Partito comunista non esisteva. Si agitava, allora, lo spauracchio del pericolo rosso. E parecchi han creduto al pericolo rosso ed hanno assecondato il fascismo sul suo nascere: parecchi di voi, credendo a questo pericolo, aprirono la strada alla dittatura fascista; parecchi di voi si rallegrarono quando videro distrutto, per opera delle squadre d’azione fasciste, tutto ciò che la classe operaia aveva costruito pazientemente in 40 anni di lotta. Parecchi di voi si rallegrarono quando videro piegata sotto la dittatura fascista la classe operaia italiana e costoro non compresero che, quando in una Nazione crolla la classe operaia, o tosto o tardi con la classe operaia, finisce per crollare la Nazione intera.

In proposito non vi devono essere esitazioni da parte di nessun socialista. Guai se qualcuno tra noi avesse in questo momento delle riserve mentali, guai se accettasse la discriminazione insidiosa quanto offensiva che ci offrono le forze della conservazione, quando affermano che il loro bersaglio sono i comunisti. Non dimenticate che le forze della reazione, con la stessa arma di cui si serviranno per colpire i comunisti, finirebbero poi per colpire noi socialisti e tutte le forze progressive del Paese!

D’altra parte – e mi avvio alla fine – oggi, in Italia, appare chiaro a tutti come le forze della reazione e della conservazione si vadano coalizzando contro le forze del lavoro. I termini della lotta di classe, che oggi appaiono in tutta la loro evidenza, erano stati offuscati in un primo tempo da quella collaborazione leale e sincera che noi abbiamo dato nei Comitati di liberazione nazionale quando eravamo al Governo. Ormai questa lotta appare in modo evidente a tutti e ne abbiamo avuto l’esempio anche qui questa sera in quest’Aula. Abbiamo visto degli uomini, che noi, sin dalla nostra adolescenza, abbiamo ammirato per il loro ingegno, abdicare al loro pensiero politico, umiliare la loro mente, mutilare la propria coscienza, dare prova di una suprema incoerenza politica e ideologica, pur di stringersi a fianco delle forze clerico-conservatrici. Cattivo esempio alla gioventù d’Italia avete dato oggi! Comunque noi dobbiamo assumere la nostra posizione. L’assumete voi con tanta decisione, perché non dovremmo fare altrettanto noi? Lo sappiamo, onorevole De Gasperi, che la nostra sarà una posizione dura e difficile; ma voi un po’ ci conoscete e sapete che noi, per il nostro temperamento, non siamo adatti per le situazioni di ordinaria amministrazione. Le posizioni pericolose ci seducono e le assumiamo con fermezza, come abbiamo fatto sotto il fascismo e contro i tedeschi. Pagheremo, se sarà necessario, ma sappiate che noi preferiremmo sempre cadere con la classe operaia piuttosto che trionfare con le forze clerico-conservatrici.

Mi consenta, onorevole Presidente, di dire ancora una parola in nome dei partigiani d’Italia – no sono autorizzato quale uno dei Presidenti onorari dell’A.N.P.I. – una parola in nome di questi partigiani, onorevole De Gasperi, che hanno veramente riscattato l’onore dell’Italia.

ZOLI: Non solo i vostri!

PERTINI: non escludo nessuno: parlo per l’A.N.P.I., onorevole Presidente del Consiglio, parlo di quei partigiani che si sono veramente battuti per l’indipendenza dell’Italia. Oggi noi abbiamo sentito gridare “Viva l’Italia” quando voi avete posto il problema dell’indipendenza della Patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente ad impugnare le armi per difendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l’indipendenza della Patria!

Onorevole Presidente del Consiglio, domenica scorsa a Venezia, in piazza San Marco, sono convenuti migliaia di partigiani da tutta l’Italia ed hanno manifestata precisa la loro volontà contro la guerra, contro il Patto Atlantico e per la pace. Questi partigiani hanno manifestato la loro decisione di mettersi all’avanguardia della lotta per la pace, che è già iniziata in Italia; essi sono decisi a costituire con le donne, con tutti i lavoratori una barriera umana onde la guerra non passi. Questi partigiani anche un’altra volontà hanno manifestato, ed è questa: saranno pronti con la stessa tenacia, con la stessa passione con cui si sono battuti contro i nazisti, a battersi contro le forze imperialistiche straniere qualora domani queste tentassero di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra. Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico. Sentiamo che votando contro questo Patto, votiamo contro la guerra e per la pace, serbando fede, in questo modo, al mandato che abbiamo ricevuto dai nostri elettori. Votando contro il Patto sentiamo di compiere onestamente il nostro dovere di rappresentanti del popolo, di socialisti e di italiani!”

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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