22 Giugno “Giornata della memoria e del dolore” nei paesi ex sovietici

22 Giugno “Giornata della memoria e del dolore” nei paesi ex sovietici

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Io penso che la riscrittura della storia è il primo passaggio fattuale del revisionismo storico, per affrancare storicamente le responsabilità del nazifascismo e riproporlo sotto altre forme più “moderne”. Dalla riscrittura della storia nei libri scolastici alla dispiegata demolizione di monumenti agli eroi antifascisti e ai liberatori. Se andiamo a rileggere gli atti storici si può vedere che ogni regime fascista europeo negli anni '20 e '30 aveva iniziato con questo. Ma questo è anche il percorso che hanno compiuto oggi, per esempio in Ucraina, ma anche in altri paesi dell’Europa orientale, come nei paesi Baltici, Polonia, Croazia ed altri. I regimi nazifascisti hanno sempre imputato ogni fallimento del proprio paese, a gruppi etnici, sociali, politici o religiosi. Nell’Europa di oggi, i capri espiatori indicati sono la Russia, i comunisti, i russi come popolo e identità.

Ai giorni nostri si può notare che è diventato abbastanza comune nella moderna narrazione mediatica e politica, individuare nel "Patto Molotov-Ribbentrop" l’indicazione di due "regimi totalitari" e una loro collusione, identificabile con la firma della “alleanza politico-militare tra la Germania nazionalsocialista e l'Unione Sovietica comunista".

In Italia proprio in queste settimane ci sono partiti come Fratelli d’Italia, eredi di tradizioni legate al ventennio fascista e ad un anticomunismo viscerale, che vergognosamente hanno proposto una legge che equipari il comunismo al nazifascismo, con la messa fuorilegge di chiunque faccia propaganda o si riconosca nella liberazione dal nazifascismo come frutto della “dittatura sovietica”. Una offesa orrenda alla memoria ai 26 milioni di caduti, che diventano oltre trenta milioni considerando gli altri paesi come la Jugoslavia, e 42 milioni di mutilati sovietici, che sono lo spaventoso prezzo, pagato per la liberazione dell’umanità e dell’Europa in particolare, dal mostro nazifascista. Fu quindi col sacrificio delle loro vite a decine di milioni, che ci fu donata la libertà; senza le battaglie e l’eroismo quasi sovrumano di Stalingrado e Leningrado, il corso della storia anche moderna non sarebbe stato lo stesso, come concordano gli storici e i militari di ogni paese, compresi i comandanti nazisti.

 

22 giugno . Giorno del ricordo e del dolore

 

Il 22 giugno in Russia e Bielorussia è il Giorno della memoria e del dolore, una data memorabile. Si celebra ogni anno come "Giornata di lutto e commemorazione delle vittime della guerra" in Russia e come "Giornata della memoria nazionale delle vittime della Grande Guerra Patriottica" in Bielorussia.

In questo giorno, le bandiere dello stato vengono abbassate sugli edifici delle istituzioni statali, sulle navi della Marina, le bandiere di Sant’Andrea, che era la bandiera ufficiale del Comitato per la Liberazione dei Popoli della Russia, che dal 1992 è la marina bandiera della Federazione Russa, mentre le bandiere con nastri a lutto sono appese agli edifici civili. Nelle istituzioni culturali, alla televisione e alla radio, gli eventi ei programmi di intrattenimento sono cancellati durante tutta la giornata. In tutto il paese si svolgono eventi commemorativi, vengono deposti fiori e corone sui monumenti della Grande Guerra Patriottica, si tiene l'azione della Candela della Memoria. Questa giornata è particolarmente celebrata nei reparti militari delle Forze Armate.

Il Presidente della Russia, il Primo Ministro, il Presidente del Consiglio della Federazione , il Presidente della Duma di Stato, i membri del governo, i deputati della Duma di Stato, i membri dell'Assemblea federale, i rappresentanti delle organizzazioni dei Veterani depongono corone sul Memoriale del Milite Ignoto.



Genesi storica di questa tragica data

Il 23 agosto 1939 fu firmato a Mosca il Patto di non aggressione tra URSS e Germania, meglio noto come patto Molotov-Ribbentrop. Il documento fu firmato dal ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov e dal ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop.

 

Il Patto fu necessario e vitale per la sopravvivenza stessa dell’URSS, questo dovuto alla realtà storica di quel tempo, una realtà con la quale la dirigenza sovietica e Stalin per primo, dovettero fare i conti, scegliendo tattiche e strategie ingegnose, ma nello stesso tempo drammaticamente realistiche, per non restarne stritolati e per impedire la distruzione della patria russa e sovietica.

L'invasione dell'Unione Sovietica fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi e la Germania nazista, la macchina militare più potente della storia dell’umanità fino a quel momento.

Ma il Governo sovietico non arrivò a questa tragica scadenza della storia, sprovveduti e impreparati: già da tempo essi stavano lavorando ad una ricomposizione della società sovietica e soprattutto russa, fondata su una unità patriottica, anti-nazifascista e spirituale, fondata sulle radici millenarie di storia del popolo russo, una unità che sapesse aggregare intorno a sé gli altri popoli, sulle basi fondanti di valori etici, sociali e spirituali, egualitari e unitari.

Il patto che ormai viene sempre indicato come Patto “Molotov-Ribbentrop”, fu ratificato il 23 agosto, appena una settimana prima che la Germania nazista attaccasse la Polonia, innescando così lo scoppio della guerra. E’ singolare, ma ha una sua logica politica, che un patto tra due nazioni venga indicato come tra due Ministri, gli inglesi non fanno mai riferimento al documento simile firmato il 30 settembre 1938, da Adolf Hitler e dal primo ministro della Gran Bretagna Neville Chamberlain, come "Patto Hitler-Chamberlain". I polacchi che hanno firmato il trattato con la Germania all'inizio del gennaio 1934 non lo chiamano mai "Patto Pilsudski-Hitler". I leader di Polonia, Gran Bretagna e Francia hanno stretto tutti la mano a Hitler, non a Joseph Stalin.

La firma del "Patto Hitler-Chamberlain" il 30 settembre 1938

Ma forse questa tappa della storia, non sarebbe successa, se l'offerta di Stalin di un'alleanza con i paesi occidentali, fosse stata accettata, ha dichiarato il Generale di intelligence russo in pensione, Lev Sotskov, che ha recentemente classificato oltre 700 pagine di documenti declassificati. "Questa proposta fu l'ultima possibilità di uccidere il lupo, anche dopo che, il primo ministro conservatore britannico N. Chamberlain e i francesi, avevano svenduto la Cecoslovacchia all'aggressione tedesca l'anno precedente nell'accordo di Monaco", ha detto il Gen. Sotskov.

Questa lettura condivisa da massimi studiosi ed esperti russi di varie epoche è confermata da ciò che era successo fino ad allora, infatti l’URSS fu l’ultimo, in ordine di tempo, grande attore geopolitico a fare un patto con la Germania, e lo fece perché non aveva altra scelta.

Nel gennaio 1934, la Polonia fu il primo paese a firmare un patto di non aggressione con il Terzo Reich, dopo il quale Gran Bretagna e Francia fecero lo stesso. 

Infatti quando l’URSS firmò, lo avevano già fatto Polonia, Gran Bretagna e Francia. Come oggi, negli anni '30 l'Occidente aveva due pesi e due misure. 

Negli anni '30 molti paesi firmarono accordi con Hitler. A quel tempo nessuno lo considerava vergognoso. Un evento chiave è stato il famoso "tradimento di Monaco". Il 29 settembre 1938 Hitler convocò Benito Mussolini in Italia, Chamberlain in Gran Bretagna e Eduard Daladier in Francia per decidere il destino della Cecoslovacchia. Non c'era nessun rappresentante della Cecoslovacchia o dell'URSS ai negoziati di Monaco. Sebbene la Polonia fosse ansiosa di firmare l'accordo sulla spartizione della Cecoslovacchia, Chamberlain la definì "la quinta ruota della macchina".  Nel 1939, quando a Mosca veniva firmato il patto con Ribbentrop, Stalin ricordava quanto era accaduto undici mesi prima a Monaco. Il destino dell'Europa era stato deciso senza l'URSS, che cercava di attirare l'aggressore verso est.

Paesi che hanno firmato patti con la Germania nazista:

Patto

Nazione

Data

"Hitler-Pilsudski"

Germania e Polonia 

26 gennaio 1934

"Tradimento di Monaco"

Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia

29 settembre 1938

"Hitler-Chamberlain"

Germania e Gran Bretagna

30 settembre 1938

"Hitler Daladier"

Germania e Francia

6 dicembre 1938

'Selter-Ribbentrop'

Germania ed Estonia

7 giugno 1939

'Munters-Ribbentrop'

Germania e Lettonia

7 giugno 1939

"Molotov-Ribbentrop"

L'URSS e la Germania

23 agosto 1939

 

 

 

 

 

Nel 1933, Adolf Hitler salì al potere. Nello stesso anno fu firmato il cosiddetto "Patto dei Quattro" di accordo e cooperazione tra Germania, Inghilterra, Francia e Italia. In generale, la firma del documento con gli stati fascisti, che anche allora non nascondevano le loro intenzioni, fu la prima pietra per la distruzione della pace in Europa. 

 

Nel 1934 fu firmato un patto di non aggressione tra Germania e Polonia, in base al quale quest'ultima assunse l'obbligo di cooperazione permanente con il Terzo Reich. 

Nel 1935, a Londra, fu firmato un accordo navale tra Inghilterra e Germania, che di fatto diede il via libera al ripristino della Marina tedesca in un volume quasi pari a quello francese.

Inoltre. La Germania così "incoraggiata e favorita" rifiutava unilateralmente di rispettare la parte sulla limitazione delle armi del Trattato di Versailles. Allo stesso tempo, la flagrante violazione del Diritto internazionale non incontrò alcun ostacolo da parte dei garanti del suddetto documento: Inghilterra, Francia e Stati Uniti.

Il 12 marzo 1938 l'Austria viene catturata dal Terzo Reich. Di nuovo, nessuna reazione.

Il 17 marzo l'URSS inviò la nota ai Paesi occidentali, esprimendo la propria disponibilità a iniziare subito a discutere di misure pratiche che aiutassero a preservare la pace e a prevenire un nuovo massacro. Tuttavia, la risposta del governo britannico chiarì in modo eloquente che la Gran Bretagna non aveva nessuna fretta di ostacolare i piani offensivi di Hitler.

Il 19 settembre 1938, i rappresentanti dei governi di Gran Bretagna e Francia chiesero alle autorità cecoslovacche di organizzare il trasferimento senza discussioni delle regioni abitate dai tedeschi dei Sudeti in Germania, sostenendo che questo avrebbe mantenuto la pace e garantito gli interessi vitali della Cecoslovacchia. Allo stesso tempo, il governo cecoslovacco doveva ignorare l'offerta di protezione dell'Unione Sovietica. 

Il 29-30 settembre, nell’incontro tenutosi a Monaco di Baviera, che in seguito fu soprannominato "accordo di Monaco", fu deciso il destino dei Sudeti. Questo fu il primo passo verso un ulteriore "smembramento" dell'intero Paese. 

Il 2 ottobre 1938, la Polonia, approfittando della "paralisi" della Cecoslovacchia, conquistò la Cieszyn Slesia e alcuni insediamenti adiacenti sul territorio della moderna Slovacchia. 

Allo stesso tempo, il 29 settembre, Germania e Inghilterra firmavano una dichiarazione di cooperazione sulla maggior parte delle questioni relative agli interessi di entrambi i paesi e dell'Europa nel suo insieme. Un documento simile (Bone-Ribbentrop) fu firmato tra il Terzo Reich e la Francia il 6 dicembre dello stesso anno. 

QUESTI sono i FATTI della storia, di fronte a questa situazione oggettiva e drammaticamente concreta in cui furono create le condizioni ideali dell'isolamento politico dell'URSS, dopo aver inutilmente tentato la costruzione di un fronte europeo anti nazifascista, la leadership dell'Unione Sovietica aveva una sola possibilità di sopravvivenza, prendere tempo e attrezzarsi per lo scontro militare. E così fece, accettando la proposta “innaturale” di un Patto di non aggressione con la Germania, che gli permise di rafforzare le sue difese, puntare tutto su una iperproduzione dell’industria militare, oltre a spingere i confini molto a ovest, proteggendo le regioni industriali strategicamente importanti e costringendo la Germania nazista a lanciare la sua offensiva a centinaia di chilometri dalla linea Narva-Minsk-Kiev. 

Ma altri documenti sono emersi dagli archivi sovietici desecretati, i quali mostrano che l'Unione Sovietica ha proposto di inviare una potente forza militare nel tentativo di ottenere che Gran Bretagna e Francia accettassero un'alleanza antinazista, consapevoli che un tale fronte unito avrebbe potuto cambiare il corso della storia del XX secolo, bloccando il patto dell’URSS con la Germania. L'offerta di una forza militare per aiutare a contenere Hitler fu fatta da un'alta delegazione militare sovietica in una riunione del Cremlino con alti ufficiali britannici e francesi, due settimane prima dello scoppio della guerra nel 1939. In questi nuovi documenti, le cui copie sono state visionate dal Sunday Telegraph, mostrano il vasto numero di fanteria, artiglieria e forze aviotrasportate che i generali sovietici su ordine di Stalin, avrebbero potuto inviare al fianco delle forze dei due stati.

Ma sia la parte britannica che francese, invitate dai rispettivi governi a discutere, ma non autorizzate a impegnarsi in accordi vincolanti, non risposero all'offerta sovietica, fatta il 15 agosto 1939, una settimana prima del Trattato di non aggressione con il Governo nazista.

L'offerta sovietica, fatta dal Ministro della guerra maresciallo Voroshilov e dal Capo di stato maggiore dell'Armata Rossa Shaposhnikov, prevedeva fino a 120 divisioni di fanteria (ognuna con circa 19.000 soldati), 16 divisioni di cavalleria, 5.000 pezzi di artiglieria pesante, 9.500 carri armati a 5.500 aerei da combattimento e bombardieri, da schierarsi ai confini della Germania in caso di guerra a ovest, mostrano i verbali declassificati dell'incontro. Ma l'ammiraglio Sir Reginald Drax, che guidava la delegazione britannica, disse ai suoi omologhi sovietici che era solo autorizzato a confrontarsi, non a fare accordi. “…Se gli inglesi, i francesi e il loro alleato europeo, la Polonia, avessero accettato questa proposta, insieme avremmo potuto mettere in campo circa 300 o più divisioni su due fronti contro la Germania, il doppio di quelle che Hitler aveva all'epoca...Questa fu l’ultima occasione per salvare il mondo o almeno fermare il mostro nazifascista nei suoi progetti...”, ha detto il generale Sotskov.

Gli archivi declassificati che coprono il periodo dall'inizio del 1938 fino allo scoppio della guerra nel settembre 1939, hanno rivelato che il Cremlino era a conoscenza della pressione senza precedenti che Gran Bretagna e Francia nel 1938, esercitavano sulla Cecoslovacchia per placare Hitler cedendogli la regione etnica tedesca dei Sudeti.

Le fonti di Stalin, dice il generale Sotskov, erano agenti dell'intelligence straniera sovietica in Europa. Poco prima del famigerato accordo di Monaco del 1938, in cui Chamberlain, il primo ministro britannico, diede di fatto a Hitler il via libera all'annessione dei Sudeti, al presidente della Cecoslovacchia Benes fu detto senza mezzi termini di non appellarsi il trattato militare del suo paese con la Unione Sovietica, di fronte a un'ulteriore aggressione tedesca.

A quel punto era chiaro che l'Unione Sovietica era sola e doveva porsi come interlocutore verso la Germania, firmare un patto di non aggressione per guadagnare tempo e prepararsi al conflitto che stava palesemente e inevitabilmente arrivando.

Il 9 maggio 1938, un ufficiale dei servizi segreti sovietici che operava all’ovest, riferì in una nota ai servizi di intelligence sovietici, circa i piani dei Paesi occidentali in accordo con la Germania nazista: "…Il territorio dell'URSS verrà "suddiviso "da questa coalizione come segue: A) l'Inghilterra riceverà l'Asia centrale e la costa settentrionale (Murmansk - Arkhangelsk). B) La Germania occuperà la riva sinistra dell'Ucraina fino al Caucaso settentrionale con accesso al Mar Nero. C) La Polonia occuperà la riva destra dell'Ucraina anche con accesso al Mar Nero. D) L'Italia occuperà il Caucaso ... E) I giapponesi occuperanno l'Estremo Oriente e la Siberia orientale... Intorno a Mosca dovranno essere creati piccoli stati russi "indipendenti" senza accesso al mare". Questa era la situazione in cui si trovava l’URSS, sola, circondata da serpi e sciacalli.

 

L'URSS conscia che lo scontro con il nazifascismo era inevitabile, ha utilizzato il Patto per guadagnare tempo. Se confrontiamo i dati sulla situazione militare dell'Armata Rossa del 1939 con quella del 1941, si può comprendere senza troppe filosofie o voli pindarici intellettuali, ma con numeri e dati inoppugnabili, come sia stato usato quel lasso di tempo dal governo sovietico e quale sforzo eccezionale dell’industria militare fosse stato effettuato. Nel 1939 lo stato sovietico sarebbe stato indubbiamente piegato e distrutto dalla supremazia militare nazifascista. Se la Germania avesse occupato la Polonia nel 1939, una avanzata rapida della Wehrmacht verso Mosca e Leningrado, sarebbe stata oggettiva e una resistenza a questo, sarebbe stata molto difficile. Come si sa, già nel 1941 arrivarono a pochi chilometri da Mosca, ma l’Armata Rossa aveva già una sua strategia militare strategica in campo.

Oggi, il tentativo è in atto il tentativo di mettere l'URSS sullo stesso piano della Germania nazista e farne uno dei due colpevoli della seconda guerra mondiale, l'Occidente sta subdolamente cercando di cambiare lo status geopolitico storico della Russia attuale, erede e radicata nella concezione identitaria della Grande Guerra Patriottica, come costantemente ribadito dal Presidente Putin in ogni ricorrenza del 9 maggio, Giornata della Vittoria. 

Lo stesso Vladimir Putin attuale Presidente della Russia è allineato su questa verità storica: “…L'Unione Sovietica è stato l'ultimo di tutti i paesi a firmare un patto di non aggressione con la Germania di Hitler, tutti gli altri avevano già firmato tali accordi prima, lasciando l'URSS nella condizione di affrontare la Germania "uno contro uno"… la leadership sovietica del paese non aveva altra scelta in quella situazione…Stalin fu l'unico che non si era macchiato di contatti diretti con Hitler, mentre i leader di Francia e Gran Bretagna si incontravano con il Fuhrer…la stessa Polonia aveva precedentemente partecipato alla spartizione della Cecoslovacchia.. mettere sullo stesso piano l'Unione Sovietica e la Germania nazista è il colmo del cinismo. La gente del popolo non lo fa, conoscono la storia, anche se non possono scrivere, possono leggere i documenti di quel tempo….”, ha dichiarato nella conferenza stampa il Presidente Putin.

Winston Churchill, nelle sue memorie, annotava quanto segue: "…A favore dei sovietici, va detto che l'Unione Sovietica aveva un bisogno vitale di spingere il più possibile verso ovest le posizioni iniziali degli eserciti tedeschi, in modo di avere più tempo e poter accumulare forze da tutte le parti del loro colossale impero…”.

Anche il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas il 10 maggio scorso, in occasione della Giornata della liberazione dell'Europa dal fascismo, in collaborazione con il direttore dell'Istituto di Storia contemporanea Andreas Wirsching, ha pubblicato un articolo sulla rivista tedesca Spiegel, in cui ha affermato che: “… riscrivere la storia è disonesto e che i tentativi di incolpare altri stati ha solo diviso l'Europa. I tentativi fatti in questi tempi di riscrivere in modo disonesto la storia ci impongono di fare chiarezza, cosa che, di fronte a fatti storici solidi, è sostanzialmente inutile: semplicemente la Germania ha scatenato la seconda guerra mondiale attaccando la Polonia…”.

 

Questo fu il merito e la lungimiranza storica, come lettura della situazione reale, di Stalin e della dirigenza sovietica di quel tempo, da lui guidata, al di là di giudizi e altre valutazioni sulla sua figura e sulle sue azioni. Una conferma della previsione di una aggressione nazista al di là di Patti o accordi e della necessità per lo Stato socialista sovietico di raccogliere forze e una unità “patriottica” completa e totale dell’intera società, senza la quale non ci sarebbe stata alcuna possibilità di resistere e vincere, fu il geniale lavoro che cominciò su ordine di Stalin, per riallacciare un rapporto costruttivo e positivo sulle basi di difesa della terra russa, della propria indipendenza e sovranità, con l’alleanza e riconoscimento della Chiesa Ortodossa Russa, nell’alveo della difesa della Patria. La dirigenza sovietica e Stalin in primis, sapevano che senza la granitica coesione ed unità patriottica e popolare dei popoli sovietici e russo in particolare, in TUTTE le sue componenti, la vittoria sarebbe stata impossibile. Se i comunisti sovietici avessero affrontato il nazifascismo solo come uno confronto militare di fazioni ideologiche e partitiche, sarebbero andati incontro ad una sconfitta devastante; questa fu l’acutissima analisi del momento storico, che la dirigenza sovietica capì. Quella guerra poteva avere solo due esiti: o la vittoria, a costi umani e sociali spaventosi o la sconfitta, intesa come capitolazione storica e incondizionata. Essi erano fortemente coscienti che si trattava di una lotta della la vita contro la morte, senza mediazioni, senza scampo per le due parti, ma soprattutto soli. Come poi fu.

E così il nazifascismo furono sconfitti e l’Europa liberata.

 

Mosca 22 giugno 2021

Il presidente russo Vladimir Putin, nel suo discorso del 22 giugno ha ricordato:

“…I pronipoti di coloro che nel 1941 fin dai primi minuti dell'attacco vigliacco dei nazisti si sono alzati per difendere la Patria con un muro, sono già cresciuti, ma questo giorno, 22 giugno, risuona ancora di indignazione, dolore nei i cuori di tutte le generazioni, copre di dolore per i destini mutilati di decine di milioni di persone, perché le loro prove, quegli anni terribili sono letteralmente impressi nella nostra memoria…La risposta al male nefasto e feroce è stata l'unità spirituale, la solidarietà, l'eroismo di massa del popolo sovietico. La fede del popolo nel trionfo della giustizia, nella nostra Vittoria aveva un potere incomprensibile per il nemico. E per il bene della liberazione della Patria, hanno sopportato tutto, hanno attraversato il dolore, la sofferenza, la morte nelle retrovie e davanti, hanno raggiunto le vette più alte del coraggio e del sacrificio di sé, nel fuoco delle battaglie, nella più dura guardia a fabbriche e proprietà del popolo e hanno vinto una reale Grande Vittoria… Sono sicuro che conserveremo questa memoria storica per sempre, questa verità sulla guerra. Stiamo facendo e faremo di tutto affinché il nostro Paese, la nostra patria, sia sempre una grande e forte potenza, che nessuno oserà attaccare…", ha detto Putin.

 

Tutto ciò sopra riportata non è frutto di pensieri o analisi soggettive del sottoscritto, ma sono documentazioni e fatti storicamente determinati e verificabili. Una cosa è certa sono utili a confutare pienamente tutte le menzogne, speculazioni, le riscritture infide della cosiddetta "comunità mondiale democratica" ( meno di 10 paesi nel mondo) e dei loro esponenti, sia politici, che studiosi, che professionisti dei media, che si dichiarano “antifascisti”, ma che poi, in una strana capovolta nella storia, nelle loro politiche, letture, avventure golpiste hanno al loro fianco o come strumenti operativi, le peggiori frange o forze neo naziste, razziste e reazionarie della peggior specie, nostalgici dell’ordine imposto.

Questa riscrittura della storia di sostanziale accusa di collaborazionismo e parallelismo intrinseci, tra il progetto nazista e quello socialista-comunista, indicati come un totalitarismo similare, ha del vergognoso e ripugnante, perché queste accuse vengono dalle labbra di coloro che nel passato hanno favorito, subdolamente agevolato l’ascesa al potere il nazismo e ora hanno perpetrato tutta una serie di aggressioni criminali in ogni angolo del mondo: dall’Iraq alla Palestina, dall’Afghanistan alla Jugoslavia, dalla Libia al Donbass, dalla Siria allo Yemen, solo per citarne alcuni, tutto nel nome di una presunta “democrazia e libertà”. Qualche milione di morti in maggior parte civili, donne e bambini compresi, interi paesi e popolazioni devastate.

Una intollerabile offesa e dispregio alle decine di milioni di caduti in Europa per la liberazione dal nazifascismo…di cui, non dimenticarlo mai, 30 milioni di caduti dei popoli slavi.

Sulla base della documentazione storica, va dichiarato e praticato come impegno verso gli eroi liberatori dal nazifascismo in ogni paese: NOI non saremo mai al loro fianco. NOI siamo incompatibili con essi, sotto qualsiasi spoglia si presentino.

 

 

Non un passo indietro. Nessuno dimentica. Nulla è dimenticato!

Enrico Vigna

Enrico Vigna

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