2025: Europa e USA all'anno zero

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2025: Europa e USA all'anno zero

 

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

 

Svariate volte sulle pagine dell'AntiDiplomatico abbiamo scritto che la grandezza economica fondamentale per riuscire a comprendere appieno il conflitto che stiamo vivendo è la posizione finanziaria netta (Net International Investment Position, in inglese) che sta ad indicare la posizione debitoria o creditoria di una nazione rispetto al resto del mondo. Innanzitutto è necessaria una precisazione fondamentale: questa grandezza la si trova osservando quelli che si chiamano “conti nazionali” ovvero quegli specifici conti che aggregano i tre fondamentali comparti di un “sistema-paese”, vale a dire famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni. In questa lettura dei fenomeni economici il comparto delle famiglie rappresenta l’entità detentrice del risparmio mentre l'aggregato delle imprese detiene il debito privato necessario per i propri  investimenti; infine il comparto delle pubbliche amministrazioni è quello che detiene il debito pubblico, necessario per porre in essere gli investimenti pubblici. Inutile sottolineare che a mettere in correlazione la domanda di risparmio delle pubbliche amministrazioni e delle imprese con l'offerta di risparmio delle famiglie sono gli Istituti di credito e più in generale i mercati finanziari.

Detto tutto questo, possiamo aggiungere che quando il risparmio delle famiglie copre completamente il fabbisogno di finanziamenti di imprese e pubbliche amministrazioni il sistema-paese in questione è da considerarsi in perfetto equilibrio finanziario e in tal caso si dice che la posizione finanziaria netta è in pareggio. Quando invece il risparmio è sovrabbondante rispetto alle esigenze nazionali si dice che la posizione finanziaria netta è positiva e, quindi, quel sistema-paese è “creditore netto verso il resto del mondo”, nel senso che il risparmio in eccesso viene impiegato all'estero. Quando infine il risparmio delle famiglie di una nazione non è sufficiente a coprire le esigenze di investimento delle imprese e delle pubbliche amministrazioni allora si ricorre al risparmio in eccesso presente all'estero (in altri termini, la nazione si indebita nei confronti dei cosiddetti “investitori internazionali”) e, allora, si afferma che la posizione finanziaria netta e negativa oppure ancora, che quella nazione è “debitore netto verso il resto del mondo”.

Come si può intuire, la posizione finanziaria negativa è quella più delicata per una nazione perchè qualora essa diventasse (a giudizio dei creditori, anche internazionali) troppo elevata comporterebbe un aumento dei tassi di interesse pretesi dai creditori generando, a sua volta, una spirale negativa nella quale il debito  crea altro debito a causa degli interessi, rischiando di determinare, alla lunga, anche un collasso finanziario con i creditori esteri che abbandonano il paese facendo fallire lo Stato, le imprese private e gli intermediari bancari.

In sostanza questo scenario è quello che si verifica ormai ciclicamente in Argentina e che si è rischiato in Italia, in Grecia, in Spagna e in Portogallo dopo la grande crisi di Wall Street del 2008.

Ma questa grandezza finanziaria è anche quella che meglio di qualunque altra spiega quanto sta avvenendo in questi ultimi anni, dato che ci consente di misurare il baratro nel quale sono precipitati gli USA dopo il 2008 con una posizione finanziaria che gradualmente è sprofondata a livello abissale e rispetto alla quale ormai, solo l'imponente macchina militare delle forze armate di Washington funge da “suprema garanzia” del debito nazionale della super potenza nordamericana.

Una situazione, questa, che molti presidenti USA hanno provato a risolvere: Obama per esempio propose l'istituzione del Trattato transatlantico del Commercio e degli Investimenti con quell'Europa che ha al suo interno molti grandi creditori degli americani (per esempio la Germania e gli altri Paesi nordeuropei), nella speranza di riuscire a riequilibrare il dato finanziario partendo da un riequilibrio della bilancia commerciale. Il trattato però fu bocciato dagli europei adducendo pretesti di vario tipo. Successivamente provò a risolvere la situazione anche Trump minacciando contro l'Europa fuoco e fiamme di dazi e di addebiti sulle spese di sicurezza. Ma anche in questo caso la questione non si risolse e infatti fu con l'amministrazione Biden che gli americani ruppero tutti gli indugi spingendo prima l'Ucraina a provocare la Russia e successivamente (ad invasione dell'Ucraina avvenuta) imponendo all'Europa di irrogare sanzioni alla Russia che si sono rivelate rovinose per l'Europa stessa. Va aggiunto che nell'analisi americana lo strettissimo rapporto tra Europa e Russia è stato visto come rovinoso per la competitività delle aziende USA proprio perché univa in una stretta sinergia le materie prime a basso costo russe con  la forza industriale europea. Come se non bastasse per una strana coincidenza (sic!) l'arteria fondamentale che trasportava il gas russo in Europa è andata distrutta: ci riferiamo naturalmente al provvidenziale (per Washington) sabotaggio del gasdotto North Stream che attraversava tutto il Baltico fino alla Germania.

Possiamo definire queste vicende legate al conflitto in Ucraina come una serie di colpi di maglio che hanno certamente fiaccato l'economia europea, infatti la posizione finanziaria netta americana nel primo anno di guerra (e di sanzioni) recuperò tantissimo in termini di posizione finanziaria netta, passando da -18800 miliardi di dollari di poco prima dello scoppio della guerra a –16200 miliardi di dollari di un anno dopo lo scoppio della guerra con un prodigioso miglioramento di 2600 miliardi. Il problema è che dopo questa prima fase di guerra e dopo questo apparente recupero il NIIP USA ha ripreso ad inabissarsi fino ad arrivare al devastante risultato di questi giorni, momento in cui sono stati resi noti dalla Federal Reserve i dati relativi al 3° trimestre del 2024 nel quale la posizione finanziaria netta ha raggiunto l'allarmante dato di -23600 miliardi di dollari di passivo. Un record storico negativo mai raggiunto dall'economia USA.

Il dato manifesta ancora di più la propria drammaticità se lo si paragona alla posizione finanziaria netta tedesca del 3° trimestre del 2024 rilevata dalla Bundesbank e corrispondente a + 3300 miliardi di euro. Tutto questo nonostante i licenziamenti di massa e la chiusura di stabilimenti realizzatisi in Germania nell'ultimo anno a causa della flessione economica innescata dalla forte crisi energetica causata dalle sanzioni e dal sabotaggio del North Stream.

Che cosa trarre da questi dati? Senz'altro la prima valutazione che si può trarre  è che l'economia USA non riesce ad essere competitiva nonostante l'UE boccheggi a causa di una drammatica crisi energetica “indotta”; conseguentemente non pare azzardato definire l'economia statunitense come in stato comatoso mentre quella europea si sta dimostrando resiliente nonostante i colpi di maglio subiti. Dunque tutto bene per l'Europa? Crediamo che – date le circostanze – vedere positivamente (dal punto di vista europeo) questi dati sarebbe un grave errore. Infatti è facile prevedere che a Washington saranno spinti a giocarsi il tutto per tutto; cosa del resto già ampiamente annunciata da Donald Trump che ha parlato di imposizione di fortissimi dazi commerciali e di aumento esorbitante (fino al 5% del Pil) delle spese militari per i Paesi europei in seno alla Nato.

Anche la chiusura a partire dal primo gennaio dei gasdotti ucraini che portavano il gas russo in Europa sia da vedere come un diktat imposto da Washington a Kiev. Infatti dal punto di vista degli ucraini il provvedimento ha certamente causato un danno alla Russia ma ne ha causato uno ancora più grande all'Ucraina stessa che non avrà più gas a disposizione e non riceverà più le preziosissime entrate dovute ai diritti di passaggio sul suo territorio.  Probabilmente questa chiusura è da leggere come il primo di una lunga serie di colpi che l'amministrazione Trump infliggerà all'Europa per devastarla economicamente.

Non sembrano per nulla fuori bersaglio le parole dell'ex presidente russo Medvedev durante il suo discorso di fine anno «Preparatevi per eventi impossibili nel 2025»...tra Europa e USA sarà certamente così.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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