La guerra tra l'Occidente e la Russia vista attraverso i conti con l'estero

La guerra tra l'Occidente e la Russia vista attraverso i conti con l'estero

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Sono da sempre convinto che nulla come i conti con l'estero degli stati spieghino bene i rapporti internazionali e anche i conflitti che si vengono a creare. Del resto si è sempre detto: “Dove non passano i commerci [tra stati] passano le armi”. Anche i saggi di Bretton Wood (compreso Lord Keynes) lo scrissero a chiare lettere, nessuno stato deve accumulare enormi surplus commerciali e di capitali, perchè il surplus dell'uno inevitabilmente rappresenta il deficit dell'altro e conseguentemente la ricchezza dell'uno rappresenta la povertà e la miseria dell'altro.

Gli squilibri di bilancia commerciale e di saldo delle partite correnti dunque possono essere visti come la cartina di tornasole attraverso la quale possono essere spiegate le relazioni tra stati.

 

Una necessaria premessa

 

Con la caduta del Muro di Berlino e con la dissoluzione dell'Unione Sovietica il sistema-mondo si è globalizzato e così si è adeguato anche il sistema monetario e finanziario che regola i commerci internazionali. In parole povere il sistema si è fondato - ancora di pù rispetto agli anni 70 - sul dollaro USA,

Il come è semplice: gli USA hanno allagato di dollari il resto del mondo acquistando di tutto da tutti affinché tutte le nazioni nei loro commerci avessero i dollari necessari ad effettuare gli scambi.

Ovvio, si capisce, che gli USA così accumulavano (e accumulano) enormi passivi di Bilancia Commerciale e paradossalmente in questo circuito rischierebbero di rimanere essi stessi senza dollari (o obbligherebbero la FED a stampare continuamente nuovi dollari).

Come si decise di ovviare a questo problema? Semplice, tutte le nazioni del mondo devevano reinvestire i loro surplus di bilancia commerciale negli stessi USA e precisamente in quella enorme fabbrica sintetica di profitti virtuali che era (ed è) Wall Street. Cosicché lo squilibrio di Bilancia Commerciale veniva “ricoperto” a livello di Saldo delle Partite Correnti. Inutile dire che il continuo afflusso di capitali a Wall Street portava ad un aumento delle quotazioni dei titoli che comportava la generazione degli utili che consentivano di pagare (per esempio) le pensioni degli americani che a loro volta - da buoni consumatori di ultima istanza – consentiva di acquistare altre merci prodotte in giro per il mondo. E così all'infinito si generavano nuovi giri di giostra.

Anche russi e cinesi - pur essendo paesi esterni al cosiddetto “Occidente allargato” - accettarono le regole del gioco reinvestendo i loro immensi avanzi di bilancia commerciale generati dalla vendita di materie prime e commodities per quanto riguarda i russi e prodotti della manifattura per quanto riguarda i cinesi.

 

La crisi del 2008 e la crisi del sistema

 

Poi qualcosa con la crisi di Wall Street del 2008 si è rotto e il sistema semplice e particolarmente ingegnoso appena descritto si è così inceppato.

Gli americani hanno chiarito in più di una circostanza che non potevano più fungere da consumatori “di ultima istanza” per il mondo intero e che avevano bisogno di una mano di aiuto da parte di chi aveva accumulato ricchezze sconfinate (basta guardare nel sito dell'Eurostat il NIIP di Germania e Olanda per esempio): la Merkel non ha mai voluto sentire nonostante gli avvisi di Washington. Già Obama conseguentemente fece esplodere lo scandalo Diesel Gate come forma di avviso per obbligare la Germania ad abbandonare le politiche di comprensione folle dei costi che mettevano in difficoltà le aziende americane. Trump fu ancora più chiaro; e parlò addirittura all'ONU della necessità di un riequilibrio da parte dei tedeschi (certo, nel suo intervento mascherò ideologicamente il discorso, ma la sostanza non cambiava di certo: la Germania doveva smettere di accumulare surplus di bilancia commerciale spaventosi). Come risposta il tycoon newyorkese ricevette in diretta tv le risate, i frizzi e i lazzi, della delegazione diplomatica tedesca per l'occasione capeggiata dal Ministro degli Esteri Heiko Maas (immagino che ora però la voglia di ridere gli sia passata).

Con l'arrivo alla Casa Bianca dell'amministrazione Biden gli americani sono passati alle maniere forti facendo deflagrare la crisi ucraina oramai latente dal 2014 e generata da fratture di tipo etnico-lingustico create artificialmente dagli americani stessi (una tecnica questa che gli americani paradossalmente hanno imparato dagli stessi tedeschi, maestri insuperabili nel generare instabilità sfruttando l'antropologia e la lingua).

Una crisi questa che ha generato una enorme frattura in Europa, dove a soffiare sul fuoco sono gli ex paesi del Patto di Varsavia (Polonia, Baltici e Romania) diventati alleati di ferro di Washington. L'imposizione di sanzioni ferali e paradossalmente distruttive delle economie dell'Europa Occidentale piuttosto che della Russia stanno li a dimostrare che l'obbiettivo di fondo degli americani è solo apparentemente Mosca.

In particolare a colpire la Bilancia Commerciale e il Saldo delle Partite Correnti dell'Europa Occidentale (Germania e Italia in primis) è stata la misura che ha sequestrato le riserve della banca centrale russa depositate in occidente e che ha spinto la Russia a pretendere pagamenti in Russia per il gas che vende agli europei.

Il risultato immediato è stato un aumento abnorme del saldo positivo delle partite correnti russe passate già in aprile ad uno stupefacente + 37,6 miliardi di dollari.

E' chiaro che ad un simile aumento corrisponderà un altrettanto spaventoso calo nel saldo dei paesi acquirenti di materie prime russe, Italia e Germania in primis.

Cosa significa tutto questo? Semplicemente che gli americani hanno creato la situazione per la quale gli europei sono costretti a cedere le ricchezze accumulate in 20 anni di politiche deflazionistiche e che hanno rotto tutti gli equilibri mondiali. Conseguentemente gli europei saranno costretti a rientrare nei ranghi dell'Impero Americano che avevano velleità di abbandonare (ci sono articoli a firma Heiko Mass molto chiari in proposito.

Qui un mio commento in proposito: https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/14995-giuseppe-masala-l-errore-tragico-delle-elites-italiane.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook ).

Una parola per l'Italia. In questi venti anni di euro non abbiamo accumulato grandi ricchezze, ma ci siamo piegati alle politiche deflattive imposte dalla Germania peraltro facendo grandi sacrifici per riequilibrare i conti con l'estero (pensate solo alla “cura Monti”). Ma inesorabilmente essendo grandi acquirenti di energia dalla Russia pagheremo un prezzo molto alto. Va detto che ad aver accumulato da questo sistema voluto dalla Merkel (unica grande responsabile di questo nuovo disastro europeo) sono stati i tedeschi, gli olandesi e tutti i paesi nordici.

Ora può darsi che gli americani si accontentino di aver riportato nei ranghi gli europei avendo loro inflitto una severa lezione e conseguentemente - piano piano - abbandonino l'Ucraina (o parte di essa) al proprio destino. Oppure può darsi che decidano di andare allo scontro diretto con la Russia magari con l'obbiettivo di ottenere un cambio di regime e portarla dalla loro parte nell'altra grande partita in corso: quella contro la Cina.  Quale opzione ha in mente Washington lo scopriremo solo con il tempo.

PS Questo tema meriterebbe ben altro spazio, ma spero di aver reso l'idea di quanto sta accadendo.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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