Washington fabbrica il nemico: il caso del cartello fantasma in Venezuela
La macchina mediatica internazionale continua a rilanciare senza verifiche l’accusa secondo cui il presidente Nicolás Maduro guiderebbe il cosiddetto “Cartel de los Soles”, una struttura narcocriminale di cui però non esiste alcuna prova. L’analista Fernando Casado definisce questa narrazione “una costruzione artificiale, una strategia di guerra psicologica per fabbricare un pretesto che giustifichi un intervento militare degli Stati Uniti”. E aggiunge: “Non esiste alcuna evidenza, nemmeno un grammo di droga, che colleghi il governo venezuelano al narcotraffico”.
Anche osservatori tradizionalmente critici verso Caracas, come gli esperti di InSight Crime, non riconoscono alcuna credibilità a tale accusa. Ancora più significativo è che perfino settori dell’opposizione venezuelana ammettano che si tratta soprattutto di “uno strumento politico internazionale”, non del risultato di un’indagine indipendente. In questo clima, Maduro ha ringraziato i leader di Russia, Cina, Bielorussia e Cuba per il sostegno di fronte “all’aggressione multiforme” di Washington. “Il Venezuela non lo fermerà nessuna guerra psicologica.
Abbiamo già sconfitto la guerra psicologica e quella economica”, ha dichiarato, denunciando al contempo il dispiegamento militare statunitense nel Mar dei Caraibi e gli avvertimenti della FAA ai voli civili. Il presidente ha rivendicato i recenti progressi economici grazie al “piano dei 13 motori”, che punta a produrre in patria ciò che il paese consuma e a ridurre la dipendenza dal petrolio. Ha inoltre sottolineato la crescita del consenso popolare, il rifiuto generalizzato delle minacce di invasione e il sostegno record alle Forze Armate Bolivariane. “La sicurezza continuerà a consolidarsi - ha affermato - perché il popolo è la nostra maggiore garanzia”.
In un contesto segnato da pressioni esterne, campagne mediatiche e tensioni geopolitiche, il caso del “cartello” inesistente rivela una realtà più ampia: la verità è diventata terreno di battaglia e la psicologia dello scontro un’arma decisiva nelle mani delle grandi potenze imperialiste.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

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