Vertice Brics a Kazan. I temi scelti per le due parti dei lavori
Mancano ormai meno di dieci giorni all’inizio del vertice BRICS di Kazan, il primo dall’allargamento dell’organizzazione e forse il più atteso appuntamento internazionale di quest’anno, in quanto sono decine di paesi che vorrebbero associarsi e gli stessi BRICS sembrano intenzionati ad assumere un ruolo che vada al di là di un semplice coordinamento economico.
Ciò traspare già nei temi scelti per le due parti in cui si articolerà il vertice, intitolate "Rafforzare il multilateralismo per uno sviluppo globale equo e la sicurezza" e “I BRICS e il Sud globale - costruire insieme un mondo migliore". Un’ottica globale che mette al centro la questione dello sviluppo, la cui importanza eversiva dell’unipolarismo statunitense era già stata correttamente individuata da Samir Amin[1], associata a quella della sicurezza, cosa necessaria vista il clima di montante incertezza a livello internazionale, come assi portanti di una riforma globale della governance resa necessaria dalla crescente incapacità da parte dell’ordine egemonico imperialista degli Stati Uniti di rispettare le stesse “regole” erette a suo pilastro.
In questa situazione di crisi del potere unipolare, i BRICS emergono come un’alternativa concreta e appetibile. Decine di paesi sono ormai in “lista d’attesa” per l’ingresso nel gruppo, gli ultimi dei quali sono Cuba e lo Sri Lanka del neo-presidente marxista Anura Kumara Dissanayake. Oltre ai dieci paesi membri, altri trentadue manderanno le proprie rappresentanze al vertice. Di questi, ben ventiquattro saranno rappresentati ai massimi livelli. Tra gli ospiti vi saranno infatti il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Bolivia Luis Arce, il presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khurelsukh, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, il portavoce speciale del presidente eletto indonesiano Prabowo Subianto, il presidente del Laos Thongloun Sisoulith, il primo ministro dell'Armenia Nikol Pashinyan, il primo ministro della Malesia Anwar Ibrahim e il vice primo ministro serbo Aleksandar Vulin.
Proprio quest’ultimo ha recentemente espresso come l’adesione ai BRICS sia una valida alternativa rispetto all’ingresso nell’Unione Europea[2], idea già espressa da Erdogan e che riflette non solo la volontà di abbandonare un’ottica eurocentrica, ma la consapevolezza che l’Unione Europea, per la sua intrinseca natura di strumento neoliberale dell’egemonia statunitense, non è in grado di tener fede alle promesse fatte ma anzi, attraverso imposizioni e condizionamenti della vita democratica dei paesi membri o intenzionati ad esserlo, rallenta materialmente lo sviluppo dei paesi e lo orienta verso i binari morti di una prospettiva “occidentale” ormai storicamente arrivata agli sgoccioli.
Mentre l’unipolarismo statunitense tenta attraverso la guerra di ritardare il suo inevitabile declino, a Kazan si continuerà a portare avanti il difficile e complesso percorso della costruzione delle fondamenta di un mondo nuovo. Un mondo del quale potrebbe far parte anche l’Italia, se solo il nostro paese riuscisse a scrollarsi di dosso la dominazione straniera e a silenziare la quinta colonna euro-atlantista interna. Speranze vane? Forse, ma chi lo avrebbe mai detto anche solo dieci anni fa che incontri come quello di Kazan sarebbero stati possibili, che per la prima volta da decenni gli imperialisti sarebbero stati costretti a rimanere sulla difensiva mentre il loro sistema di dominio si sgretola proprio davanti ai loro occhi? Per l’Italia, come per il resto del mondo, c’è ancora speranza.
[1] “Il concetto di sviluppo è un concetto critico del capitalismo realmente esistente, l’obiettivo di una costruzione nazionale autocentrata resta imprescindibile, la messa in opera di strategie al servizio di questo obiettivo esige lo sganciamento. Con quest’ultimo termine intendo non una assurda autarchia, ma la sintesi di una lunga perifrasi che ho formulato nei termini seguenti: la soggezione dei rapporti internazionali alle esigenze della costruzione interna e non a rovescio”, Samir Amin, Il capitalismo del nuovo millennio, Milano, Edizioni Punto Rosso, 2001, p. 102.
[2] https://tass.com/world/1855615