Venezuela in armi: mobilitazione popolare contro la minaccia USA

La dottrina della "difesa integrale" contro l'accerchiamento USA: "Se necessario, passeremo alla lotta armata". La risposta di Caracas alle provocazioni nei Caraibi

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Venezuela in armi: mobilitazione popolare contro la minaccia USA


di Fabrizio Verde

Mentre il Mar dei Caraibi diventa teatro di una pericolosa escalation militare, il Venezuela risponde con una massiccia mobilitazione popolare. Oggi (sabato 4 ottobre) hanno avuto inizio gli Esercizi Militari Speciali, un imponente dispiegamento di forze che integra l'esercito regolare con la Milizia Bolivariana e le strutture di difesa territoriale, in quella che appare come la più significativa dimostrazione di resistenza all'assedio imperialista.

Già durante la conferenza internazionale "Colonialismo, neocolonialismo e los despojos territoriales del imperialismo occidental" tenutasi questa settimana a Caracas, il presidente Nicolás Maduro aveva lanciato un messaggio chiaro e inequivocabile: "Il popolo del Venezuela preferisce la diplomazia, ma difenderà il paese con le armi se necessario". Parole che suonano come un monito alla comunità internazionale, mentre Caracas denuncia formalmente al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il sorvolo di aerei da combattimento statunitensi.

"I nostri fratelli del mondo devono sapere che amiamo la pace, la diplomazia, la convivenza. Crediamo nella parola dell'essere umano, ma crediamo anche nella necessità di difendere il progetto di vita e di nazione originale che fu fondato dai liberatori", ha dichiarato Maduro durante il discorso di chiusura della conferenza. Concetti che oggi trovano concretezza negli Esercizi Militari Speciali, dimostrazione plastica dell'alleanza civico-militare che costituisce una peculiarità della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Il presidente ha personalmente annunciato l'avvio delle operazioni, sottolineando come questa mobilitazione senza precedenti miri a garantire "un Natale sicuro e sereno" per il popolo venezuelano. Le sue parole rappresentano una risposta determinata alle continue provocazioni che vedono aerei da guerra nordamericani volare minacciosamente e provocatoriamente nei pressi dei confini nazionali.

Maduro ha ricordato come il Venezuela abbia sempre affrontato "insieme al popolo" tutte le battaglie che ha dovuto affrontare durante la sua gloriosa storia, continuando a farlo in "questa guerra multiforme, economica, politica, psicologica" che sta attualmente combattendo. In questo senso, ha sottolineato che la dottrina venezuelana è molto chiara: "Difesa integrale della nazione", e che se necessario il paese ricorrerà alle armi per difendere la propria sovranità.

"Il Venezuela ha diritto alla pace, alla sovranità, alla sua esistenza, e non ci sarà impero in questo mondo che gliela strapperà, che gliela toglierà. Se sarà necessario passare dalle forme di lotta non armata alle forme di lotta armata, questo popolo lo farà. Per la pace, per la sovranità e per il diritto all'esistenza. Colonialismo mai più!", ha tuonato il leader venezuelano.

La mobilitazione coinvolge 335 Aree di Difesa Integrale e 15.751 Basi Popolari di Difesa Integrale, numeri che testimoniano la profondità del radicamento popolare del sistema difensivo venezuelano. Si tratta di un modello unico al mondo, dove la difesa della sovranità nazionale non è delegata esclusivamente alle forze armate tradizionali, ma diventa compito di un intero popolo cosciente e organizzato.

A smascherare le reali intenzioni di Washington arriva anche la voce di Ralph Gonsalves, Primo Ministro di San Vicente e Grenadine, che durante la Conferenza Internazionale sul Colonialismo ha denunciato senza giri di parole: "Gli Stati Uniti non stanno assediando il Venezuela per una guerra alla droga, ma per il suo petrolio". Una verità che risuona con forza nell'aula del convegno di Caracas sul colonialismo, mentre il leader caraibico traccia un parallelo tra l'assedio al Venezuela e il genocidio israeliano a Gaza, descrivendo entrambi come espressioni della stessa logica imperialista.

La dottrina venezuelana della "Difesa Integrale della Nazione" dimostra tutta la sua attualità in queste ore cruciali. Non si tratta di una semplice esercitazione militare, ma dell'applicazione concreta di un modello strategico che trasforma la difesa della patria in un compito collettivo. Un sistema che unisce capacità operative avanzate con il radicamento territoriale, creando uno scudo difficilmente penetrabile per qualsiasi potenza che voglia aggredire la patria di Bolivar e Chavez.

Maduro ha denunciato che il Venezuela è vittima di una "aggressione armata per imporre un cambio di regime" e instaurare un governo "fantoccio", finalizzato a "rubare il petrolio, il gas, l'oro e tutte le risorse naturali". Contro questo disegno egemonico, il presidente ha affermato con forza: "Il Venezuela non si umilierà mai davanti a nessun impero, qualunque sia il potere di questo impero, qualunque sia il suo nome. E daremo, nella giusta misura, una lezione morale, etica e politica a questo impero negli anni che verranno".

Mentre il governo di Washington moltiplica e rilancia le sue accuse infondate di "narcostato", il Venezuela bolivariano risponde con atti concreti: la denuncia al Consiglio di Sicurezza dell'ONU per le violazioni dello spazio aereo, la mobilitazione rapida delle proprie forze, la ricerca di alleanze internazionali nel rispetto del diritto internazionale. La taglia illegale posta sul capo di Maduro e il dispiegamento militare statunitense nel Mar dei Caraibi rivelano il vero volto di un'operazione che nulla ha a che fare con la lotta alla droga e tutto con un tentativo di 'regime change' volto al saccheggio delle immense risorse naturali del Venezuela.

Come ha chiarito Gonsalves, siamo di fronte a uno scontro epocale tra un modello egemonico declinante basato sulla guerra e sul saccheggio e un emergente mondo multipolare che difende i principi della sovranità e della cooperazione. Maduro ha sottolineato come sia "ormai irreversibile il processo di nascita di un mondo pluripolare, multicentrico, dove l'egemonismo imperialista va cessando, decadente, fino a quando scomparirà". In questo contesto, il Venezuela rappresenta l'avanguardia in America Latina di una resistenza che mostra come un popolo unito e organizzato possa opporsi alla macchina militare più potente della storia.

La mobilitazione di oggi non è provocazione, ma legittima difesa di fronte a un'aggressione che viola ogni norma del diritto internazionale. Mentre l'imperialismo mostra il suo volto più feroce tra Palestina e Venezuela, la risposta dei popoli si fa sempre più forte e determinata. Come ha dichiarato Maduro: "Continueremo a costruire la pace, perché il Venezuela deve essere rispettato". Una dichiarazione che suona come un monito per tutte le potenze coloniali del XXI secolo, nella ferma convinzione che, come ha affermato il presidente, "il Venezuela non si umilierà mai" davanti a nessuna potenza imperialista.

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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