San José Gregorio Hernández, un evento immersivo presso la Scuola Internazionale di Cinema della LAUICOM e un incontro con il regista

740
San José Gregorio Hernández, un evento immersivo presso la Scuola Internazionale di Cinema della LAUICOM e un incontro con il regista


di Geraldina Colotti

La proiezione è terminata. Gli spettatori applaudono. L'emozione è palpabile. Nello Studio 1 della Lauicom, l'Università Internazionale delle Comunicazioni diretta dalla rettrice Tania Díaz, si sta inaugurando la Cattedra e la Scuola Internazionale di Cinema. Il progetto più immediato della nuova accademia è la realizzazione di un film biografico su San José Gregorio Hernández, il "medico dei poveri" appena canonizzato dal Vaticano. Una figura che il regista, Rubén Hernández Remón, definisce come "il nostro simbolo spirituale".

L'evento interattivo appena concluso, che ha coinvolto gli spettatori e le spettatrici, rivela il suo approccio cinematografico, tanto audace quanto profondamente radicato nel contesto venezuelano. Il nucleo dell'innovazione risiede negli eventi immersivi, segmenti che fungono da ponte tra l'opera filmica e il pubblico.
Una fusione di teatro e cinema, che mette in scena i piani da girare del film, permettendo al pubblico di osservare in tempo reale il processo di realizzazione: scenografia, illuminazione, effetti speciali e produzione. L'obiettivo è duplice: da un lato, servire come metodo didattico per la neonata scuola di cinema; dall'altro, offrire al pubblico una visione partecipata.

Il successo di questa tecnica è immediato e potente, risultato dovuto all'alto livello estetico e alla rigorosa interpretazione di Leonardo Pinto, l'attore che incarna José Gregorio, il quale è capace di vivere il personaggio e trasmettere la sua intensità emotiva. Questo approccio interattivo e trasparente si inserisce perfettamente nella missione artistica di Hernández Remón: la ricerca ossessiva della giustizia e della verità. L'evento interattivo non è un semplice spettacolo, ma un atto di decostruzione e condivisione della storia di una figura popolare che è nella quotidianità del venezuelano e della venezuelana come simbolo spirituale e della quale non conosciamo molti dettagli della sua vita e opera.
L'uso della performance dal vivo (teatro) insieme alla produzione cinematografica (monitor, effetti) trasforma la ripresa in un'esperienza comunitaria, quasi mistica, riflettendo l'intima connessione del popolo venezuelano con José Gregorio. Lo stesso regista ci confessa nell'intervista di essersi connesso con il personaggio attraverso il dolore dell'assenza materna: un filo conduttore emotivo che conferisce al progetto una risonanza che va oltre la semplice agiografia per affrontare temi universali come la perseveranza, la resilienza e la forza dello spirito.

INTERVISTA

Perché ha scelto di presentare il suo lavoro in questo spazio?

Qui, nello Studio 1 dell'Università Internazionale della Comunicazione, stiamo inaugurando oggi uno spazio di lavoro per la cultura, uno spazio di lavoro per l'insegnamento, dove Lauicom avrà una cattedra di cinema e una scuola di cinema internazionale. Verrà gente da altri paesi e ci confronteremo con altre università, scambiando esperienze e conoscenze con altre istituzioni nel mondo. Stiamo prendendo contatti, avviando la nostra cattedra, e questo film che stiamo realizzando è il primo di questa nuova accademia o istituzione che stiamo inaugurando.

Quale sarà l'orientamento dell'Accademia di Cinema che lei dirigerà? Con quale criterio verranno scelti gli invitati? E per quale tipo di cinema?

Sarà uno sguardo universale, perché proprio perché faremo coproduzioni con altri paesi, questo si stabilirà a partire dalla sceneggiatura e dagli interessi di ciascuno dei paesi o delle istituzioni o dei registi. Ad esempio, in questo caso, parliamo di una figura molto importante per i venezuelani. Perché? Perché è il nostro simbolo spirituale. È un uomo che, prima di essere santo, era già stato santificato dal popolo, fin dall'inizio del secolo. Appena è morto, la gente ha cominciato a venerarlo. Il funerale di José Gregorio Hernández è stato incredibile. Migliaia di persone sono andate ad accompagnarlo. Non hanno permesso che lo portassero in carrozza. La gente lo ha portato per chilometri a spalla fino al cimitero. Perché? Perché in vita, ha avuto una vita molto nobile. Un uomo dedito al popolo. Un uomo con una condizione umana straordinaria. Quindi, beh, stiamo iniziando con questo progetto, che si chiama San José Gregorio Hernández, e questo evento che è interattivo, questo che stiamo facendo qui, che fa parte del film.

Come descriverebbe ciò che abbiamo visto?

Si stanno girando gli interni di alcuni dettagli del film in questo Studio 1 de Lauicom. Si mostrano tecniche, scenografia, illuminazione, cioè realizzazione. C'è una quantità di discipline che si vedono nello studio. C'è una quantità di tecniche. Queste diverse tecniche verranno insegnate qui. Questo evento riguarda quanto segue. Ci siamo chiesti: come facciamo in modo che la gente sappia e veda la capacità e come sarà il lavoro dello studio? E quello che abbiamo fatto è stato questo evento. È una specie di mix di teatro e cinema. Cioè, mettiamo in scena le inquadrature da filmare, ma la gente vedrà come si filma. E in più mettiamo monitor, facciamo effetti speciali in modo che lo vedano prima della ripresa. Facciamo una produzione affinché sia un evento, affinché sia interattivo, affinché si veda questa visione immersiva che abbiamo.

Si vedeva gente piangere, perché effettivamente, c'è un alto livello estetico, dovuto anche a una sceneggiatura, una scenografia molto ben fatta. Chi l'ha ideata? Come si è lavorato?

Beh, ci sono due cose. Una, il cast di attori. Nel caso di Leonardo Pinto, che è il nostro José Gregorio Hernández, è un attore eccellente, un uomo molto rigoroso, è un uomo che costruisce i suoi personaggi e li vive. Quindi, quando dai l'azione a Leonardo Pinto, lui è già il personaggio, lui è già José Gregorio, e lo trasmette. Per questo hai visto gente piangere, gente emozionata, perché innanzitutto sono scene emotive, e in secondo luogo, l'attore lo trasmette molto bene. Anche la sceneggiatura, tutto il lavoro che è stato fatto...

Chi ha scritto la sceneggiatura?

La sceneggiatura la sto scrivendo io, e recluterò Roberto Linares, che è drammaturgo, perché ha lavorato con me la parte del teatro, e la parte del cinema la faccio io. Abbiamo già iniziato a lavorare insieme, ed è stato davvero piacevole, è stato meraviglioso.

Lei ha sempre l'abitudine, in tutti i suoi lavori, di fare una ricerca storica molto rigorosa. Com'è stato in questo caso?

Beh, impressionante, perché sai che José Gregorio Hernández, come ti dicevo, è una figura molto importante per i venezuelani. Complessa anche, perché come ti dico, è il nostro simbolo spirituale. Io sono cresciuto con José Gregorio Hernández in casa mia. Mia madre era devota di José Gregorio Hernández, per esempio. In casa mia c'erano foto mie, di mio padre, dei miei fratelli e di José Gregorio Hernández. Per me è un personaggio familiare. E quando mi addentro nella ricerca e comincio a scoprire, a riscoprire José Gregorio, rimango impressionato. Impressionato dalla resilienza, dalla forza, dalla capacità di superare le difficoltà. E inoltre, da quanto fosse appassionato. Un tipo molto disciplinato, molto studioso. Uno scienziato. Un saggio, perché non era solo scienziato. Era anche musicista e persino si cuciva i vestiti, per esempio. Succede che gli uomini che hanno questa visione della vita, che non si accontentano solo di una cosa, ma continuano a indagare, continuano a conoscere il mondo, continuano con quella curiosità, incarnano caratteristiche che sono innate in un venezuelano. E José Gregorio lo ha dimostrato con la molteplicità. Era un filosofo. Era un beato, in un certo senso. Un uomo che ha studiato teologia per passione. Perché gli piaceva. Perché lo appassionava. Ma è stato anche un uomo che ha sofferto molto nella sua vita, perché la mamma è morta quando lui aveva otto anni. Poi è morto il padre. Poi è morto il fratello minore, assistito da lui, come medico. Questo fa sì che lui abbia avuto una vita piuttosto, non direi di martirio, ma sofferta, no? Perché poi è un uomo così sensibile e gli capitano cose così dure. È stato davvero triste per lui.

Questo gli dà anche una forza per elaborare questa sofferenza, per condividerla di più con il popolo. C'è una scena molto ben fatta, che mostra il lato politico di José Gregorio, quando si arruola in difesa della patria, della sovranità, del coraggio, della audacia. Come l'ha ricostruita?

Direi il lato patriottico, più che politico. Lui non si è mai immischiato in politica. Pensa tu che, ti dirò una cosa, lui pur essendo un appassionato della religione, la chiesa, nel momento in cui era all'università, cambia il papa, il papa muore e c'è un papa nuovo. Quel papa nuovo, deve assumere una chiesa diversa, perché in Italia si erano persi gli stati vaticani. Cioè, il popolo si era già sollevato contro la chiesa cattolica. La rivoluzione francese aveva messo il germe nel politico e il positivismo aveva fatto svegliare la gente da un letargo assurdo in cui veniva tenuta da una malintesa religiosità. Cioè, con la teoria di Darwin, la chiesa cominciò a decadere. Ora, pensa tu che José Gregorio, tra le altre cose, per farti questa digressione, fece un dibattito con un altro scienziato che era suo collega, anch'egli professore universitario, e un eccellente medico che era Luis Razetti. Luis Razetti era evoluzionista e José Gregorio Hernández era creazionista, e ebbero un dibattito all'università. E in qualche modo lo vinse José Gregorio, ma perché? Perché José Gregorio argomenta che lui non è sicuro e dice, e io credo che neanche lei, dottor Razetti, debba esserlo, perché tutto questo si basa su ipotesi, sia il creazionismo che l'evoluzionismo. Stiamo parlando di quel momento storico. José Gregorio Hernández, quello che diceva e difendeva il creazionismo, dopo corroborò l'evoluzionismo, e senza essere positivista, cioè, lui non seguiva quella tendenza. Quando arriva Papa Leone XIII al suo papato, la chiesa cambia, perché, appunto, si erano già persi gli stati vaticani, la chiesa aveva perso un'influenza molto grande in tutto il mondo, e in Venezuela non è rimasta indietro. In Venezuela, infatti, il liberalismo, la prima cosa che fece fu, appena Guzmán Blanco fu presidente, cominciò ad avere conflitti con la chiesa, perché la chiesa era... sai che come in tutto il mondo, cosa che molta gente magari non sa, qui non c'era il registro civile. Il registro civile era il battesimo, e molta gente, ancora in pieno XX secolo, aveva solo il registro civile come registro di battesimo. Bene, qui espulsero le autorità, non la religione, le autorità, perché siccome erano in politica, beh, ci fu uno scontro politico. Si misero contro il governo, e il governo espulse Guevara Lira, che era un arcivescovo ed era senatore.

Con Leone XIII arriva l'enciclica Rerum Novarum, come risposta al sorgere di un nuovo soggetto storico, la classe operaia, che diventava massa e costruiva un mondo nuovo. Un'istituzione come la Chiesa, consapevole del suo ruolo e della necessità dirinnovarsi nel mondo, aveva bisogno di accoglierla, riconoscerla e disciplinarla. La Rerum Novarum era, quindi, anche un contrattacco al socialismo. Cosa ne pensa?

La Rerum Novarum si rivolge alla parte più moderata a cui si relaziona, perché lì parla dell'operaio, dei lavoratori. Per la prima volta vediamo la Chiesa Cattolica affrontare il tema del sociale, dell'operaio, del lavoro. E da lì viene il socialcristianesimo o la democrazia cristiana. Io credo che lesse Marx e vide che, in quel momento, l'idea di Marx erano quelle che stavano emergendo. E la Chiesa prestò attenzione e incorporò nel suo discorso l'idea marxista. Questo è quello che credo io, dall'analisi che faccio della mia ricerca. Sai che Papa Leone XIII è conosciuto come il "Papa delle Encicliche" per l'enorme numero di documenti magisteriali che pubblicò durante il suo lungo pontificato. Le fonti concordano che scrisse 86 encicliche. Questo lo rende uno dei papi più prolifici in termini di documenti di questa natura, che spaziano da temi teologici e spirituali a questioni politiche e, soprattutto, sociali, come la celebre Rerum Novarum (del 1891). Questa è quella fondamentale che ha a che fare con il sociale, con il politico. Beh, José Gregorio non fu coinvolto in nulla di tutto ciò. Infatti, era molto amico di Monsignor Castro, che finì per essere arcivescovo di Caracas e la massima autorità ecclesiastica del paese. E immagino che ne parlassero nelle loro chiacchierate. L'arrivo di questo Papa, l'uscita della gente. Certo, se sei un appassionato di teologia e il Papa lancia queste encicliche, immagino che tra loro... Ma immagino che fosse un dibattito. Primo perché José Gregorio è un saggio, un tipo intelligente, un uomo filosofo, un uomo che ha le idee molto chiare, insomma, un uomo intelligente e anche colto. No, ti dirò la verità. Io credo che a José Gregorio Hernández abbiano cancellato molte storie perché doveva essere reso politicamente corretto. Questo. Perché era pericoloso per molti settori. Credo io. Questa è una mia visione.

Perché lo pensa?

Perché innanzitutto aveva un'immanenza, era un tipo con molta, non so come dirlo, con un'influenza molto grande. Parlava con parole molto sagge, era un tipo con una capacità di convincimento impressionante. Molto disciplinato, un tipo molto... e io credo che fu una minaccia per molti. Gli ho già trovato, gli ho visto alcuni nemici che aveva. E mi dicevo, come può un uomo così buono avere nemici? Cioè, io farò un film e ho bisogno di un protagonista e un antagonista, vero? Certo

Bene, ci sono diversi antagonisti.

Può parlarmi un po' di questo?

No, perché non farò spoiler del mio film. Perché ci sto lavorando...

E qual è stata la quantità di fantasia, di invenzione, di storia che ha dovuto inserire in questo film?

Il cinema di finzione deve sempre dare più o meno volume ad alcuni drammi, è il nostro lavoro. In qualche modo, intrattenere. Cioè, che la gente venga attratta dalla storia. Ma a noi tocca anche dire verità. A noi cineasti tocca dire verità, dire le cose. Dire cose che possono essere politicamente scomode o socialmente scomode. E si fa. Cioè, noi lo facciamo. Credo che sia il nostro lavoro fondamentale. Ed è una cosa che, beh, è la passione di questo lavoro.

Cosa ha da dire al presente l'episodio di José Gregorio Hernández che decide di arruolarsi quando Cipriano Castro si oppose alle potenze mondiali dell'epoca?

Sì, quando ci invasero, quando ci bombardarono. Bombardarono Puerto Cabello. Ci fu un tentativo di invasione, come sta accadendo oggi. José Gregorio andò a difendere la sua patria. È un patriota. Noi venezuelani abbiamo questo nell'anima. Cioè, noi venezuelani abbiamo questa stirpe. Chi è cresciuto sotto l'influenza di un essere così immenso come Bolívar, come Simón Bolívar, non può essere da meno. Cioè, davvero, si tende a vedere le persone che sono religiose o che vanno in chiesa, a vederle come bigotte o come idiote. Ed è una percezione molto sbagliata. Cioè, tu potrai essere molto religioso, tu potrai avere una passione. A te può piacere quello che vuoi nella vita ed esserne appassionato. Ma questo non vuol dire che tu sia stupido o che tu sia ignorante perché ti piace o no qualcosa. Questo non succede. Nel caso dei venezuelani in particolare... Ti dico una cosa: quando ho sentito, per esempio, in quel che accade oggi che questo signore voleva invaderci, ho chiamato per vedere dove potevo arruolarmi prima che qualcuno convocasse. Sono andato di mia spontanea iniziativa e così amici che non sono politici e che non militano nelle file politiche dove milito io, hanno detto: questo non può essere. Cioè, io mi arruolo, perché sono patriota, al di là di essere politici di partito o militanti di una causa. Tutti noi venezuelani, la pensiamo così: tranne alcuni casi che conosciamo, che sono venditori della patria, traditori, possiamo usare una quantità di aggettivi e non basterebbero. Io credo che questo succeda in tutto il mondo, ma in Venezuela in particolare, ti direi al 99%. Oggi giorno c'è gente che può essere confusa e può avere confuso il concetto di patria. Ma nella patria di Bolívar è molto difficile che tu abbia diluito il concetto di patria, capisci? Noi siamo patrioti perché in più questo è costato la vita a più della metà della nostra popolazione durante la guerra d'indipendenza. La nostra indipendenza ci è costata molto più della metà della popolazione. E come disse Bolívar, e lo disse a Irving, siamo disposti a perdere l'altra metà per la libertà. Cioè, quelli che siamo vivi e siamo qui, siamo disposti a perderla se si aggredisce il paese. Quindi ecco José Gregorio: come ti dico, un uomo poliedrico, un artista, un tipo che era musicista, imparò a suonare, aveva il concetto di patria, un uomo colto, un uomo che sono sicuro che deve aver sentito più gente che nella sua scuola che, inoltre, si chiamava Collegio Villegas. E lì c'erano patrioti, molti. Cioè, professori patrioti. Il direttore era un patriota, si chiamava Guillermo Tell Villegas. Era un tipo, un patriota, liberale, così, ma un patriota. E io, beh, mi identifico con alcuni concetti di quelli che ho investigato, no? Beh, e tutta questa ricerca, soprattutto quella della parte teologica e del cattolicesimo, l'ho fatta per studiare José Gregorio, per capire José Gregorio. Perché, come fai a capire José Gregorio se non capisci qual era la sua passione? È come chi volesse parlare di me senza capire il cinema.

E lei crede nei miracoli?

Io credo di sì. Ora, non vediamolo come un atto magico. Io sono nato cristiano, mia madre mi ha battezzato, con comunione, tutti i giocattoli, come diciamo qui. Ora, però io sono sempre stato agnostico. Agnostico, ti dico perché non militavo in nessuna religione, né nella cattolica. Io dicevo sempre scherzando a chi mi chiedeva se ero religioso e mi diceva: sei ateo? E io dicevo, sì, grazie a Dio. Perché grazie a Dio? Perché sono andato in chiesa a dieci anni, sono andato con un amico, un amico che andava in chiesa e l'ho accompagnato. Io vengo da una famiglia cattolica. Quindi, vado e lo seguo. E andiamo in chiesa. E io faccio quello che fa lui. Quindi, quando entro in chiesa, lui si siede e io mi siedo. Si fa il segno della croce e io mi faccio il segno della croce. Lui va in confessionale e io aspetto. Quando lui si alza dal confessionale, vado io. E io quando mi metto in ginocchio, dato che non ero praticante, mi inginocchio e dico, "Buongiorno". E l'uomo si è offeso, il prete che era lì. Perché? Non si dice buongiorno. Devi dire una parola d'ordine religiosa. Non so, non me la ricordo, ma rimane così. Beh, il prete mi ha fatto un gran baccano. Mi ha fatto un gran casino. Come puoi tu...? E mi ha punito con non so quanti padrenostri, fu così sgradevole. Non sono più tornato in chiesa. Cioè, hanno perso un'occasione... Ero disposto, ero stato lì. E non sono più tornato, perché? La formalità. Da lì ho iniziato a dire, beh, chi vuole avere una connessione con Dio, la ha da sé. Ora, credo nei miracoli perché noi, per esempio, in questo paese viviamo di miracolo in miracolo. Sì, davvero. E guarda, ti dico, ho visto cose che davvero non mi sono spiegato, ho visto cose che non so spiegare, non le posso spiegare.

Il capitano Diosdado Cabello, ha raccontato di alcune visioni ancestrali che ha avuto quando è stato al limite della morte per il Covid-19 e che poi ha incontrato nella realtà, si ricorda?

...Per esempio, ed è stata un'esperienza mistica. Io ne ho viste altre, ognuno con la sua. Ora, io credo che, guarda, ti dirò una cosa. La forza dello spirito umano è molto grande. Non si può venire a dire questo è così, questo non è così. Cioè, io rispetto molto questo e rispetto molto la spiritualità. La rispetto molto. E dopo aver studiato San José Gregorio Hernández, l'ho vissuta. Sai che noi quando costruiamo, quando facciamo ricerca per un film ed è un personaggio biografico, devi vivere il personaggio. Davvero. Se non vivi il personaggio, non lo capisci. Cioè, per esempio, mi sono connesso con José Gregorio perché da bambino gli è morta la mamma, a otto anni. Ma io a cinque anni ho smesso di vedere mia madre. E l'ho rivista quando avevo otto anni. Un bambino di cinque anni senza vedere mia madre, il dolore che provavo lo vivo, lo ricordo adesso. L'assenza di mia madre per me è stata terribile. Molto dolorosa. E io adesso lo vedo in José Gregorio. Immagina, mia madre non era morta e io le mandavo lettere. E poi comunicavo, mi ricordo, quando scrivevo le lettere, la vivevo. Parlavo con lei attraverso le lettere, stavo attento a non fare errori ortografici perché lei mi aveva insegnato a leggere quando avevo quattro anni ed era una delle cose che mi connettevano a lei, volevo che fosse orgogliosa di me. Sono sicuro che la preghiera è lo stesso. Quando tu preghi e tu chiedi e tu comunichi con qualcuno che ami, tu vivi il momento. Quando le stai scrivendo, perché tu sei una generazione che deve aver scritto qualche lettera con emozione, vero? Parlando con la persona a cui stai inviando quella lettera. Bene, io l'ho fatto da bambino. Comunicavo con mia madre, le scrivevo. José Gregorio comunicava con sua madre in preghiera. Io comunicavo con la mia epistolarmente, per lettera, ma l'affetto è lo stesso. Bene, lui ha avuto la sua assenza e io ho avuto la mia. E io mi connetto con José Gregorio da lì. E lì comincio a seguirlo, crescendo come personaggio. E ti dico, cavolo, mi identifico molto, mi piace molto. Primo la perseveranza di José Gregorio. Quello in cui credeva, no? Mi meraviglia. Cioè, una persona può andare, la vita può essere più segnata per il futuro da una fede o da una credenza così radicata. Ci fu molto contrasto per la beatificazione di José Gregorio Hernández. Molto tentativo dell'estrema destra di trarre profitto anche da questo, ma non ci è riuscita perché il messaggio di José Gregorio Hernández è di pace e di unione. E tu sai come diciamo noi qui, in Criollo? Quando mai non è festa la domenica?

Ha anche indagato ciò che è accaduto dopo la morte di José Gregorio Hernández, la gestione della sua figura da parte della Chiesa e gli ostacoli frapposti alla sua santificazione?

No, sinceramente, pensa che non ho neanche investigato i miracoli. No, per me conta il personaggio.

Che tipo di cinema fa Rubén Hernández e da dove gli viene questa passione?

Ti dirò una cosa. Io sono un uomo ossessionato dalla giustizia. E sono un uomo a cui piace la politica, io sono un politico. Ho una visione politica molto chiara. E anche una visione della giustizia. Quindi, in tutti i miei film cerco sempre la verità. Sempre. Io posso fare un thriller politico e posso fare la vita di José Gregorio Hernández con l'assoluto rispetto di un personaggio come questo, o rispettando la biografia di chi la farà o la sta facendo. Per esempio, io ho investigato Bolívar. Ma sono personaggi che alla fine finiscono per avere un contenuto politico, storico. Nel caso di José Gregorio è diverso, no? Beh, mi sono imbattuto in entrambe le cose. Una, con quel personaggio meraviglioso, ma anche con molte ingiustizie che gli sono state commesse nel corso della storia. Me ne sono reso conto incontrandolo nella verità del cinema.

 

 

 

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA di Fabrizio Verde Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA

Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA

Come Milei ha aperto le porte al saccheggio dell'Argentina di Giuseppe Masala Come Milei ha aperto le porte al saccheggio dell'Argentina

Come Milei ha aperto le porte al saccheggio dell'Argentina

"Gaza ha vinto!" A Genova venerdì 21 novembre la prima proiezione di Michelangelo Severgnini "Gaza ha vinto!" A Genova venerdì 21 novembre la prima proiezione

"Gaza ha vinto!" A Genova venerdì 21 novembre la prima proiezione

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra... di Francesco Santoianni Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Ma che c'entra La Russa con Pasolini? di Paolo Desogus Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo di Alessandro Mariani Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo

Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Nessun altro posto di Giuseppe Giannini Nessun altro posto

Nessun altro posto

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire di Michele Blanco La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire

La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti