Venezuela: accuse USA su "Cartel de los Soles" sono pretesto per intervento

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Venezuela: accuse USA su "Cartel de los Soles" sono pretesto per intervento

Il governo venezuelano ha respinto in modo categorico le recenti dichiarazioni del Segretario di Stato USA, Marco Rubio, il quale ha nuovamente menzionato l’esistenza di un presunto “Cartel de los Soles”, definendolo un’organizzazione terroristica. Caracas, attraverso un comunicato ufficiale, ha bollato l’accusa come “una nuova e ridicola bugia”, un pretesto costruito per legittimare un’intervento illegittimo e illegale contro il paese, secondo il classico schema statunitense del cambio di regime.

Secondo il Ministero degli Esteri venezuelano, guidato dal ministro Yván Gil, Rubio ripropone “una infame e vile menzogna” su un’organizzazione inesistente, una narrativa già utilizzata in passato per promuovere aggressioni di natura politica, diplomatica e militare. La previsione di Caracas è che questa manovra seguirà la sorte delle precedenti: il fallimento, a causa della mancanza di fondamento e del rifiuto generalizzato nella regione.

Il governo bolivariano ha definito assurdo che un alto funzionario degli Stati Uniti investa energie per attaccare il Venezuela, costringendo il paese a rispondere a quelle che definisce “infamie e calunnie”. Nonostante questi tentativi, Caracas sottolinea che il popolo venezuelano rimane unito, coeso e impegnato nelle sue attività, specialmente nel periodo delle festività di fine anno.

L’invito rivolto a Washington è quello di rettificare la sua sballata “politica di aggressioni e minacce”, azioni che, si afferma, danneggiano non solo il Venezuela ma anche i paesi caraibici, senza contribuire in nulla a una lotta genuina contro il traffico illecito di droga. Il governo venezuelano sostiene che gli Stati Uniti manchino di legittimità morale per accusare altre nazioni, mentre portano avanti politiche che aggravano l’instabilità regionale.

Il comunicato si conclude con un richiamo all’unità popolare, istituzionale e militare del paese, affermando che il Venezuela saprà tutelare la pace e gli interessi della Repubblica da qualsiasi minaccia esterna. Citando il Libertador Simón Bolívar, il testo ribadisce: “La pace sarà il mio porto, la mia gloria e la mia ricompensa”.

Il contesto militare e le denunce di Caracas

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto di crescente tensione. Da oltre due mesi, gli Stati Uniti hanno avviato un minaccioso dispiegamento militare nel Mar dei Caraibi, giustificato con la necessità di contrastare il narcotraffico. Caracas contesta questa motivazione, definendola un “falso pretesto”, e sottolinea come l’80% del traffico di droga verso gli Stati Uniti transiti invece attraverso l’Oceano Pacifico, evidenziando al contempo i record di sequestri ottenuti dalle autorità venezuelane.

Il governo di Nicolás Maduro denuncia che questa operazione, che include una portaerei, un sottomarino nucleare e migliaia di missili e militari, minaccia seriamente la pace in America Latina. In questo periodo, Washington ha effettuato oltre 80 esecuzioni extragiudiziali nelle acque dei Caraibi e del Pacifico. Invece di intercettare le imbarcazioni sospette, le forze statunitensi le distruggono uccidendo i membri dell’equipaggio, in violazione del diritto internazionale e del diritto alla vita.

Parallelamente, Washington ha raddoppiato a 50 milioni di dollari la taglia per informazioni che portino all’arresto del presidente Maduro, accusato senza prove, come denuncia Caracas, di guidare un inesistente cartello narcotrafficante. Il presidente venezuelano ha più volte denunciato che l’obiettivo reale di questa campagna di discredito è un “cambio di regime” per impadronirsi delle immense ricchezze petrolifere e gasiste del paese.

La narrativa sul fantomatico Cartel de los Soles è stata ampiamente smentita anche dal mercenario statunitense Jordan Godreau, il quale ha affermato che in realtà si tratterebbe di una creazione della CIA.

La posizione venezuelana ha trovato sostegno internazionale, in particolare dalla Russia. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che “la lotta contro le droghe non deve essere utilizzata come strumento di pressione contro Stati sovrani” e che Mosca si oppone “all’uso della forza per interferire negli affari interni” di altri paesi.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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