The Guardian: «A Taiwan, come in Ucraina, l'Occidente sta flirtando con il disastro»

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Le attuali politiche avventuriste e guerrafondaie dei Paesi occidentali nei confronti dell'Ucraina e di Taiwan aumentano il rischio di "una guerra globale", ha scritto il britannico Simon Jenkins in un editoriale apparso sul quotidiano The Guardian.

«L’Ucraina e Taiwan meritano tutto il sostegno diplomatico, ma non si può permettere che sbandino verso una guerra globale o una catastrofe nucleare», ha avvertito Jenkins, il quale nella sua disamina ha indicato che «ciò può ridurre l'effetto – sempre sopravvalutato – della deterrenza nucleare e renderli vulnerabili ai ricatti. Ma una cosa è dichiararsi ‘meglio morti che rossi’, un'altra è infliggere quella decisione agli altri». 

Secondo l’editorialista gli Stati Uniti e i loro alleati stanno aderendo a una politica di "ambiguità strategica" quando dichiarano di essere pronti a fornire assistenza militare a Taiwan, pur rispettando il loro impegno al principio di una sola Cina. In questo contesto, ha definito "palesemente provocatoria" la visita del presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi sull'isola. 

Lo stesso vale per l'Ucraina: Washington e Londra ribadiscono la necessità di sostenere Kiev per far fallire la Russia, ignorando però che le loro azioni portano a una reazione più forte da parte di Mosca, ha sottolineato il giornalista britannico.

Quindi Jenkins conclude: «Può darsi che un giorno una guerra globale, come il riscaldamento globale, rechi al mondo una catastrofe che potrebbe dover affrontare. Per il momento, la democrazia liberale deve sicuramente all'umanità scongiurare, piuttosto che provocare, questo rischio. Entrambe le parti stanno ora flirtando con il disastro. L'Occidente dovrebbe essere pronto a fare marcia indietro e non chiamarla sconfitta». 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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