Sulle sconcertanti critiche della stampa italiana ed europea al discorso di Eric Cantona
di Giuseppe Masala
Trovo davvero sconcertanti le critiche della stampa italiana ed europea al discorso di Eric Cantona tenuto ieri durante la cerimonia per i sorteggi della Champions League e dove gli è stato assegnato l'Uefa Awards per il calciatore che nell'anno più si è distinto nella società. Il discorso è stato definito dalla critica come incomprensibile, bizzarro e sopra le righe.
Mi spiace ma nelle parole di Cantona non vi è nulla di incomprensibile per chi ha gli strumenti per comprendere. Il problema è che Eric si è posto su un piano leggermente fuori scala per chi è abituato a interpretare il mondo, l'uomo e la vita abbeverandosi sulle colonne de La Repubblica o della Gazzetta dello Sport (che pari sono, con un leggero prevalere, sul piano qualitativo, della Gazzetta rispetto a La Repubblica).
Cantona ha fatto un discorso breve - citando il Re Lear di Shekespeare - dove si interroga e ci interroga sull'origine del male e sulla Hybris dell'uomo che vuole sostituirsi agli dei ottenendo il risultato di creare un inferno dove il male annienterà l'uomo stesso.
Ecco qui quello che ha detto: «Per gli dei, noi siamo come le mosche per i ragazzi di strada; ci uccidono per il loro divertimento [Cit. Re Lear]. Presto la scienza sarà in grado non solo di rallentare l’invecchiamento delle cellule, presto la scienza riuscirà a bloccare le cellule nello stato in cui si trovano. E, così, diventeremo eterni. Solo gli incidenti, i crimini, le guerre continueranno a ucciderci. Ma, sfortunatamente, i crimini e le guerre si moltiplicheranno. Io amo il calcio. Grazie».
Aggiungo solo una piccola cosa, sono davvero contento di aver omaggiato questo strano calciatore marxista (lui tale si considera, io non sono sicurissimo, ma non importa), attore teatrale, figlio di emigrati sardi di Ozieri, utilizzando il suo cognome per uno dei protagonisti del mio romanzello.