“Sei tra quelli che ci stanno uccidendo!”. La risposta (agghiacciante) che ricevo al Parlamento europeo

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“Sei tra quelli che ci stanno uccidendo!”. La risposta (agghiacciante) che ricevo al Parlamento europeo

 

di Michelangelo Severgnini



“Tu, Severgnini, sei tra quelli che ci stanno uccidendo!”. 

Ieri mattina, giovedì 29 giugno, si è tenuta presso il Parlamento Europeo la conferenza stampa dell’evento “Da Tripoli a Bruxelles”, organizzato da “The Left”, ospiti d’onore i “Refugees in Libya” e “Alarm phone”, omaggiati dalla presenza di Miguel Urbán Crespo, fondatore di Podemos e parlamentare europeo appunto per “The Left”. 

I “Refugees in Libya” è un’organizzazione sorta alla fine del 2021 quando i suoi fondatori, tutti rifugiati coperti dalla protezione internazionale, si trovavano ancora in Libia. In poco tempo, grazie ai contatti con le Ong in Europa, hanno dapprima aperto un account Twitter, poi un sito internet e da circa un anno, da quando i suoi membri hanno raggiunto l’Europa, sono alla testa di ogni iniziativa europea promossa dalle Ong. In poche parole, sono le star del momento.

“Alarm phone” credo invece non abbia bisogno di presentazione. E’ un’Ong il cui numero verde viene consegnato ad ogni gommone sgonfio in partenza dalla Tripolitania e sono i primi ad essere chiamati dai migranti in balia delle onde quando questi accendono il telefono satellitare fornito dai trafficanti per chiamare, appunto, “Alarm Phone”. A questo punto, sono loro ad avvertire le navi delle Ong in mare e a dirottarle verso i gommoni in procinto di affondare.

Mi sono collegato per seguire la conferenza stampa ma, avendone la possibilità, mi sono anche permesso di rivolgere una domanda al signor David Yambio, tra i relatori della conferenza e tra i fondatori di “Refugees in Libya”.

Vado premettendo tuttavia che il signor Yambio è autore di alcune dichiarazioni registrate in video e pubblicate in rete in cui millanta di essere presente all’interno del film “L’Urlo” di cui sono autore e mi accusa di aver manomesso le sue dichiarazioni e quelle di tutti gli altri migranti presenti nel film. Ma il signor Yambio, nel film “L’Urlo”, non c’è.

Questa è la domanda che gli ho rivolto in diretta da remoto alla conferenza stampa: 

“Vorrei chiedere al signor Yambio: perché nelle voci e nelle storie che racconta non ci sono mai quelle dei migranti che chiedono, anzi implorano, di tornare a casa dalla Libia?

Il numero di rifugiati in Libia è solo una piccola parte dell'intero numero di migranti bloccati nell'area di Tripoli. E i rifugiati dovrebbero essere evacuati verso l'Europa in questo momento, tutti, attraverso dei voli aerei. Su questo siamo tutti d'accordo. Tuttavia, la maggior parte dei migranti bloccati non si trova in Libia perché sta fuggendo dalla guerra, ma perché è stata ingannata dalle mafie africane che hanno promesso un rapido passaggio verso l'Europa mentre dopo anni si trova ancora a terra nell'area di Tripoli in stato di schiavitù e sottoposta a torture a scopo di estorsione.

Per questo, queste persone chiedono di essere liberate e riportate a casa. Ho raccolto centinaia di messaggi con questo tipo di richieste negli ultimi cinque anni, sono tutti online e alcuni sono contenuti nel film L'Urlo che ho realizzato e che è stato censurato in Italia.

Allora, signor Yambio, perché queste voci non si sentono nelle sue parole?”.

La risposta è stata confusa: ha negato l’esistenza anche di un solo migrante che chieda di tornare a casa dalla Libia, smentendo dunque le centinaia di testimonianze raccolte in questi anni. Ha ripetuto l’accusa di manipolazione, dice di essersi già espresso sul mio lavoro e infine la sentenza: “Tu sei tra quelli che ci stanno uccidendo!”.

Tra le centinaia di testimonianze raccolte in questi 5 anni ne propongo una al lettore digiuno del mio lavoro, di modo che si faccia un’idea di cosa stiamo parlando:


Altrimenti su questi canali è caricato tutto il materiale ricevuto dalla Libia in questi 5 anni tra il quale spicca la richiesta di moltissimi di essere liberati e portati a casa:

https://www.youtube.com/@exodus-escapefromlibya4331

https://soundcloud.com/exodus-escapefromlibya

https://www.radioradicale.it/rubriche/1303/voci-dalla-libia-speciale-fortezza-italia

 

Ora, il signor Yambio vuole zittire tutte queste persone? E per quale motivo? Perché lui, a differenza di questa stragrande maggioranza bloccata in Libia, è un rifugiato e giustamente ha diritto alla protezione internazionale? Siamo contenti per lui.

Tuttavia l’accusa di manipolazione del lavoro dell’Urlo è evidentemente ridicola e tesa a difendere interessi più che diritti. Resta in piedi però quella di censura, quella che rivolgiamo noi al signor Yambio. Censura di un cittadino africano che colpisce le voci di altrettanti cittadini africani, meno fortunati del signor Yambio, ancora bloccati in Libia e che nel frattempo che qualcuno trova una soluzione anche per loro, anziché essere lasciati in mano agli aguzzini, stanno semplicemente chiedendo di essere accompagnati a casa e tratti così in salvo dalle milizie libiche. Oggi stesso, prima che poi.

Beffardo quanto riportato nel “manifesto” dei “Refugees in Libya”: "Abbiamo cercato di alzare la voce e di diffondere le nostre storie. Le abbiamo insegnate alle istituzioni, ai politici, ai giornalisti, ma a parte pochi interessati, le nostre storie sono rimaste inascoltate. Siamo stati deliberatamente messi a tacere. Ma ora non più”. 

Già, non più. Ora sono loro che mettono a tacere le voci dei loro fratelli e sorelle africani.

E questa accusa di censura non è mossa solo dall’autore dell’Urlo, ma da sempre più africani in Africa coinvolti nella lotta al traffico di esseri umani, come esplicitato in questa intervista da Oyiza Hope, attivista nigeriana: 


Di seguito la mail inviata al gruppo parlamentare europeo di “The Left”, senza risposta ricevuta.


“Vi scrivo per esprimere il mio disappunto sull'iniziativa "Da Tripoli a Bruxelles".

Il signor David Yambio censura piuttosto i migranti in Libia.

Le centinaia e centinaia di ore di messaggi che ho ricevuto dalla Libia sono online e alcune di esse sono contenute nel film “L'Urlo", censurato in Italia. Da cinque anni raccolgo i messaggi audio dei migranti in Libia e raccontano una realtà molto diversa: torture e schiavitù, certo, ma anche inganni e la richiesta di essere riportati a casa.

Ogni anno 30.000 arrivano in Europa dalla Libia. In totale, 700.000 sono bloccati in Tripolitania. Meno di uno su 20 arriva in Europa ogni anno. Quindi, avendo capito l'inganno, chiedono, implorano, supplicano di essere riportati a casa.

Inoltre, abbiamo diversi documenti ufficiali del sedicente governo di Tripoli che dichiarano di aver speso i soldi inviati dall'Europa non per fermare i migranti (quei soldi sono fatti sulla pelle dei migranti stessi), ma per armare le milizie che saccheggiano fino al 40% del petrolio libico.

Pertanto, questa iniziativa mi sembra incapace di attaccare il nocciolo del problema (lo sfruttamento delle risorse libiche) e uno strumento di censura contro le vere voci dei migranti in Libia, che il signor David Yambio non rappresenta, ma che finge di rappresentare per travisarne il messaggio.

Cordiali saluti”.

Ps: il video della conferenza stampa purtroppo non è ancora stato messo a disposizione dagli organizzatori. 


LEGGI L'URLO DI MICHELANGELO SEVERGNINI


Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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