Reportage Hainan (3). La Cina, il bivio della storia e quel pizzico di sovranità e indipendenza che basterebbe...
LEGGI: REPORTAGE HAINAN. (1) Dentro la zona economica speciale più grande della Cina
LEGGI: REPORTAGE HAINAN (2) - Come conciliare sviluppo e ecologia: la via cinese e gli insegnamenti per l'Europa
di Alessandro Bianchi
Hainan - giugno 2024
Mentre scrivevo il terzo e ultimo reportage sul mio viaggio nella provincia di Hainan, la zona economica speciale più grande della Cina, sono stato sommerso di nuovi articoli della stampa occidentale che sentenziavano la “fine della crescita economica cinese”, l’imminente stagnazione sul modello Giappone e tutto il repertorio della solita propaganda statunitense, sempre, puntalmente, smentita dai fatti. Il dato fondamentale è, infatti, che il Prodotto Interno Lordo (PIL) cinese sia cresciuto del 5,2% nel 2023, rispetto al 2,5% degli Stati Uniti. Su base pro capite, il divario di crescita è ancora maggiore: 5,4% in Cina contro il 2% negli Stati Uniti. Nel 2024, la Cina supererà di nuovo in modo significativo gli Stati Uniti. “I problemi non mancano, ma i principali provengono dagli Stati Uniti, non sono interni all'economia cinese”, aveva sintetizzato alla perfezione il professor Sachs in un editoriale per Xinhua che avevo tradotto per l’AntiDiplomatico ad aprile e che resta a mio avviso ancora il faro per chiunque voglia affrontare le questioni economiche legate all’economia attuale cinese seriamente.
Mentre scrivevo questo capitolo finale della mia esperienza nella provincia di Hainan, in Cina si è svolto un evento politico fondamentale, uno di quelli che capitano due volte in un decennio: il Plenum del Partito comunista cinese. Lo ha magistralmente sintetizzato l’analista Pepe Escobar in due scritti che abbiamo tradotto come l’AntiDiplomatico (qui e qui). Sottolinea Escobar: “Il plenum è stato piuttosto serio e sobrio: ha cercato di trovare un equilibrio tra crescita economica sostenibile e sicurezza nazionale fino al 2029, quando la RPC celebrerà il suo 80° anniversario. Il plenum ha dimostrato ancora una volta che il "socialismo con caratteristiche cinesi" – o, per i recalcitranti, il capitalismo modificato dalla Cina – è "incentrato sul popolo". I valori supremi sono l'interesse nazionale e l'interesse del popolo – attestato dal fatto che… le grandi imprese private rimangono sotto il controllo strategico del PCC.” La risoluzione finale coniuga, in estrema sintesi, la pianificazione e la regolamentazione statale con le logiche di mercato, la giustizia sociale con la produttività. Principi e bilanciamenti che sono ben presenti nella nostra Costituzione e che hanno reso grande il nostro paese fino agli anni Ottanta. Poi è arrivata la rivoluzione neoliberista imposta con l’Unione Europea, l’euro, la fine del ruolo dello Stato nell’economia, la deindustrializzazione, la totale sudditanza ai diktat di Wsshington, Bruxelles e Francoforte; la progressiva distruzione dei diritti sociali, disoccupazione e povertà diffusa.
E mentre mi accingo a scrivere questo terzo e ultimo reportage su Hainan – gli altri due avevano affrontato lo sviluppo ad alta qualità e il rapporto uomo-natura nella concezione della modernizzazione in stile cinese – mi imbatto in una dichiarazione del portavoce del ministero degli esteri cinese che ci fa comprendere come a Pechino non siano più disposti ad accettare supinamente l’arroganza e i doppi standard occidentali. Nella conferenza stampa del 19 luglio una frase di Lin Jian mi colpisce molto: "Sono finiti i tempi in cui gli Stati Uniti potevano ingannare il mondo con la loro propaganda". L’utilizzo della parola “mondo” ci offre bene il livello di consapevolezza della Cina di essere parte di un processo storico in cui la comunità internazionale (quella vera) ha scelto di sbarazzarsi delle “regole” occidentali per proporre un modello di coesistenza diverso che le ribalta totalmente.
Gettare i primi semi... in silenzio
L’eredità più grande che porto dentro di me da questo viaggio è la consapevolezza che il popolo cinese ha dell'urgenza del bivio storico che stiamo vivendo e di come la crescita economica della Cina sia una premessa necessaria per un futuro sviluppo di pace tra le nazioni.
Lo sviluppo ad alta qualità della Cina è un processo che non si arresterà. Procede ad un ritmo impressionante e significa nuove ed efficaci tecnologie applicabili nel campo medico – le ho potute testare alcune in prima persona nel Boao Lecheng International Medical Tourism Pilot Zone
- nel campo energetico (come vi ho raccontato nell’esperienza dell’isola di Doyngu e nel centro di alta tecnologia di Haikou) e nel campo dell'Intelligenza artificiale e dell'automazione della produzione. La Cina sta tentando di conciliare il suo immenso sviluppo con il rispetto delle altre civilizzazioni e della sovranità degli altri paesi; con un rapporto armonico tra uomo e natura e nel rispetto degli standard che la comunità internazionale si è data per prevenire il collasso ecologico. Una sfida titanica che richiede collaborazione, cooperazione e interazione con Stati Uniti ed Europa.
L’occidente ha mostrato una via di sviluppo che è risultata iniqua, immorale, inefficace, deprecabile e che ha portato il mondo in un precipizio del quale non vediamo ancora la fine.
Nel mio viaggio nella provincia di Hainan ho compreso che c’è un’unica via di redenzione possibile per noi che abitiamo in questa parte di mondo che si è creduta superiore per troppo tempo: il silenzio. La silente comprensione di quello che sta avvenendo nel resto del mondo è il primo necessario passo da compiere per accedere alla rivoluzione copernicana che stanno tentando la Cina e le organizzazioni del nuovo mondo multipolare prima della definitiva autodistruzione del nostro pianeta. Abbiamo parlato troppo come occidente e la nostra voce ha rimbombato per decenni con il suono di bombe e delle urla delle popolazioni che abbiamo martirizzato. Taccia la Nato, taccia l’Unione Europea e tacciano tutte le organizzazioni del Washington Consensus.
Da Hainan torno quindi con la convinzione che noi occidentali dovremmo mettere da parte per sempre le idee di "supremazia", per abbracciare quelle di rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione globale. Le strategie, la retorica, i doppi standard sono stati smascherati tutti. Il resto del mondo li conosce alla perfezione ed è il momento di sedersi al tavolo da pari e a carte scoperte.
Siamo ad un bivio storico come non si presentano spesso nella storia. In Cina ne sono ben consapevoli. Il partito comunista cinese – come è emerso dal Terzo Plenum – è pienamente conscio delle sfide che si appresta ad affrontare nella convinzione che il futuro pacifico e prospero dell’umanità passa dalla capacità di costruire ponti con l’occidente nel brevissimo futuro. Che cos’è se non questa convinzione ad aver spinto, del resto, il presidente Xi Jinping a lanciare nel marzo del 2023 l’Iniziativa di Civiltà globale? Che cos’è se non questa convinzione il voler mettere al centro di ogni progetto di politica estera, in particolare la Belt and Road Initiative, il rispetto delle diverse civilizzazioni? Nel marzo del 2023, Xi Jinping dichiarava nel presentare a Pechino l’Iniziativa di Civiltà Globale come “il futuro di tutti i paesi è legato strettamente. Le diverse civiltà convivono in modo inclusivo e si scambiano e apprendono, ciò valorizza un ruolo insostituibile nella promozione del processo della modernizzazione sociale dell'umanità e prosperità del giardino delle civiltà mondiali”.
Lo scoglio più grande da superare per arrivare alla prosperità del giardino delle civiltà mondiali, dal mio punto di vista, è l’ostilità del potere numero uno in occidente, il più strenuo difensore della bellicosa unilateralità statunitense: le corporazioni mediatiche. Come ha sentenziato, tuttavia, il portavoce del ministero degli esteri cinese Lin Jian: "sono finiti i tempi in cui gli Stati Uniti potevano ingannare il mondo con la loro propaganda". Due terzi del pianeta, oltre i due terzi della popolazione mondiale semplicemente non crede più alle menzogne che ci raccontiamo in occidente e non vogliono più accettare le sopraffazioni subite in passato. E’ il momento di prenderne atto.
Come costruire ponti: una nuova opportunità per l'Italia
Mentre osservavo i successi tecnologici ed economici della Cina nella provincia di Hainan, immaginando alle immense possibilità che si potrebbero aprire per il mio paese se solo avessimo un pizzico di sovranità e indipendenza in più, ho riletto varie volte l’editoriale di Jeffrey Sachs che ho citato all'inizio e compreso in profondità la sua conclusione: “La soluzione migliore in assoluto per l'economia mondiale sarebbe che Cina, Stati Uniti ed Europa mantenessero un commercio aperto e politiche industriali concordate. Tuttavia, se gli Stati Uniti e l'Europa diventano fortemente protezionisti nei confronti della Cina, la risposta migliore per la Cina è quella di accelerare il successo e la crescita delle sue relazioni commerciali e finanziarie con le economie emergenti”. Il professor Sachs ci rende chiara l’urgenza del momento.
La soluzione migliore per i popoli, in particolare quello italiano, è abbracciare le opportunità che si aprono con lo sviluppo ad alta qualità cinese, ma a Washington sono ancora predominanti le forze che vogliono imporre il proprio modello fallito e fallimentare al suo interno e in tutti i suoi protettorati, Italia compresa.
Con l’Unione Europea sempre più inutile emanazione degli interessi strategici statunitensi nel nostro continente, spetta alla spinta dei singoli paesi membri la forza di gettare i primi semi.
L’Italia aveva preso la giusta direzione firmando nel marzo del 2019 il Memorandum sulla nuova via della seta. Su decisione statunitense, i governi Conte II e Draghi non ne hanno dato applicabilità pratica e il governo Meloni ne è indegnamente uscito. Ma all’Italia capita una nuova grande opportunità con la visita del presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni in Cina che inizia domani, 27 luglio, e durerà fino al 31 luglio. Il premier arriva in Cina con una delegazione di imprenditori e discuterà con le massime autorità del paese il “Piano d’azione per il rafforzamento del Partenariato strategico globale 2024-2026”.
Ad Hainan, zona economica esclusiva più grande della Cina e porto di libero scambio fondamentale della nuova via della seta marittima, ho potuto osservare la pressoché totale assenza dell’Italia, con l’importante eccezione dell’azienda farmaceutica Zambon. E' il momento di lavorare con chi pensa alla "prosperità del giardino delle civiltà mondiali" e smettere di assecondare supinamente i voleri di chi sta pensando al prossimo governo da abbattere perché non in linea con il "Washington consensus". Basta un pizzico di sovranità e indipendenza per fare il primo passo verso la parte giusta della storia.
P.s. Voglio ringraziare sentitamente chi mi ha accompagnato nel mio viaggio nella provincia di Hainan, un momento per me indimenticabile. Ho conosciuto un team straordinario di persone. E' stato un momento straordinario di crescita, comprensione e consapevolezza. Mi sono sentito accolto dal primo momento e ho avuto una testimonianza, con l'esempio, di cosa significhi umiltà, modestia, senso del servizio, responsabilità, lavorare con passione e per una missione, capacità di abnegazione, professionalità, solidarietà e cooperazione. Tutti valori che qui in Italia avevamo, si sono persi perchè non conciliabili con la "rivoluzione neoliberista" che si è imposta, e abbiamo il dovere di riproporre, con l'esempio, nuovamente al centro della nostra comunità.
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