REPORTAGE HAINAN. (1) Dentro la zona economica speciale più grande della Cina

REPORTAGE HAINAN. (1) Dentro la zona economica speciale più grande della Cina

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di Alessandro Bianchi

Haikou (provincia di Hainan), giugno 2024


In occasione del XX congresso del Partito Comunista Cinese, nell’ottobre del 2022, il presidente Xi Jinping ha chiarito al resto del mondo quali sono i 4 pilastri su cui poggerà la “modernizzazione in stile cinese”: sviluppo ad alta qualità, prosperità per l’intero popolo con la guida del PCC, convivenza armoniosa tra uomo e natura, costruzione di un destino comune dell’umanità. Al contrario dell’occidente che basa da secoli il suo sviluppo sulla sopraffazione, sul colonialismo, sulle guerre dirette o per procura al fine di depredare le risorse del Sud del mondo, il governo cinese è impegnato a portare avanti un percorso di pace, non ingerenza, cooperazione e rispetto della sovranità altrui. Una rivoluzione copernicana nelle relazioni internazionali piena di sfide e complessità, che trova nella Belt and Road Iniziative il suo perno fondamentale.

Dal 19 al 26 giugno ho avuto modo di vivere in prima persona la “modernizzazione in stile cinese”, nel luogo che forse più di tutti coniuga al meglio il tentativo (difficilissimo) di conciliare lo straordinario sviluppo “ad alta qualità” con la ricerca di una convivenza armonica tra uomo e natura: la provincia di Hainan.

Luogo incantevole, situato all’estremo sud della Cina, l’isola di Hainan coniuga una vegetazione preponderante di palme rigogliose, spiagge tropicali e le opportunità economiche straordinarie apertesi con la creazione della zona economica speciale più grande del paese. Porto fondamentale della nuova via della seta marittima, Hainan gode di una posizione geografica in grado di connettere tutto il sud-est asiatico. Questo snodo fondamentale per la diplomazia economica di Pechino è oggi al centro di una serie di esperimenti pilota che ho potuto visionare in prima persona e che saranno l'oggetto di tre diversi reportage che usciranno nel mese di luglio su “Egemonia”.



Come primo passo del mio viaggio nella isola di Hainan ho avuto modo di visitare gli stabilimenti di un’azienda italiana, il Gruppo Zambon, che ha avuto la lungimiranza di investire in questa provincia nel lontano 1998, e l’Haikou National Hi-Tech Industrial Development Zone, entrambi nel capoluogo della provincia: Haikou.


PORTO DI LIBERO SCAMBIO E ZONA ECONOMICA ESCLUSIVA

Il 13 aprile 2018, il governo cinese ha reso l'isola di Hainan una zona pilota di libero scambio e dato il via alla costruzione della maggiore zona economica esclusiva del paese. Come “unico porto di libero scambio con caratteristiche cinesi”, Hainan si impegna a diventare, scrive Jiang Feifan, “una zona pilota di approfondimento e apertura, una zona pilota di civiltà ecologica nazionale, un centro di consumo turistico internazionale e un'importante zona di garanzia di servizi strategici.”

Oggi l’isola di Hainan, importante snodo della nuova via della seta marittima, è la regione con il maggior numero di politiche preferenziali e il più alto grado di apertura in Cina. Il numero di aziende è cresciuto rapidamente, passando da 610.000 alle 940.000 del 2023, tra cui 28 società Fortune 500.

Il Porto di libero scambio di Hainan è una zona economica speciale in cui le società commerciali possono beneficiare di politiche preferenziali per l'importazione, l'esportazione e il commercio. Le società commerciali registrate all'interno del porto di libero scambio di Hainan beneficiano, sottolinea Feifan, di grandi vantaggi: esenzione dal pagamento dei dazi fiscali sull'importazione iniziale delle merci in Cina, un'aliquota d'imposta sulle società più bassa del 15%, procedure doganali semplificate, tasso di cambio dello 0% e conti bancari in diverse valute, nonché un gruppo di servizi di magazzinaggio e logistica tra cui scegliere.

IL CASO ZAMBON

C’è un’azienda italiana che ha avuto la lungimiranza di scegliere la provincia di Hainan negli anni Novanta, prima dei grandi cambiamenti introdotti dal governo cinese nel 2018, ed oggi è in grado di sfruttare pienamente i vantaggi della zona economica esclusiva: la casa farmaceutica Zambon.

Il direttore della filiale di Haikou, capoluogo della provincia, il signor Zhu Zhiyun ci ha aperto le porte dello stabilimento e permesso di vivere in prima persona l’automazione di una produzione che potrebbe superare nei prossimi mesi quella italiana. “A portare Zambon ad un livello globale è stato Roberto Tascione, quando nel 2016 è diventato Amministratore Delegato di Zambon Pharma. Ha rappresentato un punto di svolta nella trasformazione dell’azienda italiana da conduzione familiare a multinazionale”, ci spiega. “Da allora, l’azienda si è concentrata molto sul mercato cinese, tanto che oggi la Cina è il principale motore di crescita del business dell'azienda a livello globale”, ha proseguito. “Abbiamo un rapporto molto positivo con la sede centrale, condividendo apertamente le nostre esperienze e la nostra strategia. Inoltre, contribuiamo a spiegare le peculiarità del mercato cinese. Zambon China ha sempre insistito sull'innovazione dei metodi terapeutici, considerando il miglioramento della qualità della vita delle persone come la sua missione aziendale. Siamo già oggi in grado di coprire tutto il fabbisogno della Cina e presto potremo esportare anche in Europa”, ha concluso il direttore.

Si producono granulati e compresse nello stabilimento di Haikou della Zambon. Dopo il periodo del Covid, la produzione, ci spiega la responsabile dello stabilimento, Rose Xian, ha subito un rapido aumento, ma l’automazione ha permesso di gestire tutte le nuove commesse. “Nei prossimi mesi affronteremo un ricambio di macchinari per adeguarci alla mole di commesse in crescita”, ci ha spiegato, mentre ci ha accompagnato passo passo nella produzione dei farmaci dello stabilimento di Haikou che hanno ottenuto tutte le certificazioni europee necessarie per l’esportazione.

La collaborazione italo-cinese al suo massimo livello.


SVILUPPO AD ALTA QUALITA'




Zambon è una delle 284 aziende a capitale straniero che fanno parte dell’Haikou National Hi-Tech Industrial Development Zone.

Fondata nel 1991, con una superficie totale di 85,42 km², la zona di sviluppo industriale nazionale Hi-Tech di Haikou si articola attraverso un modello diversificato formato da “sette parchi industriali": il Mei'an Ecological Science and Technology New Town, Medicine Valley Industrial Park, Shiziling Industrial Park, Yunlong Industrial Park, Mission Hills Tourist Park e il West Coast Headquarters Economic Zone.

Ad oggi, nel parco sono presenti 13.326 imprese – 284 registrate a capitale esclusivamente straniero e 220 imprese ad alta tecnologia. L'industria farmaceutica è uno dei pilastri, con 66 aziende presenti, tra cui l’italiana Zambon, 19 aziende di dispositivi medici e 1.590 farmaci brevettati.

Il direttore amministrativo Wang Wenhai ci ha aperto le porte del parco e sottolineato come “la zona nazionale di sviluppo industriale Hi-Tech di Haikou comprende tre settori portanti: turismo, industria dei servizi moderni e hi-tech.” Quest’ultima, in particolare, è caratterizzata da un modello 3+X, “ovvero biomedicina e dispositivi medici, lavorazione degli alimenti di alta gamma, conservazione dell'energia e protezione dell'ambiente, oltre alla produzione avanzata”. Il turismo, ha proseguito nella sua presentazione, “si concentra su turismo + sport, arti visive e dello spettacolo, con grande enfasi sullo shopping duty-free”. L'industria dei servizi opera in continuo coordinamento con le altre due grandi zone economiche speciali: Hong Kong e Macao”.

Ad accogliere all’ingresso del parco c’è una grande parete dove si rimarca con cura le aziende, come Zambon, che hanno investito nella provincia prima che diventasse porto di libero scambio e le altre.

“In base alle diverse misure, in termini di produzione, verranno concessi premi graduali alle imprese che registrano una crescita continua del fatturato annuale dei prodotti fabbricati localmente con materiali completamente biodegradabili. In particolare, le imprese con ricavi superiori a 30 milioni di RMB, 50 milioni di RMB e 100 milioni di RMB saranno premiate rispettivamente con lo 0,5%, l'1% e l'1,5% di tali ricavi nell'anno in corso, fino a un massimo di 50 milioni di RMB”, ci ha poi spiegato il direttore Wang Wenhai. “Abbiamo creato da poco un’applicazione in più lingue facilmente consultabile per tutte le aziende che vogliano investire e creato un ufficio apposito per agevolare ogni passaggio burocratico”, ha concluso come ad invitare l'Europa a non perdere un treno che potrebbe poi essere non più raggiungibile.

E si perché oggi, al momento, Zambon rappresenta l’unica azienda italiana fisicamente presente nella provincia, ma ci spiega il direttore, ci sono alcuni casi di capitale italiano investito in joint venture con aziende cinesi o di altre nazionalità. Troppo poco, veramente troppo poco, per le potenzialità mostrate da una provincia che non è solo la zona economica esclusiva più grande della Cina, ma uno dei porti di riferimento della nuova via della seta marittima, con dirette ramificazioni in tutto il sud est asiatico, il vero motore della crescita economica mondiale dei prossimi decenni.

 

PRIMA DI QUELLA DELLA SETA, C'E' LA VIA DELLA SOVRANITA'

La firma del memorandum d’intesa per la nuova via della seta avvenuta durante il governo Conte I nel marzo del 2019 poteva segnare un momento di svolta epocale per il nostro paese. L’Italia, unico paese del G7 ad entrare nella piattaforma che segnerà la vita delle relazioni internazionali nei prossimi decenni, poteva realmente fungere da ponte tra occidente e oriente, aprendosi delle praterie non solo in Asia, ma in tutto il nuovo mondo multipolare. Purtroppo, l’attuale governo ha scelto la via imposta da Washington e ha deciso di uscire dal Memorandum, dopo che, ad oner del vero, i governi Conte II e soprattutto quello Draghi non lo avevano mai valorizzato fino in fondo, anzi. Lo abbiamo potuto appurare nell'eccezione che rappresenta Zambon ad Hainan, provincia il cui Pil è cresciuto del 7,5% nel 2023. 

La lungimiranza del governo cinese non ha portato a ritorsioni dopo la decisione del governo Meloni, ma anzi al rafforzamento del partenariato strategico che nel 2024 sta festeggiando i suoi 20 anni, in parallelo ad una data molto sentita a Pechino: l’anniversario dei 700 anni della morte di Marco Polo. Sta all'Italia ora fare il passo successivo: ideare una strategia coordinata in grado di presentarsi come ponte, come interlocutore economico e politico serio in grado di cogliere i vantaggi che si aprono nella cooperazione strategica con il nuovo mondo multipolare, di cui la Cina è la principale protagonista e la provincia di Hainan uno dei suoi fiori all’occhiello.

Basta solo un pizzico di sovranità e indipendenza per coglierli.

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