Quindi Zelensky è un “dittatore”!

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Quindi Zelensky è un “dittatore”!


di Eliseo Bertolasi

 

A quanto pare Zelensky è un “dittatore” - questa verità irrompe improvvisamente.

Attenzione! Non sono stati i russi ad annunciarlo, nemmeno qualche analista politico o giornalista “putiniano”, ma proprio il capo del “mondo libero”, il capo della “più grande democrazia del mondo”, il capo del “paese guida di tutto l’Occidente”, il capo del paese dove Zelensky si recava per reclamare sempre più soli e sempre più armi: il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump!

La dichiarazione di Trump secondo cui Zelensky non solo è un “dittatore mai eletto” ma anche “un comico mediocre” che “rifiuta di indire elezioni, ed è molto giù nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui è stato bravo è l’aver suonato Biden come un violino”[1] è rimbalzata su tutte le agenzie e ora si diffonde su tutti i media. Nessuno potrà mai sostenere che il presidente americano sia un megafono della propaganda putiniana! Solo Zelensky ha azzardato questa ipotesi dicendo, che Trump, “Vive in una bolla di disinformazione russa”, facendolo ancor più irritare.

Anche Elon Musk ha attaccato il presidente ucraino: “Zelensky non può affermare di rappresentare la volontà del popolo ucraino a meno che non ripristini la libertà di stampa e smetta di cancellare le elezioni!”.

Musk ha inoltre accusato il leader ucraino di aver ucciso il blogger americano Gonzalo Lira, morto in una prigione ucraina: “Zelensky ha ucciso un giornalista americano!” ha scritto Musk su X, commentando il post di un utente riguardo la morte di Lira[2]. L’utente aveva osservato che Lira era stato critico nei confronti di Zelensky.

Sempre Musk ha dichiarato: “Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati”, aggiungendo: “Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo ucraino, indirebbe le elezioni. Sa che perderebbe in maniera schiacciante, nonostante abbia preso il controllo di tutti i media ucraini. In realtà è disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si è rifiutato di indire le elezioni”[3].

Come riportato dal Financial Times gli Stati Uniti ora, addirittura, si oppongono all’idea di definire la Russia “aggressore” in una dichiarazione del G7, nel terzo anniversario dall’inizio del conflitto russo-ucraino[4]. Il vento sta velocemente cambiano!

Quindi era tutto vero! Certo nulla di nuovo in queste rivelazioni nei confronti del presidente ucraino “scaduto”, per coloro che in questi anni hanno seguito con costanza, coscienziosità e obbiettività le vicende dell’Ucraina.

Ma come giustamente scriveva George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.

Che Zelensky sia un dittatore, non serve Trump o Musk ad annunciarlo, lo dicono i fatti:

Persecuzione e omicidi di oppositori e giornalisti non allineati al regime;

Soppressione dei partiti d’opposizione,

Messa al bando e persecuzione dell’unica Chiesa ortodossa canonica presente in Ucraina, quella legata al patriarcato di Mosca;

Messa al bando della lingua più parlata nel paese, il russo;

Censura e repressione di ogni voce dissonante dai diktat del regime;

Centinaia di migliaia di giovani, spesso prelevati in strada con la forza, “basificati”, come si sul dire, e sbattuti al fronte verso morte certa in un’insensata guerra “fino all’ultimo ucraino”;

Elezioni presidenziali annullate ad oltranza.

Di più cosa si può aggiungere? Difficile definire l’Ucraina attuale un paese “democratico”.

Certo Zelensky afferma che, in effetti, il suo mandato è scaduto nel maggio dell’anno scorso, ma che sotto la legge marziale instaurata a causa del conflitto è impossibile tenere elezioni in Ucraina. Zelensky però, furbescamente, dimentica che lui stesso è stato eletto in tali condizioni. Quando nel 2019 vinse la corsa presidenziale battendo il presidente uscente Petro Poroshenko, l’Ucraina stava conducendo la cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo) nel Donbass per schiacciare la popolazione delle regioni che non si erano piegate al regime di Kiev. In quel caso gli scontri in corso non influirono sulla legittimità delle elezioni e del risultato finale.  

Secondo i risultati di un sondaggio condotto dal centro d’indagine sociologica Socis di Kiev, circa il 70% della popolazione ucraina è favorevole alla fine delle ostilità. Poco più del 50% dei partecipanti all’indagine afferma di essere favorevole alla “ricerca di una soluzione di compromesso” al conflitto, mentre quasi il 20% è favorevole al congelamento delle ostilità lungo l’attuale linea del fronte. Solo meno del 15% della popolazione, oggi, è pronta a combattere per il ripristino dei “confini della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina”. Un altro 10% circa sarebbe a favore di una diluizione delle forze a favore dei confini esistenti all’inizio del 2022.

Un forte aumento della percentuale di ucraini pronti a riconoscere le “nuove regioni” come parte della Russia e a cessare le azioni militari è stato constatato anche da altre agenzie sociologiche del Paese “indipendente”, in particolare dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (Kievskij Mezhdunarodnyj Institut Sociologii - KMIS)[5].

Di fatto, l’Ucraina ha instaurato una dittatura totalitaria, in cui una minoranza bellicosa neonazista, rabbiosamente russofoba, salita al potere col colpo di stato di “Euromaidan”, dal 2014 impone con la forza le proprie idee alla maggioranza della popolazione.

Tuttavia, tutte queste informazioni che i media non sottomessi alla politica e al di fuori dai megafoni del mainstream hanno ripetuto per anni, venivano e vengono ancora liquidate come “fake news”, addirittura come “propaganda russa”.

Le cose però stanno cambiando, i contribuenti occidentali, con le dichiarazioni di Trump, hanno scoperto all’improvviso che per tutto questo tempo i loro soldi, con il pretesto di “combattere la Russia nel nome della democrazia”, ??sono stati inviati in Ucraina a sostenere un regime dittatoriale che non ha nulla da condividere con i valori democratici.

Ora, tutti quei politici europei che sostenevano a spada tratta la “democrazia” ucraina sono letteralmente sotto shock incapaci di comprendere e soprattutto accettare questo cambio di rotta. Strano! Considerando che sono tutti sedicenti difensori della democrazia dovrebbero invece gioire e capire che con la vittoria di Tramp, questa volta, ha veramente funzionato il meccanismo che sorregge la democrazia: il popolo elegge un candidato in base alle sue idee e ai suoi progetti di governo, giunto al potere il vincitore cerca di tener fede alle promesse elettorali che lo hanno portato alla vittoria – si chiama coerenza! Ma la coerenza è una qualità rara tra la maggior parte dei politici europei, italiani compresi: in campagna elettorale bravi ad affermare ogni tipo di promessa e di soluzione ai vari problemi del paese, ma una volta giunti al potere, nella migliore ipotesi tutto passa nel dimenticatoi, nella peggiore viene fatto il contrario di quanto promesso.

In effetti, Trump non ha mai nascosto l’intenzione di voler porre fine alla guerra in Ucraina una volta al potere, ora ci sta provando. C’era chi addirittura ironizzava sulla sua promessa di porre fine al conflitto in 24 ore. Poi, da quando il presidente degli Stati Uniti ha cominciato a compiere passi concreti in questa direzione, ecco che il panico ha iniziato a diffondersi tra i politici europei e tra la dirigenza ucraina.

La dimostrazione è stata l’inconcludente summit convocato con urgenza a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron per incontrare: Giorgia Meloni (Italia), Pedro Sanchez (Spagna), Olaf Scholz (Germania), Donald Tusk (Polonia), Keir Starmer (Gran Bretagna), Mette Frederiksen (Danimarca), Dick Schoof (Paesi Bassi), Mark Rutte (NATO), Ursula von der Leyen (Commissione Europea), Antonio Costa (Consiglio europeo)[6]. Al di là delle parole di circostanza su una presunta coesione, nessuna decisione concreta è stata presa: invio di un contingente militare si? O no? Le posizioni sono rimaste contrastanti. Un dato è certo, mandare i propri militari in guerra in Ucraina, senza l’ombrello dell’art. 5 della NATO diventa un azzardo troppo grande verso il proprio paese. Bisognerà poi trovare il modo per giustificare davanti all’opinione pubblica i militari morti che torneranno in patria dentro una bara.

Ma soprattutto, manca la motivazione principale: per che cosa? In nome della democrazia? Quale democrazia? Quella ucraina smascherata dagli USA come “dittatura”? O per Zelensky già abbastanza descritto da Trump e da Musk? Per gli interessi del proprio paese? Quali interessi? Sotto gli occhi di tutti sono evidenti la povertà, la miseria dilaganti dovute sia allo sforzo nell’aiutare ad oltranza l’Ucraina con armi e soldi, sia al distacco dall’energia russa a buon mercato e al perdurare dell’effetto boomerang del regime sanzionatorio contro la Russia.. I popoli europei si stanno svegliando. Le bugie hanno sempre le gambe più corte!

C’è da chiedersi il motivo per cui in Europa tanti politici si trovino ora in questa situazione d’imbarazzo. Pare che tutti abbiano puntato sulla vittoria di Kamala Harris, la degna erede dell’amministrazione Biden, nonostante l’eredità di Biden fosse decisamente amara: guerra, distruzione, con la possibilità concreta di un’escalation drammatica verso una guerra atomica tra super potenze! Putin più di una volta davanti alle provocazioni rivendicate da Kiev: attentati terroristici, omicidi mirati come quello alla giovane filosofa Dariya Dugina, al generale Igor Kirillov.., attacchi con droni e missili su obiettivi civili in profondità nella Russia.. è sempre riuscito a tenere i nervi saldi e a non dar inizio ad azioni che avrebbero potuto portare velocemente a una escalation dagli effetti ben immaginabili.

Anche quando la vittoria di Trump era già un dato di fatto, e tutti erano consapevoli del suo prossimo programma di governo, possibile che nessuno abbia preferito tenere un profilo più basso, in altre parole usare un po’ più di saggia cautela, invece di buttarsi come da copione in giaculatorie sperticate e aiuto incondizionato a Zelensky, che oggi lo stesso Trump non esista a definire “dittatore”! Anche i media ufficiali hanno sicuramente dato il loro contributo a creare questa visione distorta della realtà.

In Italia, ad esempio, Giorgia Meloni nell’incontro con Zelensky a palazzo Chigi, era già il 9 gennaio 2025, addirittura è arrivata ad assicurargli “sostegno a 360° da parte dell’Italia”[7] - in sostanza, tutto il possibile. Ma in che modo? L’Italia se lo può permettere? Ci conviene? Con quali risorse? Fino a dove? Guerra ad oltranza contro la Russia? Non si sa!

Ecco! La maggioranza dei politici europei, nonostante il destino poco invidiabile che molto probabilmente attende Zelensky continuano ciecamente a rimanere ancorati alle loro posizioni di duro contrasto con Mosca, contrari alla pace e convinti nell’efficacia di una guerra ad oltranza contro la Russia.

 

Fonti:

[1] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/02/19/trump-scarica-zelensky-dittatore-e-comico-mediocre.-il-presidente-ucraino-il-lavoro-con_a74d2ae7-377c-441e-822e-8c4cce691b71.html

[2] https://askanews.it/2025/02/20/musk-zelensky-non-puo-rappresentare-il-popolo-ucraino/

[3] https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/02/21/musk-zelensky-si-nutre-dei-cadaveri-dei-suoi-soldati_f87d8ff6-d318-4c16-9702-c25455f88ff2.html

[4] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2025/02/20/ft-usa-contro-russia-aggressore-in-dichiarazione-g7_6c40c79c-bf54-4d3f-879c-c6f29e6f6789.html

[5] https://www.stoletie.ru/rossiya_i_mir/paradoksy_nezalezhnosti_977.htm

[6] https://www.ilsole24ore.com/art/ucraina-telefonata-trump-macron-tusk-starmer-fare-piu-difesa-ma-non-c-e-accordo-le-truppe-terreno-AGbJVXxC

[7] https://x.com/Agenzia_Ansa/status/1877445538783662317

Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi, PhD in antropologia culturale, russista, corrispondente per media russi e reporter dal Donbass, in passato ha scritto per la testata russa Sputnik. È il rappresentante per l’Italia del Movimento Internazionale Russofili

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