"Più armi, no guerre". Il sit-in del PD davanti l'Ambasciata russa è una debacle totale
C’erano Enrico Letta, Carlo Calenda, Emma Bonino, Benedetto Della Vedova, Pier Ferdinando Casini, Laura Boldrini, Luigi Manconi, Lia Quartapelle, Angelo Bonelli, Riccardo Magi, Gianni Cuperlo, Roberto Giachetti, Marina Sereni, Mariastella Gelmini, Debora Serracchiani… tutti intervistati con il faccione in primissimo piano per nascondere in TV il fallimento della manifestazione di protesta, per l’Ucraina, davanti all’ambasciata russa di Roma. Manifestazione che, nonostante il battage pubblicitario che l’aveva preceduta (si veda qui, qui, qui…) ha visto la presenza di non più di 300 persone.
Un evidente segnale del disfacimento del fronte bellicista capitanato dal PD.
Intanto in questo partito c’è chi si industria per strumentalizzare il crescente dissenso per una guerra imposta dagli USA, finalizzata a trasformare l’Ucraina in un “nuovo Afghanistan” (dove fare impantanare e far collassare la Russia) e colpire una Europa “colpevole” di approvvigionarsi di gas russo, (nove volte più economico di quello statunitense). È il caso del governatore della Regione Campania, Vincenzo de Luca, che (verosimilmente, sperando di rafforzare il suo consenso e conquistare la segreteria del PD), da mesi, si spende in proclami video contro l’imperialismo USA annunciando una grande manifestazione a Napoli. Manifestazione che, invece, arrivato qualche diktat, ora si limita a chiedere per l’Ucraina, esclusivamente, il “cessate il fuoco”.
Cessate il fuoco che, ovviamente, dovrebbe essere accompagnato sul cosa fare dopo. A tal riguardo segnaliamo un davvero interessante appello firmato da un gruppo di diplomatici italiani non più in servizio attivo: “(…) Primo obiettivo è il cessate il fuoco e l’avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire: 1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni; 2) alla definizione della neutralità dell’Ucraina sotto tutela dell’ONU; 3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi. (…)
Un punto di partenza per la nascita, finalmente anche in Italia, di un movimento contro la guerra? Speriamo di sì.