Perché in Italia non nasce un vero movimento contro la guerra? Intervista a Gianmarco Pisa
di Francesco Santoianni
Sempre di più (vedi qui o qui) gli Italiani critici per il sostegno governativo all’Ucraina. Nonostante ciò, stenta a decollare un movimento contro la guerra paragonabile, ad esempio, a quello che riempì le piazze nel 2003 ai tempi della Guerra del Golfo. Sui motivi di questa impasse parliamo con Gianmarco Pisa, operatore di pace in zone di conflitto e post-conflitto e ricercatore dell’Istituto Italiano di Ricerca per la Pace - Corpi Civili di Pace (IPRI - CCP).
<<I motivi sono molti. Intanto, la frammentazione del movimento non aiuta la costruzione di una piattaforma forte, capace di mobilitare migliaia e migliaia di persone. Poi, non va sottovalutata l’assenza di soggetti politici grandi, di massa, con parole d’ordine coerenti: contro la guerra, contro la Nato, contro l’imperialismo. Infine, anche l’ambiguità di posizioni tipo “né con la Russia, né con la Nato” non aiuta. Lo stesso Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha ribadito che la Nato ha rifiutato le proposte di accordo della Russia, provocando, di fatto, l’escalation. Bisognerebbe dire tutte e tre le cose: cessate il fuoco e fate spazio alla politica e alla diplomazia; basta armi all’Ucraina; basta sanzioni alla Russia>>.
Tra l’altro, dopo l’aggressione alla Libia e alla Siria la lettura della guerra come inevitabile sbocco del sistema capitalista è pressoché scomparsa nei movimenti antimilitaristi.
<<Non c’è dubbio che sui principi di autodeterminazione dei popoli e di eguaglianza sovrana tra gli Stati vi siano state pesanti incertezze. Sarebbe sufficiente ricordare, in ogni caso, la celebre affermazione del socialista Jean Jaurès: il capitalismo porta la guerra come la nuvola porta la pioggia>>.
Tentiamo ora, anche alla luce delle manifestazioni e delle iniziative recentemente promosse, di fotografare le realtà che compongono il variegato e multiforme movimento “pacifista”
<<Dunque. Rete Italiana Pace e Disarmo, la rete di convergenza più ampia del movimento pacifista, ha aderito alla manifestazione nazionale di Roma del 7 ottobre 2023 sul tema “La Via Maestra: insieme per la Costituzione”, con un documento (si può leggere qui) in cui ricorda che «la guerra iniziata con l’aggressione russa miete vittime in Ucraina e nel mondo», esplicita la parola d’ordine del cessate il fuoco immediato, ribadisce che «le guerre e le armi ... non portano alla pace», ma non si esprime sulla questione delicata delle sanzioni (unilaterali e illegittime) contro la Russia.
I Disarmisti Esigenti, nati in risposta all'appello di Stéphane Hessel e Albert Jacquard a «esigere un disarmo nucleare totale», hanno, tra le altre cose, promosso i “digiuni di coerenza pacifista”, con una piattaforma (si può leggere qui) in quattro punti: «non rifornire di armi e di aiuti militari l’esercito di Kiev, pur solidarizzando con il popolo martoriato dall’aggressione russa ...; avviare subito trattative di tregua e poi di pace con l’intervento dell’ONU ...; riduzione delle spese militari e rifiuto di ospitare vecchie e nuove bombe atomiche ...; revoca delle sanzioni energetiche contro la Russia».
La Rete contro la Guerra e il Militarismo ha promosso diverse iniziative a partire da una piattaforma (si può leggere qui) in quattro punti: rompere la pace sociale, organizzarci e lottare per la difesa dei nostri interessi di classe, contrapposti a quelli del capitale; opporci all’invio di armi all’Ucraina, all’aumento delle spese militari e ad ogni intervento militare italiano all’estero; opporci all’utilizzo di basi militari sui nostri territori per colpire la Russia; lo stop immediato alle sanzioni».
Analogamente, aree no-war, a partire dal Coordinamento per la pace - Milano, hanno promosso varie iniziative, recentemente a Milano una Tre Giorni per la Pace (22-23-24 settembre 2023) chiamando a raccolta «tutti coloro i quali ritengono che la pace non possa essere raggiunta tramite il continuo invio di armi, si oppongono alla linea di cobelligeranza del nostro governo, ... e chiedono di fermare la guerra promuovendo le trattative sotto l’egida dell’ONU».
Non solo. Almeno altre due iniziative di respiro nazionale sono state organizzate.
L’iniziativa “Il Coraggio della Pace” (qui la piattaforma) nata da un appello promosso da cento firmatari «contro la militarizzazione dell’Europa, l’invio delle armi, per una soluzione diplomatica di pace al conflitto», anche in questo caso senza riferimenti espliciti alla questione delle sanzioni contro la Russia (Firenze, 23-24 settembre 2023); e poi l’iniziativa promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle (qui la piattaforma), che pone l’accento sulla pace che «è assenza di violenza delle armi e di pratiche di guerra, vuol dire non rapporti antagonistici né sfide militari o sanzioni genocide».
L’iniziativa di Michele Santoro e Raniero La Valle guarda a una ricaduta più propriamente politico-elettorale. Come è scritto nella piattaforma, «la prima occasione in cui tutto ciò sarà messo alla prova saranno le elezioni europee. [...] Il primo punto di un programma elettorale è per noi il rifiuto della creazione di un esercito europeo, erroneamente considerata, nell’attuale deriva politica, il naturale coronamento dell’unità europea».
D’altra parte, la stessa iniziativa “Il Coraggio della Pace” ha lanciato la proposta di «dare vita ad una associazione, che sia il più plurale possibile, e che abbia la pace e il disarmo come punti cruciali per cui lottare». Anche questo movimento guarda “con interesse” all’iniziativa di Santoro.>>
Cosa si muove invece, nel campo della cosiddetta “sinistra antagonista”?
<<Anche qui, non mancano occasioni di dibattito e di iniziativa: tra queste, il PAP Camp 2023 di Potere al Popolo dello scorso agosto, senza tuttavia alcun momento specifico, tra i workshop, dedicato alla guerra; e la Festa nazionale di Rifondazione Comunista (21-24 settembre) dove al tema della guerra sono stati dedicati diversi appuntamenti, la presentazione del libro “Enrico Berlinguer. La pace al primo posto”, il dibattito su “Media, Guerra e potere politico” (con Pablo Iglesias e Bifo), nonché il “monologo”, ancora di Michele Santoro, “Per un mondo senza guerra”.
Va da sé che Unione Popolare abbia lanciato un appello, in vista delle Europee 2024, «favorevole ad un confronto con Michele Santoro» e «disponibile alla costruzione di una alleanza pacifista».
Vi è poi l’importante appuntamento del 21 ottobre per una mobilitazione generale a Pisa e in Sicilia contro la guerra, la militarizzazione, le occupazioni militari dei territori e le forme di militarizzazione e disciplinamento negli ambienti formativi (qui la piattaforma).
Né va dimenticato lo sciopero generale del sindacalismo di base indetto da ADL Cobas, CUB, SGB e SI Cobas il 20 ottobre, con la parola d’ordine, tra le altre, del «No alla guerra, No alle spese militari, No alla produzione e all’invio di armi» (qui la piattaforma).
Dunque, si notano due tendenze: da un lato, una moltiplicazione di iniziative e una ripresa di attenzione sul tema, decisivo, della lotta contro la guerra e per la pace; dall’altro, la frammentazione e la divisione tra le realtà organizzate impegnate contro la guerra e per la pace. Al netto, come risulta evidente dalle piattaforme che abbiamo sommariamente illustrato, delle differenze di impostazione che pure permangono tra le forze del movimento.>>