PER UN FRONTE ANTIFASCISTA E COSTITUZIONALE
Uno dei nodi che i comunisti devono affrontare sul piano politico è quello di stabilire con quali forze e su quali obiettivi creare le condizioni per rispondere in maniera concreta alle questioni che si pongono oggi in Italia. Si tratta cioè di tracciare un percorso, e anche una prospettiva, che dia la sensazione che si sia trovata la chiave interpretativa del tipo di contraddizioni (e dei settori sociali che le esprimono) che possono costituire la base di un progetto di ripresa dell'influenza dei comunisti nella situazione italiana. Non si tratta di una questione strumentale, ma di una definizione oggettiva di quelle che si possono definire necessità storiche da trasformare in programma politico.
Finora questa esigenza è stata oscurata da un modo astratto di considerare le caratteristiche dello scontro politico e sociale nel nostro paese, che ha permesso il riprodursi di un dualismo tra la realpolitik dei partiti istituzionali di sinistra e le esigenze alternative che pure si esprimono nella società italiana, col risultato che al centro del dibattito politico rimangono di fatto i partiti e le proposte di chi detiene gli strumenti parlamentari e di influenza elettorale.
Dicendo questo non intendiamo sottovalutare il ruolo negativo che svolgono i cosiddetti poteri forti e i loro strumenti di propaganda, che combattono chi svolge un ruolo di opposizione e ne vogliono ottenere la ghettizzazione. Quello che vogliamo mettere in evidenza è però che la debolezza dell'alternativa corrisponde principalmente al fatto che, nell'impostare il lavoro politico, non si colgono gli elementi essenziali su cui far convergere un movimento politico e sociale che comprenda tutte le forze in campo. E non si tratta di quel ‘campo largo’ di cui vagheggia la Schlein, ma di coloro che possono condividere e sappiano perseguire coerentemente un programma che è anche la sintesi dello scontro in atto nel paese.
In concreto, come va letta la situazione in Italia e quali sono i punti di convergenza su cui lavorare? E in che modo va rappresentata politicamente questa vasta area politica, l'unica che può contrastare effettivamente il progetto neofascista del governo Meloni?
A nostro parere ci sono due questioni che oggi rappresentano il punto forte di un'opinione diffusa su cui si può effettivamente costruire il campo largo della sinistra: l'antifascismo e un programma di difesa costituzionale, sia sul versante delle strutture dell'ordinamento statuale che dei diritti sociali previsti dalla Costituzione.
Purtroppo, a questa esigenza diffusa non corrisponde oggi una rappresentanza politica che sia in grado di darne coerente espressione. Il PD è un coacervo di pulsioni che vanno dal centrismo atlantista a un riformismo moderato, i 5 Stelle, pur avendo un indirizzo più radicale, vivono le contraddizioni della loro origine, mentre AVS rappresenta la sinistra moderata nella sua versione puramente parlamentaristica. Quello che manca è un forza coerente e determinata a battersi per gli obiettivi comuni.
Una forza politica di questo genere non si può inventare e ne sono la dimostrazione le esperienze elettorali di quella sinistra radicale, mista a posizioni anarco-sindacaliste, che viene sempre battuta per la inconsistenza dell'area sociale che rappresenta.
Ai comunisti spetta il compito, sulla base di una corretta interpretazione della situazione, di dare alle cose un indirizzo diverso lavorando per costruire gli strumenti comuni per l'azione.
Le questioni sul tappeto non sono contingenti o di ordinaria amministrazione. Intanto c'è il problema del governo Meloni che oltre ad avere una continuità col MSI è anche il perno di un progetto di neofascismo di Stato fatto di provvedimenti repressivi (la 1660), di stravolgimento costituzionale a partire dall'autonomia differenziata e dal premierato e non ultimo dai provvedimenti autoritari anche nella scuola.
L'antifascismo non è dunque retorica, ma diventa un punto fermo per una strategia che intende rovesciare l'indirizzo politico attuale. Misurarsi con questo problema è una necessità ineludibile, il che impone a noi comunisti il compito di favorire la crescita di un fronte politico all'altezza della sfida.
Non è l'unico problema che dobbiamo affrontare. All'ordine del giorno c'è la lotta contro la guerra e il recupero del protagonismo dei lavoratori. Ma la costruzione del fronte politico costituzionale deve essere uno dei cardini della nostra strategia ed è in continuità con la storia stessa dell'esperienza dei comunisti italiani. Il filo rosso che deve unire la storia passata col progetto di oggi.