Ospedale pediatrico di Kiev: quello che sappiamo finora e a chi giova il “terrorismo dell’indignazione”

Ospedale pediatrico di Kiev: quello che sappiamo finora e a chi giova il “terrorismo dell’indignazione”

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di Alberto Fazolo 

I tragici fatti dell’ospedale pediatrico di Kiev impongono una ferrea presa di posizione e il netto rifiuto di ogni strumentalizzazione. Proprio per questo motivo bisogna analizzare i fatti e disarticolare le narrazioni distorte.

La quasi totalità dei media mainstream ha parlato di una giornata di bombardamenti su Kiev in cui sarebbe stato colpito un’ospedale pediatrico causando decine di morti. I media più spregiudicati hanno raccontato di decine di bambini ricoverati uccisi dai russi. Ciò è assolutamente falso.

La notizia corretta è che c’è stato un attacco missilistico russo su Kiev che ha causato decine di morti, quasi tutti addetti di una industria militare (colpita e distrutta), poi un missile -che al momento non si sa se sia russo o della contraerea ucraina ricaduto al suolo dopo aver mancato l’obiettivo- ha colpito dei locali tecnici di un complesso ospedaliero. In questo secondo episodio (ben distinto dall’altro, cioè il bombardamento dell’industria militare) sono morti due tecnici dell’ospedale e sono rimasti feriti tre bambini ricoverati. Nessun bambino ricoverato nell’ospedale è morto. I media italiani che dicono il contrario stanno mentendo.

Tuttavia, non va nascosto che nella giornata di bombardamenti sono rimasti uccisi due bambini con la madre che si trovavano a passare di lì. A loro e a tutte le vittime innocenti, va la solidarietà più incondizionata.

Questa ricostruzione dei fatti non è di chi scrive o di qualche fonte russa, ma quella correttamente riportata da tutte le maggiori agenzie di stampa italiane che da ieri seguono la notizia: ANSA, AdnKronos, ecc. L’informazione falsa, distorta, intenzionalmente ambigua e fuorviante è quella prodotta dai media a cui poi attingono la maggior parte dei cittadini per formare la propria opinione. Quindi, viene da domandarsi, perché c’è stata una manipolazione dell’informazione che ha investito giornali e telegiornali? Chi c’è dietro questa operazione?



Ovviamente certe cose si sanno e sono scontate, anche se talvolta è difficile dimostrle. Altre cose invece sono più curiose e meritano di essere analizzate. Facendo credere ai cittadini dei paesi dell’Occidente Collettivo che la “perfida Russia ha massacrato intenzionalmente i bambini malati” scatta un meccanismo di “terrorismo dell’indignazione”. Cioè, la notizia provoca un impulso irrefrenabile di porre fine -con qualsiasi mezzo necessario- a quell’orrore. In quest’ottica si costruisce il consenso intorno a qualsiasi avventura bellicista contro la Russia. Dato che proprio oggi a Washington si apre il vertice NATO sull’Ucraina, in cui i capi di Governo dovrebbero decidere se iniziare a ragionare su una exit strategy o continuare a lottare (eventualmente in maniera più dura) contro la Russia, viene il sospetto che qualcuno abbia voluto interferire nelle scelte utilizzando la leva dell’indignazione dell’opinione pubblica.

Ciò non vuol necessariamente dire che ci si trovi di fronte ad una false flag, ma di sicuro che c’è stata un’azione coordinata di manipolazione delle notizie. Cosa fatta da qualcuno che può trarre vantaggio da questa sporca vicenda.

Dato che ciò probabilmente si tradurrebbe in una escalation bellicista che potrebbe portare a un inasprimento e/o ad un allargamento del conflitto, tutti quelli che amano la verità e la pace, dovrebbero respingere queste strumentali manipolazioni guerrafondaie proposte dai media italiani, che nel migliore dei casi possono essere archiviate come “sciacallaggio politico”.

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo. Laureato in Economia, esperto di Terzo Settore e sviluppo locale. Giornalista. Inizia l'attività giornalistica testimoniando la crisi del Kosovo e la dissoluzione della Jugoslavia. Ha trascorso due anni in Donbass, profondo conoscitore delle vicende ucraine. Attivo nei movimenti di solidarietà internazionalista, soprattutto in contrasto con le operazioni di "Regime change".

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