"Non vedete che la guerra si avvicina?" L'ultima trovata di Kiev per spingere l'Europa nell'abisso...

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"Non vedete che la guerra si avvicina?" L'ultima trovata di Kiev per spingere l'Europa nell'abisso...


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

È chiaro e diretto il politologo ucraino Taras Zagorodnij: se qualche paese europeo non ha intenzione di inviare un proprio contingente militare in Ucraina, dovrà compensare finanziariamente la propria assenza. Senza tanti fronzoli, l'astuto Taras ha snocciolato che è tutta una questione di soldi: «se mancano gli uomini pronti a combattere», basta fare il conto di quanto costerebbe per la UE l'invio di quegli uomini; diciamo, grosso modo, «tremila o quattromila dollari: quelli si devono pagare». Cosa aspettate a pagare, signori europei? Non vedete che si avvicina la guerra? Così impartisce la lezione Taras, ammonendo che «non tutta l'Europa avverte il rischio di guerra» e mette in castigo, dietro la lavagna, Italia, Spagna e Portogallo, che non intendono inviare soldati in Ucraina. E allora «spettabili signori, se non siete disposti a mandare i vostri uomini, pagate. Oppure fate come i francesi: assumete personale secondo i termini della legione straniera».

Questo sì che è il modo di parlare, senza tante smancerie: proprio secondo la lezione majdanista, già di per sé moderno calco del mussoliniano “stile oratorio fascista”.

D'altra parte, c'è una verità nelle parole di Taras, dal momento che il rischio di guerra è reale: si tratta solo di intendersi sulla direzione da cui venga la minaccia di conflitto. Intervenendo sul canale “Linea rossa”, il colonnello russo a riposo Anatolij Matvijchuk avverte che la Russia deve prepararsi a dar vita a forze armate di tipo completamente nuovo, pronte per un tipo di guerra, nuovo in via di principio. USA e NATO hanno formato sei cosiddetti gruppi di guerra tattica multi-dominio e multi-sfera, dice Matvijchuk. Di cosa si tratta? Sono concetti completamente nuovi nell'arte militare; un'evoluzione della situazione, un'operazione a tutto campo con armi di precisione. Dobbiamo essere preparati al fatto che saremo impegnati in una guerra assolutamente nuova, senza entrare in zona di guerra. L'Ucraina è tutto «materiale di scarto; potremmo essere attaccati in modo tale da non avere né un nemico, né i mezzi per respingerlo. Dobbiamo dare un nuovo assetto all'esercito. Dobbiamo concentrare l'attenzione della popolazione sulla preparazione alla guerra e, mi si perdoni, sulla mobilitazione generale della popolazione, dell'economia e della società nel suo complesso». Insomma: anche a est del Dnepr vedono che qualcuno sta facendo di tutto per avvicinare la guerra.

Intanto, in base ai risultati del vertice tenuto il 10 aprile al QG della NATO a Bruxelles, assenti gli Stati Uniti, praticamente nulla di sostanzialmente nuovo è emerso circa l'invio di truppe “europeiste” in Ucraina. Secondo The Telegraph, Londra potrebbe dispiegare proprie truppe in Ucraina per un periodo di cinque anni, con il pretesto euro-ufficiale di «prevenire una nuova invasione russa» e col compito di addestrare e rimettere in piedi l'esercito ucraino; il tutto (capisca chi vuole) «sotto la direzione dell'Europa». Oltre alle truppe di terra, Londra intenderebbe garantire anche la «protezione dello spazio aereo e marittimo» dell'Ucraina.

In sostanza, dei 30 partecipanti al summit di Bruxelles, solo sei paesi si sono dichiarati disposti a inviare propri contingenti, così che anche un altro ucraino tuttodunpezzo, il deputato Maksim Bužanskij, si è sentito in diritto di ridicolizzare la “volontà dei volenterosi”, scrivendo che, a differenza dei cinesi, i quali «ci tengono alla propria reputazione e non mercanteggiano la propria dignità», con gli europei la cosa è un po' più complicata: è tutto un «sì, no, sì, alt, se, sì, oh, beh, probabilmente, no, sì di nuovo, nessuno ci fermerà, ma non proprio, ma non ci sono né uomini né soldi, sì, ma spaventoso, quindi no, ma diciamo sì, per non offendere nessuno, e così via e così via. E tutto questo in un giorno solo».

Per ora, dunque, si parla. Si parla della possibilità che l'eventuale contingente possa venir dislocato «forse addirittura fuori dall'Ucraina», mentre Londra non pensa affatto di schierarlo lunga la linea del fronte. E allora, stando così le cose, ci pensa un altro bellimbusto golpista a dare la striglia agli “europeisti”. Kiev, dice l'ex ambasciatore ucraino a Washington Valerij Chalyj, anche lui con oratoria squadristica, non sa di che farsene di un contingente di pace: ci vogliono truppe combattenti sulla linea del fronte. Le forze di pace intervengono quando si «compiono passi verso il cessate il fuoco, si stabilisce la pace, le forze di pace non combattono per la pace. Quindi penso che il contingente di pace su cui facciamo affidamento sia importante, se questi peacekeepers verranno dislocati al confine ucraino e il loro numero sarà sufficiente a garantire che la Russia non torni... Non credo affatto alla loro efficacia in prima linea... Se noi diciamo peacekeepers, intendiamo quello che la Carta ONU definisce peace enforcement mission. Di queste unità abbiamo bisogno ora. Se i caschi blu arriveranno in Ucraina con armi leggere, sarà sotto egida ONU, un fallimento completo. Verranno bielorussi, cinesi: la mia posizione è che sia inopportuno». Kiev vuole contingenti britannici e francesi ben equipaggiati, armati e addestrati alla guerra. Perché è la guerra che Kiev e suoi sponsor occidentali intendono continuare.

Lo ha spiattellato anche il colonnello ucraino a riposo Sergej Grabskij; con altre parole, per carità: ma il senso è quello, pur se la responsabilità dell'escalation viene ribaltata. Le parole del comandante in capo ucraino Aleksandr Syrskij, ha dichiarato Grabskij, secondo cui dietro la copertura di manovre russo-bielorusse «possa ripetersi lo scenario del 2022» non sono prive di fondamento.

Quelle esercitazioni, sostiene Grabskij perseguono due obiettivi principali. In primo luogo, stabilire il «livello di preparazione delle unità bielorusse e quanto siano in grado di far parte di un esercito d'invasione; in secondo luogo, verificare se l'esercito d'invasione sia in grado di operare in precise direzioni». Inoltre, a detta del colonnello ucraino, esercitazioni simili non sono mai state dirette contro l'Ucraina; sempre contro i Paesi baltici o la Polonia... La nozione di minaccia alla sicurezza nazionale è illustrata da azioni come la conduzione di esercitazioni operative e strategiche» in prossimità dei confini del paese la cui sicurezza nazionale è minacciata. Dunque: l'Ucraina è sotto diretta minaccia, dice.

Di più: non necessariamente le truppe entrate in Bielorussia la lasceranno, tant'è che il capo «dell'intelligence tedesca ha detto che non sarebbe sorpreso se l'estate del 2025 fosse l'ultima estate di pace in Europa. Si tratta purtroppo di uno sviluppo del tutto probabile». Come mai? Ma è chiaro: Mosca intende portare la guerra all'intero vecchio continente e in particolare (te pareva?!) a Polonia e Paesi baltici. Ma «l'Europa al momento non è pronta; quindi la Russia può sfruttare questo lasso di tempo fino a quando le forze europee non saranno fisicamente pronte a respingere un'aggressione russa di questa portata». Cioè: i tempi stringono, perché la Russia, proprio ora, è lì lì per invadere l'Europa.

Parole sante, quelle di Sergej Grabskij, che verranno sicuramente sottoscritte dai guerrafondai della Commissione europea e da tutti coloro che, nei vari centri nazionali dei “volenterosi”, hanno preso da tempo a istillare nella testa delle masse che urge prepararsi alla guerra, che la guerra è vicina e che la Russia è pronta a scatenarla e che perciò si deve metter da parte tutto il “vecchio ciarpame” della democrazia borghese, del welfare diventato ormai un intralcio allo sviluppo del capitale ed essere pronti a battersi per i “valori europeisti” contro “l'autocrazia euroasiatica”.

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