Negoziati di Riad: a che punto stanno le trattative tra Russia e Usa?

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Negoziati di Riad: a che punto stanno le trattative tra Russia e Usa?



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

I colloqui per il cessate il fuoco condotti a Riad tra statunitensi, russi e ucraini si sono conclusi senza un accordo. C’è un’intesa generale tra le parti sul ripristino della Black Sea Grain Iniciative, ma non c’è una convergenza sulle modalità operative. Mosca pone le sue condizioni: il transito marittimo delle merci potrà avvenire in sicurezza, se anche la Russia potrà riprendere i suoi commerci internazionali. Dunque se le sanzioni e le restrizioni adottate dall’Occidente saranno revocate. 

La palla passa alla Casa Bianca e a Bruxelles. In serata Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione le richieste della parte russa. Kiev le definisce una “manipolazione” e sulle revoche dovrà esprimersi anche l’Europa. 

Nonostante le differenze e le difficoltà, le parti sono riuscite a concordare una base comune su cui costruire un accordo. La sua attuazione, però, è vincolata a numerose condizioni su cui, a quanto pare, non c’è un consenso. O almeno non ancora.

Negoziati difficili, posizioni irriducibili

Il tavolo di negoziati russo-statunitensi tenuto lunedì a Riad si è concluso senza una dichiarazione congiunta delle parti. Nonostante le trattative fiume durate 12 ore, sal mattino fino alla tarda serata, le delegazioni non sono riuscite a trovare una comune sintesi.  

“Non è stato possibile adottare un documento comune per via della posizione ucraina”, ha detto martedì mattina il primo vicepresidente del Comitato per la difesa e la sicurezza del Consiglio della Federazione, Vladimir Chizhov, per giustificare un clamoroso insuccesso. 

Successivamente il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov specificava che i risultati dei negoziati non sarebbero stati pubblicati per “la natura tecnica dei colloqui”. Tuttavia sarebbe stato possibile rendere pubbliche alcune “intese”, ma solo dopo un’attenta valutazione dei resoconti dei tavoli. 

La tregua in mare alle condizioni di Mosca

Il rapporto del Cremlino è stato pubblicato solo nel pomeriggio, subito dopo quello della Casa Bianca. I due comunicati sono coerenti, suddivisi in cinque punti condivisi rilanciare i corridoi del grano sul mar Nero e stabilire i dettagli del cessate il fuoco aereo:  

1. Le parti concordano di  “garantire una navigazione sicura, eliminare l'uso della forza e impedire l'uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero”. La parte russa aggiunge che si dovranno adottare misure di controllo appropriate “attraverso l’ispezione delle navi”, per verificare che i mercantili non trasportino armi da consegnare all’Ucraina. 

2. Gli Stati Uniti dovranno contribuire a “ripristinare l'accesso delle esportazioni russe di prodotti agricoli e fertilizzanti al mercato mondiale, a ridurre il costo delle assicurazioni marittime e ad ampliare l'accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per condurre tali transazioni”. La parte russa aggiunge che questo punto verrà attuato a condizione della rimozione di sanzioni di tutti gli operatori russi coinvolti nelle rotte sul mar Nero per il commercio di prodotti alimentari (compreso ittici) e fertilizzanti. Chiede dunque:

• la revoca delle sanzioni contro Rosselkhozbank e altri operatori finanziari del settore, la loro riconnessione allo SWIFT e apertura di conti correnti; 

• la revoca delle restrizioni alle transazioni sul loro commercio;

• la revoca delle sanzioni per le aziende compagnie di assicurazione. 

• la revoca delle restrizioni alla manutenzione delle navi nei porti e delle sanzioni contro le navi battenti bandiera russa impegnate nel settore;

• la revoca delle restrizioni alla fornitura di macchinari agricoli alla Federazione Russa.

Questa clausola è del tutto assente nel documento ucraino e si presume dunque che manchi un consenso. Neanche la parte statunitense la riporta. Il presidente Trump ha dichiarato che prenderà in considerazione le richieste russe. Presumibilmente il via libera dipenderà da cosa spera di ottenere dalla riapertura delle rotte (il controllo dei porti ucraini?).

3. Viene ribadito il silenzio aereo solo su obiettivi energetici, per una durata di 30 giorni  con possibilità di proroga e recesso dall'accordo in caso di inadempienza da parte di una delle parti. Il documento russo specifica che il fuoco parziale è in vigore dal 18 marzo, ovvero dal giorno del colloquio telefonico tra Trump e Putin. Nel frattempo Mosca ha accusato diverse volte Kiev di violazione della tregua parziale.

4. Paesi terzi potranno sostenere l'attuazione del cessate il fuoco parziale. Dunque sia Russia che Stati Uniti aprono alla comunità internazionale. Probabilmente ONU e Turchia avranno un ruolo nella nuova iniziativa del grano sul mar Nero. 

5. Le parti sono d’accordo nell’impegno a proseguire i colloqui per una pace solida e duratura.

 

Dai comunicati emerge un consenso della Casa Bianca e del Cremlino, ma è vincolato alle condizioni di Mosca. Il commercio del grano ucraino dal porto di Odessa riprenderà soltanto se: 

1. ciò non costituirà una minaccia per la Russia; 

2. anche la sicurezza della Russia dovrà essere garantita.

3. la Russia ripristinerà le sue rotte commerciali. 

 

La sfiducia della Russia nell’Occidente collettivo aumenta le distanze tra le parti. Mosca esige un accordo bilanciato, accettabile per tutti e chiede a Washington di fare da garante al fine di eliminare ogni tipo di ambiguità nel ripristino delle rotte. Questi punti erano già stati messi in chiaro dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov, intervistato dalla televisione russa martedì pomeriggio. Le dinamiche mostrano che i negoziati sono stati molto duri ed è stato difficile per i negoziatori trovare una convergenza su condizioni minime di intesa. 

Le condizioni di Kiev

La Casa Bianca ha pubblicato un resoconto dei colloqui con la delegazione ucraina. Il documento è del tutto identico all’altro tranne per il punto riguardante il ripristino delle rotte commerciali russe, su cui evidentemente non c’è un consenso. Separatamente è presente una clausola secondo la quale "gli Stati Uniti si impegneranno a facilitare lo scambio di prigionieri, il rilascio di detenuti civili e il ritorno dei bambini ucraini sfollati con la forza". 

È plausibile dunque che, se Washington accetterà le condizioni russe per il ripristino dell’iniziativa sul grano, proporrà a Kiev la revoca delle sanzioni e delle restrizioni agli operatori e navi russe in cambio del rilascio di prigionieri ucraini. Ciò potrebbe dipendere da cosa spera di ottenere Trump dalla riapertura delle rotte sul mar Nero.

 

Inoltre il ministro della Difesa Rustem Umerov, che guidava la delegazione ucraina, ha dichiarato alla stampa nazionale che “ogni movimento da parte della Russia delle sue navi militari al di fuori della parte orientale del Mar Nero costituirà una violazione dello spirito di questo accordo, sarà considerato una violazione” e “l'Ucraina avrà pieno diritto di esercitare il diritto all'autodifesa."

Questo elemento manca nel comunicato statunitense.

 

La diplomazia della navetta

La lunga marcia delle trattative non ha portato né ad un accordo, né ad avanzamenti verso il cessate il fuoco totale, né a delle date. Tuttavia ci sono dei segnali di avanzamento e questo risultato non era affatto scontato. 

Il primo round di trattative non è stato per nulla facile. Gli Stati Uniti hanno mediato tramite un formato di “diplomazia navetta”, dato il rifiuto categorico di Mosca e Kiev a parlarsi direttamente. Inizialmente era stata prevista una vera e propria spola: le delegazioni russe e ucraine sarebbero rimaste in due stanze adiacenti, mentre i negoziatori americani si sarebbero spostati di volta in volta da una stanza all’altra. Poi si è deciso per fa riunire con gli statunitensi prima la parte ucraine e poi la parte russa. 

La delegazione statunitense era guidata  dal direttore senior del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Andrew Peak, accompagnato dall'alto funzionario del Dipartimento di Stato Michael Anton. La squadra russa era formata da Grigory Karasin, capo della Commissione per gli affari internazionali del Consiglio della Federazione (Camera alta del Parlamento russo), e da Sergei Beseda, consigliere del direttore del Servizio di sicurezza federale russo. La delegazione ucraina era composta, oltre che dal ministro Rustem Umerov, anche dal colonnello Pavlo Palisa, vice capo dell'ufficio presidenziale ucraino.

Dopo il tavolo con i russi, gli statunitensi si sono nuovamente riuniti ieri con gli ucraini, su richiesta di questi ultimi.

 

La pace sul filo del rasoio

La partita diplomatica per il cessate il fuoco totale sembra giocarsi sul filo del rasoio. Esiste un enorme gap tra tutte le posizioni, nonostante le lunghe trattative. C’è un’intesa sui corridoi marittimi ma non su come e quando attuarli. Non vi è alcuna menzione ad altre questioni fondamentali: i territori, la sicurezza sulle centrali nucleari, il percorso verso un cessate il fuoco totale e garanzie di sicurezza. 

Inoltre lo stop agli attacchi riguarda solo gli impianti energetici, non tutte le infrastrutture come richiedeva Kiev. Intanto i bombardamenti aerei proseguono da entrambe le parti, con la distruzione di alcune infrastrutture energetiche russe, come la stazione di pompaggio del gas di Sudzha. Trump assicura con entusiasmo che “non siamo mai stati così vicini alla pace”. E anche la parte russa applaude ai progressi diplomatici. 

L’inviato speciale del Cremlino Kirrill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo, su X ha salutato i tavoli di Riad come un “passo storico verso la pace” e la sicurezza alimentare di centinaia di milioni di persone. Annuncia una grande vittoria per il mondo intero, gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina. Si può solo sperare che, al netto della propaganda e di eccessivi entusiasmi, abbia ragione. 

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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