Michele Giuli: il giovane professore in sciopero della fame e la dimostrazione pratica di cos'è il Decreto Sicurezza
10414
di Agata Iacono
Nel silenzio dei media si è svolto ieri un episodio emblematico proprio davanti Montecitorio. Non so se il ventinovenne professore Giuli avesse previsto che la sua protesta pacifica si sarebbe potuta trasformare nell'esempio pratico di cosa significa il Decreto Sicurezza.
Forse si illudeva che vi fossero ancora spazi per uno sciopero della fame portato avanti su uno sgabellino pacificamente. E, invece, forse involontariamente, è riuscito a trasformare in rappresentazione plastica la proiezione della sua denuncia.
Ieri ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere al Presidente Mattarella di non firmare il liberticida Decreto Sicurezza, annunciandolo anche attraverso comunicati stampa.
"Da oggi ho iniziato uno sciopero della fame. Mi siederò ogni mattina davanti al Quirinale, tranne nei giorni in cui insegno. Lo faccio per chiedere al Presidente Mattarella di non emanare il decreto sicurezza. Suo fratello è morto per questa democrazia, ucciso dalla mafia. Mattarella deve semplicemente rigettare questo decreto. Sarà all'altezza di suo fratello e del paese che rappresenta? Non posso insegnare ai miei studenti la storia della Resistenza e poi restare in silenzio davanti a un decreto che punisce il dissenso.
Forse si illudeva che vi fossero ancora spazi per uno sciopero della fame portato avanti su uno sgabellino pacificamente. E, invece, forse involontariamente, è riuscito a trasformare in rappresentazione plastica la proiezione della sua denuncia.
I fatti:
Michele Giuli è un giovane insegnante di storia del liceo Cavour di Roma.
Ieri ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere al Presidente Mattarella di non firmare il liberticida Decreto Sicurezza, annunciandolo anche attraverso comunicati stampa.
Avevamo dato, nella totale omertà mediatica e parlamentare, una prima sintesi del famigerato decreto ministeriale, liberticida e repressivo, che viola la Costituzione:
Nella mattinata di venerdì 11 aprile, il professor Giuli ha iniziato lo sciopero della fame per protestare "contro il governo che ha trasformato il disegno di legge sicurezza voluto dal trio questurino Piantedosi-Nordio-Crosetto, in decreto legge, esautorando così il Parlamento dalla sua funzione legislativa."
Michele Giuli ha provato inizialmente a sedersi con una seggiolina pieghevole davanti al Quirinale, ma la zona era totalmente blindata dalle forze dell'ordine e non è riuscito nemmeno ad avvicinarsi.
Ha quindi deciso di spostarsi davanti a Montecitorio, dove però è stato immediatamente allontanato con la forza: la polizia lo ha trascinato via dalla piazza, impedendogli di rimanere seduto in protesta pacifica.
Qui il video dell'intervento della polizia.
"Oggi il potere non si manifesta solo con manganelli e censure ma anche usando strumenti apparentemente legittimi per svuotare la democrazia. Questo decreto non colpisce la violenza, colpisce la nonviolenza. Non chi fa del male, ma chi denuncia un’ingiustizia", si legge in una nota di Ultima Generazione.
Questa la email che è arrivata a moltissimi di noi:
"Da oggi ho iniziato uno sciopero della fame. Mi siederò ogni mattina davanti al Quirinale, tranne nei giorni in cui insegno. Lo faccio per chiedere al Presidente Mattarella di non emanare il decreto sicurezza. Suo fratello è morto per questa democrazia, ucciso dalla mafia. Mattarella deve semplicemente rigettare questo decreto. Sarà all'altezza di suo fratello e del paese che rappresenta? Non posso insegnare ai miei studenti la storia della Resistenza e poi restare in silenzio davanti a un decreto che punisce il dissenso.
Scioperare per me è un atto di responsabilità e coerenza, l’unico che oggi sento all’altezza della gravità di ciò che sta accadendo".
Spiega lo stesso professore durante il brevissimo sit-in:
"Insegnando storia in un liceo, mi occupo anche di educazione civica e valori democratici. Mi sembrava assurdo starmene in classe con le mani in mano. Mi sembrava incoerente".
E poi un appello: "Chiedo a tutti i professori di storia ed educazione civica di mobilitarsi ed entrare in resistenza civile. Facciano lo stesso anche i parlamentari di sinistra. Non è possibile che non alzino la testa. Dimostrino di non essere vigliacchi". E lancia anche un appello al presidente della Repubblica: "Non firmi questo decreto".