Mattarella va a Varsavia e mette (definitivamente) l'elmetto all'Italia

Mattarella va a Varsavia e mette (definitivamente) l'elmetto all'Italia

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di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

 

Il solitamente prudente Mattarella, ieri in visita di stato in Polonia, si è lasciato andare ad una serie di dichiarazioni che possiamo definire impegnative nel senso letterale del termine: ovvero che impegnano tutti - compresi gli altri organi costituzionali (ad occhio direi il Parlamento e il Governo) della Repubblica - ad una determinata politica estera.

Innanzitutto il Presidente da luce verde all'allargamento bulimico dell'Unione Europea ai Balcani occidentali alla Moldavia e all'Ucraina. Una affermazione abbastanza temeraria e del tutto inusuale per Mattarella. Questo perché non tiene conto che quei quadranti europei sono ancora piegati dalla sofferenza e dall'odio causati dalle guerre di aggressione europee e della Nato nella ex Jugoslavia. L'allargamento prospettato dal PdR italiano prevede anche che si aprano le porte a quella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina ( Republika Srpska) animata da un forte sentimento antieuropeo di buona parte della popolazione e intimamente legata alla Serbia? E se così fosse come si intenderebbe procedere? Con la solita rivoluzione colorata arcobalenata di stampo europeo?

E poi ancora; si vuole inglobare quella Serbia che poco più di 20 anni fa – inerme – ha visto sotto bombardamento missilistico euro-atlantico la sua capitale Belgrado? E non parliamo poi di quella Moldavia, già parte dell'URSS, dove tutta la popolazione parla russo e una forte minoranza si sente, a tutt'oggi, di lingua e cultura russa: come si vorrebbe risolvere il problema della Transnistria? Forse con un'invasione spalleggiata dagli occidentali anche in considerazione del fatto che truppe occidentali (specificatamente inglesi e rumene) già stazionano in loco; viso a viso con i reparti russi presenti in Transnistria su mandato del Consiglio di Sicurezza dell'ONU?

Davvero affermazioni temerarie e inusuali queste di Mattarella che tradiscono la sua sempre riconosciuta prudenza. Viene da pensare che nelle alte sfere della Nato e dunque di Washington si sia già deciso di incendiare anche il quadrante balcanico dell'Europa oltre a quello della frontiera sud dell'Ucraina con un nuovo conflitto tra Moldavia e Transnistria. Questo è il reale significato politico del premere per l'Anschluss della Bosnia, della Serbia, dell'Albania e della Moldavia nella Unione Europea (e immaginiamo nella Nato).

Ma l'affermazione certamente più impegnativa rilasciata dal Presidente Mattarella durante la conferenza stampa con il Presidente polacco Duda è stata quella relativa alla necessità di continuare l'impegno militare, finanziario e umanitario a sostegno dell'Ucraina “fino a quando sarà necessario”. Immaginiamo fino alla sconfitta della Russia o almeno fino a quando Mosca non sarà costretta ad accettare trattative di pace per lei umilianti. Ovviamente queste affermazioni appaiono molto velleitarie visto lo strapotere militare russo esistente (con buona pace dei tanti propagandisti europei e occidentali). E' chiaro che per ribaltare questa situazione sarebbe necessario un impegno diretto occidentale con la messa a terra di reparti militari occidentali in Ucraina e contestualmente con l'imposizione di una no fly zone nei cieli ucraini che faccia da ombrello protettivo alle truppe a terra. Tutte cose che avrebbero come  conseguenza l'entrata della UE e della Nato in una fase di guerra bollente con Mosca. E già oggi le cose sono abbastanza calde con missili antiaerei occidentali ad alta tecnologia della Nato (Patriot e Samp-T) in mano ucraina. Per non parlare poi dei carrarmati Leopard, delle altre armi pesanti e delle decine di migliaia di mercenari occidentali (probabilmente militari Nato “senza mostrine”) in prima linea in Donbass che già potrebbero essere motivo sufficiente affinché Mosca ci consideri paesi non solo “ostili” ma anche cobelligeranti. Con tutte le conseguenze del caso.

Dunque parole pericolose, che impegnano l'Italia - compresi gli altri organi costituzionali quali il Parlamento e il Governo - ad una cobelligeranza di fatto che oltre ad essere incostituzionale (“L'Italia ripudia la guerra” vale ancora?) è anche probabile premessa per impegni ben più gravosi non solo finanziariamente (le guerre costano) ma anche umanamente. Dico questo perché ormai il popolo ucraino tra milioni di profughi e centinaia di migliaia di morti e feriti non è che possa avere troppo materiale umano (“carne da cannone” verrebbe voglia di dire) da spedire al fronte dopo un addestramento veloce e sommario.

Ipotesi peraltro rafforzata dalle parole di risposta del presidente polacco di ultradestra Duda che ha dichiarato di fronte al nostro Presidente che se non si sosterrà l'Ucraina e conseguentemente si accetterà la sua sconfitta ci saranno altre guerre in Europa. Parole che aprono a scenari “caldi” visti quasi come ineludibili. Viene da pensare ad un possibile allargamento del conflitto alla Bielorussia dove i servizi polacchi due anni fa hanno già tentato il golpe contro Lukashenko nella speranza di ripercorrere peraltro quanto già fatto in Ucraina nel 2014 con la cosiddetta rivoluzione di EuroMajdan. Ovviamente dei possibili focolai in Bosnia, Serbia e soprattutto Moldavia e Transnistria abbiamo detto prima.

Domani il Presidente Mattarella sarà ad Auschwitz dove deporrà – leggiamo - una corona al Muro delle esecuzioni, visiterà il museo e prenderà parte, con gli esponenti politici polacchi, alla cerimonia conclusiva della “Marcia dei Vivi” in ricordo dell'Olocausto. Unico non invitato e non gradito, Vladimir Putin, presidente di quel popolo che all'Olocausto pose fine al prezzo di 30 milioni di morti.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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