Mascherine all'aperto. Nel Cts c'è chi sfida ancora l'ovvietà
Tutt’Italia in fremente attesa (per tutta la giornata!) della decisione del Comitato Tecnico Scientifico sulla fine dell’obbligatorietà della mascherina all’aperto. Decisione che ancora (ore 20,38) non arriva. E perché mai nel CTS c’è ancora qualcuno contrario a questa ovvia decisione?
Intanto, per continuare ad alimentare l’esercito di ipocondriaci che la gestione dell’emergenza Covid è riuscita a creare. Un esercito vastissimo considerando che il sondaggio Emg/Adnkronos stima che sette italiani su dieci continuerebbero ad indossare la mascherina all’aperto anche se questo non fosse più obbligatorio; un esercito indispensabile per far passare tutte le vessatorie misure che si prospettano (ad esempio, le privatizzazioni necessarie per pagare i debiti del Recovery Fund).
Ma c’è dell’altro. C’è l’esigenza di prepararsi all’autunno quando la “ricreazione” sarà finita. Quando per obbligare alla vaccinazione tutti gli adolescenti e, poi agli inizi del prossimo anno, tutti i bambini sopra i sei mesi bisognerà imporre nuovi e feroci lockdown giustificati dai nuovi “morti per Covid” e “innumerevoli malati” (attestati, ovviamente, innalzando il numero dei cicli di amplificazione dei tamponi). E sarà, allora, il trionfo dei “rigoristi” (come il governatore de Luca che già annuncia per la Campania mascherine obbligatorie anche all’aperto, qualunque cosa decida il Governo) che avranno gioco facile nel mettere sotto accusa coloro che avevano permesso di “abbassare la guardia” (identificabili in Salvini o la Meloni, oggi in ascesa nei sondaggi).
E in questo gioco, cosa volete che facciano gli “esperti” del Comitato Tecnico Scientifico che finora hanno pubblicamente avallato tutte le scelte imposte dal Governo (a cominciare dal lockdown nazionale che Conte ha preteso l’8 marzo 2020) pur di continuare a troneggiare in TV?