L'Intelligenza Artificiale e il futuro della scuola
Con l’irruzione della Intelligenza Artificiale si va incontro a una triangolazione del rapporto docente-studente. Triangolazione nefasta e deleteria. In più si apre un immenso problema dal lato della sicurezza.
di Angela Fais per l'AntiDiplomatico
A riprova che non ci si era affatto sbagliati ad aver individuato la vera cifra della Riforma Valditara nella ‘svolta digitale’, e non di certo nello studio del latino o nella lettura della Bibbia, il Ministro qualche giorno fa ha sentito il bisogno di tornare a parlare di Intelligenza Artificiale, ricordando tra l’altro che l’Italia è tra i primi paesi a sperimentarne l’uso nella didattica.
L’Intelligenza artificiale, si dichiara, infatti che sarà “destinata a giocare un ruolo sempre più rilevante nella scuola del futuro”. E così, senza appello veniamo messi dinnanzi a un fatto brutale, un dato inoppugnabile: che l’Ai a scuola avrà sempre più spazio. Dichiarazioni che senza dubbio ci fanno piombare in cupe atmosfere kafkiane, imperscrutabili. Ma il potere è così. E’ distante e distanziante. Non lascia spazio per le interrogazioni, non concede la facoltà di formulare domande. Il potere non si spiega, e non spiega. Semmai, asetticamente, dispone. L’ Intelligenza Artificiale oggi gioca il ruolo di grande dispositivo che articola il potere. Essa stessa è una figura del Potere, che non mostra il suo volto ma si nasconde dietro l’autorevolezza della scienza, della efficienza e della tecnologia.
Nell’ intervista che il Ministro inizialmente aveva rilasciato per informare delle nuove indicazioni nazionali per il curricolo, l’uso dell’intelligenza artificiale veniva fatto appena trapelare. Adesso però emerge, e senza farne tanto mistero, che essa giocherà un ruolo centrale nella didattica. Quest’ultima così si articolerà su due livelli. In primis è previsto l’impiego di assistenti virtuali “che aiuteranno a correggere gli esercizi e ad indicare le lacune, per permettere ai docenti di personalizzare maggiormente il percorso educativo”. Il secondo livello invece riguarderà “l’intelligenza artificiale generativa che è in grado di creare contenuti didattici specifici per ciascun studente, adattandosi alle sue necessità e permettendo una didattica ancora più mirata”. Qui sorge una domanda ingenua ma altrettanto legittima: i docenti sinora non sono stati forse in grado di assolvere questi compiti? Abbiamo avuto docenti incapaci di personalizzare la didattica? L’introduzione della Intelligenza Artificiale nelle scuole conduce a uno snodo cruciale. Segna il tramonto della centralità della figura del docente, checché ne dica Valditara. Latino e Bibbia erano solo specchietti per le allodole; strumentali a distogliere l’attenzione dal vero punto della questione.
Finora infatti il docente nella relazione con gli alunni riveste un ruolo focale, essendo il promotore della progettazione didattico-pedagogica. E’ la guida, il Maestro. E crea le premesse per la costruzione di una relazione umana da cui l’apprendimento non può prescindere. Quest’ ultimo infatti non è semplicemente ‘un passaggio di conoscenze’. La conoscenza, la cultura non si ottengono accatastando e affastellando nozioni. Apprendere non consiste nel mero trasferimento di 'dati', ma è strettamente legato all’interazione umana e al dialogo. Ciò che è rilevante non è “cosa ” si insegna ma semmai “come” lo si insegna e sopratutto “chi” insegna. I tre elementi fondamentali per la costruzione di una solida relazione educativa docente-studente sono le emozioni, la credibilità e la fiducia. E ancora oltre la fiducia, il vero collante di quella speciale e unica relazione duale alunno - docente è l’ autenticità. Questa conferisce al docente una maggiore credibilità, incrementando l’apprendimento e combattendo anche la piaga dell’abbandono scolastico.
Adesso però con l’irruzione della Intelligenza Artificiale si va incontro a una triangolazione del rapporto docente-studente. Triangolazione nefasta e deleteria. In ‘Psicologia del Ginnasiale’ Freud nel 1914 conferisce grande importanza a questa particolare corrente affettiva che lega e contrappone studenti e insegnanti; quasi simile a una sorta di transfert, egli la paragona a quella che unisce e contrappone il figlio al padre. E dei docenti dice: “questi uomini, che pure non furono tutti dei padri, diventarono per noi i sostituti del padre. È perciò che ci sono apparsi cosi maturi, cosi irraggiungibilmente adulti, anche se in realtà erano ancora molto giovani”. Nulla di più distante e alieno rispetto a questa presunta intelligenza delle macchine, che da oggi sarà il terzo; e interferira' irrimediabilmente nel rapporto tra Maestro e scolaro. Il legame tra educatore ed educando si colora di componenti affettive, come ci mostra Freud, ed anche si caratterizza per i suoi elementi sociali: il Maestro è, o dovrebbe, essere una fonte di autorevolezza, un punto di riferimento. La relazione educativa dunque si configura come uno dei principali luoghi di attenzione pedagogica. Da oggi sarà invece luogo presidiato, controllato e gestito dal capitalismo della sorveglianza.
A tal proposito l’altra grande questione che qui si pone è sicuramente quella della privacy e della protezione dei dati degli alunni che per forza di cose saranno profilati. L’ immensa mole dei dati degli utenti che sta alla base e consente il funzionamento della IA corre di certo un grossissimo rischio dal punto di vista della sicurezza. Il Ministero fa sapere che sta predisponendo delle linee guida per disciplinare il servizio digitale che accompagnerà le scuole nell’adozione di queste tecnologie, rendendole consapevoli dei rischi. “Lavoreremo affinché l’intelligenza artificiale diventi sempre più uno strumento sicuro a disposizione di studenti e insegnanti”. Non si sbaglia se si dice dunque che a oggi l’Ai non è uno strumento sicuro. Eppure si prosegue. Si naviga a gonfie vele e con grande entusiasmo. D’altronde è una sperimentazione e dunque aspettiamoci di tutto.