Libano. Cecchini sparano sui manifestanti di Hezbollah. 6 morti e 60 feriti
Almeno sei persone sono morte e 60 sono rimaste ferite in una sparatoria registrata oggi durante una protesta a Beirut chiamata contro il giudice che si sta occupando del caso dell'esplosione che ha scosso la capitale libanese nell'agosto dello scorso anno, riportano i media locali.
Il giudice era intenzionato ad incriminare Hezbollah per l'esplosione.
Il Libano in una crisi economica e finanziaria terrificante è al centro degli interessi e degli appetiti coloniali dell'occidente, Francia in primis, che vorrebbero approfittarne per impadronirsi del paese dei cedri ed imporgli le ricette lacrime e sangue del FMI. Senza dimenticare l'obiettivo principale. fomentare una guerra civile e neutralizzare Hezbollah.
Molto probabilmente questo schema di strategia della tensione vuole portare Hezbollah a scontrarsi militarmente con gli altri partiti libanesi quando, finora, si è sempre tenuto lontano dalle provocazioni.
Tornando ai fatti, in uno dei video si vedono i manifestanti che sembrano urlare indignati mentre si sentono degli spari in sottofondo, presumibilmente sparati da un cecchino. Allo stesso modo, si osserva come prendono una persona da terra che giace sanguinante.
Hezbollah-Amal protest in Beirut turns violent as a sniper opens fire at the demonstrators. Reportedly, there are dead and wounded. pic.twitter.com/wZgeBkb3XT
— RT (@RT_com) October 14, 2021
In un altro video ottenuto dal tetto di un edificio, si vede una folla correre mentre suonano le sirene delle ambulanze e i clacson dei veicoli, che sembrano allontanarsi dalla scena.
Disparos en una protesta contra el juicio por la explosión de Beirut
— RT en Español (@ActualidadRT) October 14, 2021
Atacantes desconocidos dispararon en Beirut (Líbano) durante una protesta contra el juez que investiga la explosión que sacudió el puerto de la capital en 2020.
EN VIVO: https://t.co/gB91q0l2KZ pic.twitter.com/rvTJluwdsJ
In un terzo video, un uomo che indossa un passamontagna spara con un fucile fino a 12 volte. La giornalista Larissa Aoun, che ha rilasciato la registrazione, suggerisce che sia un sostenitore dell'organizzazione islamica sciita Hezbollah.
This is #lebanon today #Hezbollah would burn down the country to remove judge #TarekBitar pic.twitter.com/G1DqMiolFI
— Larissa Aoun (@LarissaAounSky) October 14, 2021
Membri dell'esercito sono stati schierati nelle strade della capitale libanese a seguito di quanto accaduto, secondo un'altra registrazione diffusa dal giornalista Subodh Kumar.
UPDATE: Armed clash erupts in Beirut in protest against blast judge
— Subodh Kumar (@kumarsubodh_) October 14, 2021
Visual shows Gun battles on the streets of #Beirut between Shia and Christian groups #hezbollah #amal #lebaneseforces #LebanonExplosion pic.twitter.com/Xdnm4eN5K6
I Militanti di Hezbollah che rispondo al fuoco dei cecchini che hanno sparato dai tetti.
Un passo indietro, Cosa è successo?
La mobilitazione, indetta da Hezbollah e organizzazioni collegate, si è concentrata intorno al Palazzo di Giustizia, dove i manifestanti hanno chiesto la destituzione del giudice Tarek Bitar, che si sta occupando del caso delle deflagrazioni avvenute lo scorso anno a Beirut.
Al momento non è chiaro cosa abbia causato la sparatoria. Un giornalista dell'AP ha detto di aver visto un uomo aprire il fuoco con una pistola durante la protesta, mentre un altro ha visto persone sparare contro i manifestanti dal balcone di un edificio.
Il 4 agosto 2020, centinaia di tonnellate di nitrato di ammonio immagazzinato in modo improprio sono esplose nel porto della capitale libanese, provocando circa 200 morti, circa 6.000 feriti e decine di migliaia di abitazioni distrutte.
La deflagrazione, che è stata una delle più grandi esplosioni non nucleari della storia, ha aggravato le divisioni politiche nel paese arabo, impantanato in un'acuta crisi economica. Bitar, il secondo giudice a guidare le indagini, ha incontrato l'opposizione di Hezbollah, che lo accusa di aver convocato i politici - per lo più alleati del suo movimento - per essere interrogati.