La verità inizia ad emergere. Die Welt: "Il documento segreto che poteva porre fine alla guerra in Ucraina"

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La verità inizia ad emergere. Die Welt: "Il documento segreto che poteva porre fine alla guerra in Ucraina"


Quando era l'AntiDiplomatico a scriverlo due anni orsono, come unica testata giornalistica in Italia, siamo stati messi in tutte le liste di proscrizioni di Repubblica e "fact checker indipendenti e liberi". Ma la verità inizia ad emergere con forza: prima Foreign Affairs, poi Die Welt e Le Figaro. Come ricorda, puntualmente, su X la giornalista Rai Lucia Goracci.

"Era il miglior accordo che avremmo potuto avere". A due anni di distanza, un negoziatore ucraino si confida con il quotidiano tedesco Die Welt, in un articolo ripreso lunedì da Le Figaro, le Parisien ma ignorato totalmente in Italia, come puntualizza correttamente la Goracci.

Datato 15 aprile 2022, quello che Le Figaro definisce "il documento segreto che poteva mettere fine alla guerra in Ucraina" prevedeva garanzie di sicurezza per Kiev in cambio della "neutralità" dell'Ucraina, ma alla fine fu insabbiato da entrambe le parti. Cosa prevedeva l'accordo? Già rivelato a marzo dal Wall Street Journal e menzionato a giugno da Vladimir Putin, questa bozza di accordo era il risultato di un primo ciclo di negoziati tra Russia e Ucraina.

Avviato pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, il 24 febbraio, ha portato i rappresentanti delle due parti a incontrarsi prima in Bielorussia e poi in Turchia. Questi colloqui hanno portato a una bozza di accordo il 15 aprile, in un momento in cui l'esercito russo stava affrontando una resistenza inaspettata da parte dell'Ucraina.

Il documento di 17 pagine, che "Die Welt ha potuto leggere in esclusiva" conteneva 18 articoli e forniva garanzie di sicurezza a Kiev in cambio di contropartite. Secondo Die Welt, l'Ucraina doveva rinunciare "permanentemente" ad aderire a qualsiasi alleanza militare, a partire dalla NATO. Non avrebbe mai "ricevuto, prodotto o acquisito" armi nucleari, né autorizzato la presenza di armi o truppe straniere sul proprio territorio. D'altra parte, l'accordo non impediva a Kiev di entrare nell'Unione Europea.

In cambio, l'Ucraina avrebbe beneficiato di un meccanismo di sicurezza, simile all'articolo 5 del Trattato NATO, che prevede l'intervento di Stati garanti al suo fianco in caso di "attacco armato". I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Stati Uniti, Russia, Francia e Regno Unito) sarebbero stati nominati garanti.

La Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, era esclusa dall'accordo e doveva quindi rimanere nel seno di Mosca. Anche i territori di Donetsk e Luhansk non erano inclusi, ma il loro destino doveva ancora essere deciso da Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin in un incontro al vertice. I due capi di Stato avrebbero dovuto anche discutere le modalità del ritiro delle truppe russe dall'Ucraina e la forma del futuro esercito ucraino. Alla fine, il loro incontro non avrebbe mai avuto luogo.

Perché è fallito? Vladimir Putin ha recentemente dichiarato a proposito: "Dopo che abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev, come avevamo promesso, le autorità di Kiev, come fanno di solito i loro padroni, hanno gettato l'intera faccenda nella pattumiera della storia", ha dichiarato, brandendo il documento durante un incontro con i leader africani a San Pietroburgo a giugno. "Hanno abbandonato il documento", ha aggiunto, nelle osservazioni riportate da Sputnik recentemente. 

Quello che è certo è che la visita di Boris Johnson del marzo 2022 a Kiev è stato l'ordine anglosassone "fino all'ultimo ucraino". Ha fatto seguito la messinscena a Bucha che ha insabbiato ogni possibilità di accordo. Poi sono arrivati gli attacchi terrorristici al Nord stream e l'escalation voluta da Washington e Londra sulla pelle dei paesi europei, insabbiati in un conflitto suicido sempre più pericoloso. Il suicidio dell'Europa continentale "fino all'ultimo ucraino". La verità inizia ad emergere con forza.

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