La risposta dell’Iran alla bozza di accordo sul nucleare proposta dall’Unione Europea
Il ripristino dell’accordo sul nucleare iraniano già sottoscritto da USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina nel 2015 e pi disatteso nel 2018 da Washington all’epoca della Presidenza di Donald Trump, è fondamentale per vari motivi. Il primo riguarda l’immissione sul mercato mondiale del petrolio iraniano senza la scure delle sanzioni USA non solo contro l’Iran ma anche nei confronti di chi fa scambi commerciali con Teheran.
C’è una ragione fondamentale per un ritorno al piano denominato Joint Comprehensive Plan of Action, JCPOA, evitare un pretesto agli Stati Uniti d’America per una guerra contro l’Iran. È sempre bene e utile precisare che Teheran non ha mai avuto l’intenzione di fabbricare una bomba atomica, avendo sottoscritto il Trattato per la non proliferazione di armi nucleari, cosa che non ha fatto Israele, che possiede testate nucleari senza dichiararle. Proprio per queste regioni, se Teheran ricorresse a queste armi avrebbe tutte le ragioni per possederle.
Forse, è possibile che si apra uno spiraglio. Dopo 16 mesi di negoziati tra Iran e UE, con la partecipazione indiretta degli Stati Uniti, i funzionari iraniani ritengono che la possibilità di rilanciare l'accordo nucleare del 2015 sia più vicina che mai.
Nelle prime ore di questa giornata, il Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano ha fornito una risposta alla "bozza finale" di una proposta dell'UE per ripristinare il JCPOA del 2015, chiedendo flessibilità agli Stati Uniti.
Secondo l’Iranian Republic News Agency (IRNA), la decisione di ripristinare l'accordo ora dipende dall'accettazione da parte di Washington dei requisiti di Teheran.
Ieri, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha anticipato che Teheran avrebbe offerto la sua conclusione sull'accordo nucleare del 2015.
"Invieremo la nostra conclusione finale sulle questioni in sospeso al coordinatore dell'UE per iscritto entro la mezzanotte di oggi per vedere quale feedback avrà e quale reazione mostreranno gli Stati Uniti", ha precisato il capo della diplomazia iraniana.
Inoltre, ha aggiunto che, se gli Stati Uniti avessero risposto all'offerta di Teheran in modo realistico e flessibile, "saremmo al punto di un accordo", ricordando che "la parte americana ha approvato oralmente due proposte offerte dall'Iran".
Il ministro degli Esteri iraniano ha sottolineato che Teheran è pronta a raggiungere una conclusione, suggerendo una riunione del ministero degli Esteri per annunciare l'accordo definitivo se la posizione iraniana sarà accettata.
Secondo i media occidentali, la proposta dell'UE, scritta in stretto coordinamento con Washington, potrebbe annullare l'effetto delle sanzioni statunitensi sul Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC).
Per 16 mesi, l'Iran ha trattato indirettamente con gli Stati Uniti tramite negoziati con i restanti firmatari del patto: Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania.
Durante l’amministrazione Trump, gli Stati Uniti non solo si sono ritirati unilateralmente dall'accordo nel 2018 ma, per la prima volta nella storia, hanno inserito il ramo militare di un governo straniero nell'elenco delle organizzazioni terroristiche straniere (FTO).
Da quando è entrato in carica, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha lavorato per resuscitare il JCPOA. Tuttavia, per placare Israele, ha rifiutato le richieste dell'Iran di rimuovere l'IRGC dalla lista nera.
Israele ha compiuto omicidi e sabotaggi all'interno dell'Iran nella speranza di far naufragare i colloqui, oltre a minacciare un'azione militare contro l'Iran se la diplomazia non fosse riuscita a impedire a Teheran di "ottenere armi nucleari".
"Come Washington, abbiamo il nostro piano B se i colloqui falliscono", ha precedentemente avvertito Amir-Abdollahian.
Il fallimento dei colloqui sarebbe una pessima notizia per il mondo intero.