La fame, la sete, la polio a Gaza mentre Bibi vola negli USA

La fame, la sete, la polio a Gaza mentre Bibi vola negli USA

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PICCOLE NOTE


Mentre Netanyahu vola negli States a rinsaldare i rapporti con l’alleato, l’esercito israeliano compie l’ennesima strage a Khan Younis: 84 i morti oltre 300 i feriti. Un modo per ribadire che Tel Aviv può fare quel che vuole, godendo di una totale impunità. Washington è e rimarrà saldamente al suo fianco.

Israele afferma di aver avvisato le persone che avevano cercato rifugio in quella “zona sicura” (sic) perché se ne allontanassero, ma i palestinesi replicano che le bombe sono cadute pochi istanti dopo l’avviso, da cui l’impossibilità di scappare (al Jazeera).


La fame, la sete, la polio…

Sono orrori usuali, ai quali se ne aggiungono altri, meno rumorosi ma non meno funesti. La fame, con l’Oxfam che, sintetizzando un recente rapporto dell’IPC  (Integrated Food Security Phase Classification) rileva che “circa il 95 percento della popolazione di Gaza soffre di fame estrema”.

Entire Gaza Strip now at “high” risk of famine

Quindi, la sete, come riferisce il Daily Mail: “L’acqua era già scarsa prima che scoppiasse il conflitto in ottobre, e la maggior parte di essa era imbevibile. La popolazione di 2,4 milioni di persone dipende da una falda acquifera sempre più inquinata e impoverita”.

Desperate search: Gazans scour ruins for water

“[…] L’ufficio umanitario delle Nazioni Unite (OCHA) ha dichiarato che la maggior parte delle falde acquifere di Gaza era contaminata da liquami anche prima della guerra. Oltre il 97% era pericoloso da bere. Oggi molti gruppi umanitari descrivono la situazione a Gaza come ‘catastrofica’”. Infatti, “la rete di distribuzione idrica funziona a malapena dopo oltre nove mesi di guerra durante i quali le infrastrutture di Gaza sono state devastate”. Così, ai sopravvissuti alle bombe, non resta che vagare tra le rovine alla ricerca di “quel poco di quella fetida di riserva rimasta”.

Poi le malattie, quelle normali – difficili da affrontare in una zona dove quasi tutte le strutture sanitarie sono state distrutte e dove le medicine scarseggiano – e quelle conseguenti alla devastazione, che hanno causato un degrado estremo delle condizioni di vita.

Tra queste ultime, oltre alle tante malattie virali, è arrivata anche la poliomielite, con il virus rilevato tra i “liquami che scorrono tra le tende degli sfollati” e altrove. Tanto che, come annota il Timesofisrael, l’IDF sta facendo vaccinare i suoi soldati contro la polio (ironico, se non fosse tragico).

IDF to give booster vaccinations to soldiers after polio virus found in Gaza sewage

Il trionfo di Netanyahu

Tutto ciò stride con l’accoglienza da statista riservata a Netanyahu in America, ma tant’è. Tale l’Impero che si pensa e agisce come l’entità salvifica del mondo.

Al di là, di interesse notare che il premier israeliano sbarca a Washington da vincitore, giungendovi dopo che il suo nemico Biden, col quale ha incrociato le lame in questi mesi di mattanza a Gaza, è stato fatto fuori. E forse tale tempistica non è affatto casuale…

Certo, Biden non ha fatto mancare armi e munizioni alla macelleria palestinese, ma nella sua senescenza, il debole presidente americano aveva pure tentato di porre un qualche argine, addirittura arrivando a tentare di imporre un cessate il fuoco made in Usa. Il braccio di ferro si è concluso, ha vinto Netanyahu. Non più candidato, Biden è un’anatra zoppa e quindi ancora più debole di prima.

Quanto a Kamala Harris, la designata al trono, sperare che possa o voglia far qualcosa per porre fine alla mattanza è irenico. Vero, in questi mesi ha speso parole in favore della pace, ma era solo la mission che le era stata affidata per placare le ire della sinistra del partito, nulla più (lo riferiva il New York Times).

Il principe consorte

In realtà, potrebbe far molto, dal momento che nessuno la potrebbe accusare di antisemitismo o di avversare Israele, avendo sposato un ebreo, Doug Emhoff, che si è speso per la causa dell’antisemitismo – in particolare scagliandosi contro i dirigenti universitari che non hanno contrastato le proteste a favore della Palestina (Axios) – e ad aprile ha anche “co-presieduto un incontro di leader ebraici per discutere del sostegno di Biden a Israele nella guerra”, come si legge sul Jerusalem Post.

Doug Emhoff joins fury at university presidents over antisemitism comments

Ma ad oggi non si vede come la Harris possa spendersi per porre fine alla mattanza. Anche la mossa di disertare il Congresso durante l’intervento di Netanyahu appare solo pubblicitaria. La defezione serve a blandire la cosiddetta sinistra del partito democratico per ottenerne i favori in vista della nomination, favori che peraltro ha già attirato.

Assenza di facciata, tanto Netanyahu lo incontrerà in privato, iniziativa che dimostra, peraltro, come si stia muovendo già come presidente in pectore degli Stati Uniti, nonostante non sia stata ancora neanche nominata come candidato ufficiale del partito. D’altronde ha la forza dalla sua, come dimostra la violenta rimozione di Biden (sempre se chi ha dimesso Biden non vorrà dimettere poi anche lei…).

Il malore di Biden

Quanto alla defezione di Biden, appare di interesse un’accurata inchiesta di The Dossier fondata su fonti anonime della polizia di Las Vegas, dove si era recato per un comizio elettorale.

Biden, che aveva appena riaffermato la sua volontà di rimanere in corsa, avrebbe avuto un malore ben più grave di quanto dichiarato, tanto che, dopo aver annullato tutti gli impegni, si era deciso di portarlo in un ospedale locale, per poi cambiare idea e riportarlo in tutta fretta alla base aerea di Dover per, infine, portarlo in una struttura ben più attrezzata.

Un viaggio di ritorno tanto accelerato che la cronista del Daily mail al seguito del presidente ha scritto su X che l’Air Force One “volava tanto velocemente che tremava”. Insomma, qualcosina in più del banale raffreddore da Covid comunicato dalle fonti ufficiali. D’altronde, l’Unione Sovietica insegna quanto siano insidiosi i raffreddori per i potenti.

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