Jenin, il nuovo massacro di palestinesi e il solito copione dei nostri media

Jenin, il nuovo massacro di palestinesi e il solito copione dei nostri media

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di Patrizia Cecconi

Ogni mattina a Jenin…

Non parliamo dello splendido romanzo storico di Susan  Abulhawa che porta – non a caso –  questo titolo. Parliamo dell’ennesima strage israeliana nel campo profughi di Jenin. Il luogo che 21 anni fa, nel  2002, patì l’operazione criminale israeliana denominata “scudo difensivo” iniziata con l’assedio, il taglio di elettricità, acqua e cibo e quindi l’invasione con oltre 150 tanks via terra, più elicotteri e F-16 per via aerea, su un campo profughi di meno di un chilometro quadrato, chiudendo ogni accesso alla Croce Rossa, alla Mezzaluna Rossa, ai giornalisti e a chiunque potesse testimoniare il massacro che “l’esercito più morale del mondo” stava commettendo nel campo in cui erano presenti membri della resistenza contro l’occupazione. Occupazione illegale, tanto per precisare.

Jenin è la città, e il contiguo campo profughi (cioè lo spazio offerto a coloro che il nascente Stato ebraico nel 1948 cacciò dalle loro case per appropriarsene) in cui lo scorso maggio è stata uccisa premeditatamente la giornalista palestino-statunitense Shireen Abu Akleh, colpevole di testimoniare coraggiosamente le violenze israeliane.

Jenin è la città (e non la sola purtroppo) in cui, nel silenzio dei nostri media e delle istituzioni sedicenti democratiche, Israele uccide più o meno un palestinese al giorno. Li ammazza  con e senza accuse, praticando la pena di morte senza processo al pari di paesi barbari o nazistoidi come la storia, anche recente, ci ha insegnato a conoscere. Israele non pratica i voli della morte come i colonnelli argentini addestrati dalla CIA, questo gli va riconosciuto, del resto perché sprecare carburante se bastano pochi proiettili per eliminare la dissidenza organizzata e terrorizzare  la comunità rendendola innocua!

Ma è qui che Israele sbaglia, almeno in città come Jenin, o Nablus o Al Khalil detta anche Hebron. Commette lo stesso errore che tutti gli oppressori hanno fatto nei confronti degli oppressi: quello di credere che il terrore renderà docile  e inoffensivo ogni  popolo vessato e sottomesso. 

Se non potesse contare sulla narrazione vergognosamente menzognera dei media mainstream che spacciano per sicurezza le stragi israeliane, la vera natura dello Stato di Israele  sarebbe sotto gli occhi di tutti e la resistenza palestinese non verrebbe chiamata terrorismo ma eroica opposizione all’occupante.

In questa eroica resistenza  ieri sono stati uccisi in poche ore 9 palestinesi, bilancio destinato a crescere perché tra i 20 feriti gravemente non tutti riusciranno a sopravvivere.

Praticamente lo stesso numero di vittime fatto da circa 50 razzi russi su territorio ucraino, come ci hanno comunicato con dovizia di immagini e di interviste i media televisivi. A seguire hanno anche offerto, da studio, la consueta commossa partecipazione alle sofferenze del popolo con immancabile esaltazione della resistenza delle truppe ucraine all’invasore russo.  Dell’invasore israeliano, invece,  nessuna menzione. Dell’ultimo massacro solo pochi secondi ieri da parte della Rai e un servizio affidato alla corrispondente Maria Gianniti che definisce indecentemente la strage “operazione complessa”. L’indecenza non è completa finché non finisce il breve servizio giustificando indirettamente l’intervento israeliano con l’accusa rivolta ai gruppi armati palestinesi (cioè la legittima Resistenza) di essere responsabili di aver “blindato” il campo per proteggere i ricercati da Israele. Anche la conclusione è da premio Pulitzer: la Gianniti conclude ponendo l’accento sul timore di Israele dovuto alle minacce della Jihad seguite al massacro. Massacro che la stessa Gianniti definisce, non a caso con le parole del governo israeliano, “azione preventiva contro il terrorismo.”

Per onestà intellettuale, e con stupore, va rilevato che La7 di Mentana, e Mentana stesso, sono stati ben più decenti nel riportare quest’ultimo efferato massacro, tanto da far supporre che forse stavolta l’effetto Netanyahu e fascisti dichiarati nel suo governo possano aver pizzicato una corda che, invece, non è stata neanche sfiorata dai cronisti della Rai.

Nei prossimi giorni vedremo le reazioni, compresi i silenzi e le menzogne cui siamo abituati, che i media mainstream ci sapranno offrire tanto più che dalla Autorità nazionale palestinese, a partire dalla ministra della sanità di Ramallah e dallo stesso presidente Abu Mazen, sono arrivati messaggi di condanna inequivocabili e, come da anni richiesto dal popolo palestinese, Abu Mazen ha finalmente dichiarato la fine della collaborazione con la sicurezza israeliana. Ha inoltre proclamato tre giorni di lutto nazionale e il diritto della resistenza palestinese di combattere contro l’occupazione. Sui tre giorni di lutto nazionale non ci sono dubbi, ma sull’interruzione della collaborazione con Israele e il rispetto dei combattenti vengono avanzate parecchie perplessità perché non è questa la prima volta che Abu Mazen, in momenti particolarmente caldi, minaccia di interrompere quell’infausta pratica ereditata da Oslo e servita solo a garantire Israele consentendogli di commettere crimini più o meno quotidiani chiamati “sicurezza o ordine pubblico”. Lo vedremo.

Intanto i nostri media si stanno già preparando a ripetere lo stesso copione di sempre: Israele bombarderà Gaza “in risposta” ai razzi che Hamas o Jihad gli lanceranno  contro. Già successo questa notte! E la menzogna che garantisce lo stipendio a chi “tiene famiglia” continuerà senza un briciolo di dignità e, anzi, verrà arricchita con la solita con-fusione tra Shoah e Stato di Israele, assolvendo mediaticamente i criminali di oggi in nome degli orrendi crimini subiti dai loro progenitori nel “900  e, fa sempre bene ricordarlo, non per mano dei  palestinesi ma di quegli europei, italiani inclusi, che oggi, in nome di una decantata quanto orba democrazia, forniscono armi ai devoti di Stepan Bandera.

All’appello lanciato ieri dall’Ambasciata palestinese in Italia, e rivolto ai rappresentanti istituzionali del nostro Paese, ai politici, alla stampa, alla società civile affinché condannino quest’ennesima violenza e si adoperino per interrompere lo sterminio che Israele, sempre impunito, porta avanti contro i palestinesi, ha risposto indirettamente  il presidente Mattarella proprio oggi, Giornata della memoria – quella che gli ebrei hanno avocato a se stessi dimenticando i milioni di altre vittime del nazifascismo – quando ha ribadito il suo “mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti”.  Ma si è trattato di un equivoco, non parlava di Israele! Israele infatti seguita ad essere sotto una sorta di bolla protettrice che gli permette di compiere le azioni di uno Stato colonialista e di apartheid mantenendo l’etichetta di Stato democratico, tanto che l’Unione europea arriva ad affermare, contro lo stesso Diritto internazionale, che accusare Israele di apartheid è “antisemitismo”! Fino a quando continuerà la complicità di politici, istituzioni nazionali e internazionali, media e centri di potere economico e finanziario, Israele potrà calpestare, qualunque sia la formazione politica dei suoi governi, i diritti dei palestinesi e, insieme, il Diritto internazionale facendosi beffe anche dell’ONU, come già i suoi padrini d’oltre oceano fanno da sempre. Fino a quando queste complicità non si spezzeranno la resistenza palestinese verrà chiamata terrorismo esattamente come, durante il nazifascismo, i partigiani venivano chiamati banditi. Ma poi arrivò la resa dei conti.

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