Ilan Pappe', pulizia etnica e negazionismo. Una replica alla risposta di Marco Travaglio

Ilan Pappe', pulizia etnica e negazionismo. Una replica alla risposta di Marco Travaglio

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Come l'AntiDiplomatico vi abbiamo pubblicato la lettera di Enzo Brandi al direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, sul suo ultimo libro concernente la questione palestinese. È arrivata la risposta di Travaglio e una nuova, argomentata, replica di Brandi che vi riportiamo di seguito

 

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A Marco Travaglio

 

E per conoscenza: al Direttore e alla Redazione del Fatto Quotidiano

 

Caro Marco Travaglio, in una sua breve risposta ad una mia lettera aperta sul libro “Israele e i Palestinesi” (che riporto integralmente più sotto) lei critica lo storico Ilan Pappé per l’uso di “paroloni infondati come pulizia etnica” ed afferma che “ciò che lei mi accusa di non sapere e non dire è regolarmente scritto nel mio libro”. Purtroppo proprio qui è il nocciolo della questione: lei è negazionista nei confronti della grande pulizia etnica operata secondo un piano preciso nel 1948 a danno della popolazione palestinese (piano Dalet), che permise la nascita dello Stato di Israele, e che i Palestinesi indicano come la “Nakba”, cioè “la catastrofe”. Se non si parte da questo fatto, cioé dal fatto che in quell’occasione furono intenzionalmente cacciati i tre quarti della popolazione araba dai territori occupati dalle milizie ebraiche (cioè il 78% della Palestina storica), non si può comprendere il significato storico dei successivi 75 anni di storia della Palestina, fino ai nostri giorni. Non si può nemmeno capire il perché del perdurante dramma di milioni profughi che languono nei campi profughi nonostante la Risoluzione dell’ONU 194/1948 ne preveda il ritorno a casa, ed il rifiuto di Israele di sgombrare l’ulteriore territorio conquistato con la Guerra dei 6 giorni nonostante la risoluzione vincolante del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 242/1967 che ne chiede lo sgombero.

E’evidente che lei non ha approfondito la materia storica così come elaborata da Ilan Pappè e altri storici Israeliani e arabi, che si sono basati su una vasta documentazione che comprende anche documenti di stato israeliani desecretati. Tra questi vi sono i diari di Ben Gurion relativi agli anni che precedettero la Nakba, in cui si possono leggere frasi del tipo:”bisogna cacciare tutti gli Arabi, e se ne rimane qualcuno, devono essere nel minimo numero possibile”. “bisogna applicare il piano Dalet”, ecc. Risulta addirittura che i servizi segreti ebraici (da cui poi nacque il Mossad) avevano informazioni dettagliate villaggio per villaggio palestinese con i nomi degli indipendentisti arabi che avevano partecipato alla grande rivolta indipendentista del 1936.1939 e che quindi bisognava eliminare per primi. La pulizia etnica è continuata con la guerra del 1967 (altri 300.000 profughi) e progressivamente negli anni successivi sotto la spinta dell’esercito israeliano e dei coloni in Cisgiordania (altri 600.000). Quello che sta avvenendo nella Striscia di Gaza - con la desertificazione progressiva della Striscia e l’evacuazione forzata della popolazione verso il confine egiziano - è la continuazione di queste politiche. Di questo parere è anche la relatrice dell’ONU Francesca Albanese che parla esplicitamente di “pulizia etnica”.

Per quanto riguarda le “generose” proposte relative ad una possibile nascita di uno staterello palestinese (completamente demilitarizzato) su un misero 15% della Palestina storica fatte da Barak e poi da Olmert (quest’ultimo poi condannato a 19 mesi di carcere per corruzione e organizzatore del selvaggio bombardamento di Gaza noto come “Piombo Fuso”) la stessa cartina che lei ha allegato al suo libro ne mostra l’assoluta inconsistenza. Dalla cartina si vede che la valle del Giordano e il confine esterno verso la Giordania, e persino l’accesso al Mar Morto, restano sotto il controllo israeliano (così come tutto lo spazio aereo). Il territorio assegnato ai Palestinesi è diviso in 4 cantoni non comunicanti divisi da territori israeliani, cioè una specie di riserve indiane o di bantustan come quelli in cui erano relegati i neri del Sudafrica. Se poi lei ha buona vista, noterà la presenza nei territori palestinesi di decine di macchioline a pelle di leopardo che rappresentano le colonie israeliane che nessuno intende smantellare. Si vede che anche la città di Gerusalemme rimane interamente sotto controllo israeliano. Per verificare tutto questo (confermato anche in un articolo dell’europarlamentare Pasqualina Napoletano, vedi TransformItalia, 28 nov. 2023) basta avere qualche nozione di geografia. Devo pensare che lei forse ha bisogno, oltre che di un approfondimento di argomenti storici, anche di qualche nozione elementare di geografia.

Proprio per questo devo rilevare che la sua accusa di non conoscere la storia nei confronti di oltre 4000 professori universitari, che proponevano il boicottaggio universitario di Israele per i massacri in corso a Gaza, risulta quanto meno avventato ed arrogante.

Caro Marco Travaglio, confermo, come già ho scritto in precedenza, che nutro nei suoi confronti una sincera stima per tante sue analisi e dichiarazioni. Ma nel caso del conflitto israelo-palestinese eviterei da parte sua – lei che dichiara di aver voluto scrivere un libro senza tifo di parte – di praticare invece un evidente e viscerale tifo nei riguardi di Israele. Ciò le impedisce di poter interpretare i fatti storici con equilibrio e serenità di giudizio,

 

cordiali saluti, Vincenzo Brandi (Roma, 30 novembre 2023)

 

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Ed ecco il testo del comunicato di Marco Travaglio:

 

"Caro Enzo, ciò che lei mi accusa di non sapere e non dire è regolarmente scritto nel mio libro appena uscito. La proposta Barak e quella ancora più vantaggiosa di Olmert non sono come le presenta lei. Di Pappé non condivido paroloni infondati come "pulizia etnica" , ma ho pubblicato un'intera pagina a sua firma non più tardi di un mese fa.

 

Un caro saluto

 

Marco Travaglio"

 

 

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