Il vero volto del neoliberismo: violenza brutale e repressione in Argentina

Un fotoreporter ridotto in fin di vita dalla polizia di Milei

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Il vero volto del neoliberismo: violenza brutale e repressione in Argentina

Le immagini che arrivano dall’Argentina sono un pugno nello stomaco. Un paese in cui il neoliberismo più brutale, incarnato dal governo di Javier Milei, mostra il suo volto più crudele: quello della violenza brutale contro i cittadini, i poveri, i deboli. Quello che è accaduto a Buenos Aires, durante una protesta di pensionati e tifosi di calcio, è una dimostrazione chiara e drammatica di come il neoliberismo non sia solo una teoria economica, ma un sistema che si nutre di repressione, disuguaglianza e sofferenza.

La repressione: un’apocalisse in pieno centro

La protesta, organizzata da pensionati e sostenuta da oltre venti gruppi di tifosi di calcio, sindacati e organizzazioni politiche, aveva come obiettivo denunciare il crollo del potere d’acquisto dei pensionati, ulteriormente aggravato dalle politiche di austerity neoliberista del governo Milei. Secondo i dati della Defensoría de la Tercera Edad, un pensionato ha bisogno di almeno 1.200.523 pesos mensili (circa 1.126 dollari) per coprire le spese di base. Tuttavia, la pensione minima è di soli 350.000 pesos, che con un bonus una tantum di 70.000 pesos arrivano a 420.000 pesos (394 dollari). Una cifra insufficiente per sopravvivere.

Ma invece di ascoltare le richieste dei cittadini, il governo ha risposto con una repressione spietata. Le forze di sicurezza, armate di scudi, idranti e motociclette, hanno caricato i manifestanti con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e violenza fisica. Le scene sono state apocalittiche: auto della polizia e cassonetti dati alle fiamme, detonazioni, sirene e un’aria irrespibile a causa del fumo e dei gas. Il bilancio finale è stato di 124 arresti, 20 feriti e 26 agenti lesionati. Tra i feriti gravi c’è Pablo Grillo, un fotoreporter colpito alla testa da un candelotto di gas lacrimogeno, che ha riportato fratture al cranio e perdita di massa cerebrale. Attualmente è in terapia intensiva con prognosi riservata.

La solidarietà travolta dalla violenza

Una delle caratteristiche più significative di questa protesta è stata la partecipazione delle 'hinchadas', i tifosi di calcio, che si sono uniti ai pensionati in segno di solidarietà. L’iniziativa è nata dopo che Carlos Dawlowski, un pensionato di 75 anni e tifoso del Chacarita Juniors, è stato colpito da repressione durante una precedente manifestazione. I tifosi, riconoscendosi nella sua storia, hanno deciso di scendere in piazza per difendere i diritti dei più anziani. Ma anche questa forma di solidarietà è stata repressa con violenza inaudita.

Un video diventato virale mostra un agente di polizia che colpisce con un manganello una donna anziana, facendola cadere a terra. Un altro video mostra un giornalista di RT, Ricardo Romero, che rischia di essere colpito da un proiettile di gomma sparato da un agente in moto. Queste immagini non sono solo la testimonianza di una giornata di violenza, ma il simbolo di un sistema che non tollera dissenso e che usa la forza per mantenere il controllo.

Il neoliberismo: una macchina di violenza

Quello che è accaduto a Buenos Aires non è un incidente isolato. È il risultato di un sistema neoliberista che privilegia il mercato sui diritti umani, che taglia i servizi pubblici e lascia indietro i più vulnerabili. Le politiche di Milei, basate su tagli drastici e privatizzazioni, stanno impoverendo milioni di persone, mentre la repressione diventa lo strumento per silenziare chi osa protestare.

Il neoliberismo non è solo una teoria economica. È un sistema che si fonda sulla disuguaglianza e che, quando messo in discussione, risponde con la violenza. Le immagini dei pensionati picchiati, dei tifosi caricati, dei giornalisti feriti sono il volto vero di questo sistema. Un volto che non può più essere ignorato.

La protesta continua

Nonostante la repressione, la resistenza continua. La notte stessa della protesta, la giudice Karina Andrade ha ordinato la liberazione di 114 detenuti, riconoscendo come errato l’operato della polizia. Ma la lotta per i diritti dei pensionati, per un’economia più giusta, per un futuro migliore, non si ferma. Le strade di Buenos Aires, macchiate di sangue e lacrime, sono anche il simbolo di una resistenza che non si arrende.

Il neoliberismo può reprimere, ma non può spegnere la voce di chi lotta per la dignità.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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