Il mondo occidentale in “entropia economica”: la situazione in Germania

Il mondo occidentale in “entropia economica”: la situazione in Germania

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Si chiama "entropia". È come quando esce il dentifricio dal tubo e non può più rientrare dentro.

 Basta che funzioni - film diretto da Woody Allen

 

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico


Non si può fare una disamina della situazione economica europea senza guardare al cuore dell'Europa stessa, al suo motore economico, che è chiaramente situato in Germania. Ma l'importanza della Germania non è solo legata alla sua enorme forza economica e finanziaria, ma anche al suo netto dominio intraeuropeo segnato dal monopolio della decisione all'interno di quella che – al di là della retorica europeista – è la camera di compensanzione delle istanze delle singole nazioni europee: l'Unione Europea e le sue istituzioni.  Una forza economica e politica che si autoalimentata in un Vertigo infinito nel corso degli anni; forza economica che genera potere politico che a sua volta amplifica la forza economica. Questa è stata la Germania di Angela Merkel che ha dominato l'Europa nel corso degli ultimi venti anni. Uno schiacciasassi inarrestabile che accumulava ricchezze ai danni degli altri soci europei, ridotti nettamente in minoranza.

LEGGI: Il mondo occidentale in "entropia economica": la situazione negli Stati Uniti

 

Una situazione di vertigine quella della classe dirigente tedesca che ha portato a gravi errori di valutazione, se non direttamente a deliri di onnipotenza che hanno fatto credere loro di essere ormai tra i grandi del mondo, assieme alle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale. Ma aver accumulato enormi ricchezze economiche (basta dire che a fine 2022 la posizione finanziaria netta tedesca ammontava a 2700 miliardi di euro, una cifra pazzesca) grazie alla posizione da  free rider dettata da politiche salariali deflattive, energia a bassissimo costo proveniente dalla Russia, spese militari pagate dagli USA e mercati mondiali aperti che consentivano di acquistare semilavorati a prezzi bassissimi dalla Cina e di rivendere in USA a prezzi competitivi. Una situazione pazzesca che faceva uscire dai gangheri gli uomini di Washington che per anni hanno minacciato fuoco e fiamme.

Fino a quando il fuoco e le fiamme non sono arrivate per davvero con i risultati evidenti a tutti.

Gli americani hanno fatto scoppiare la crisi Ucraina orchestrando un colpo di stato a Kiev con tanto di “Fuck the Eu” urlato da Victoria Nuland a Piazza Majdan. Situazione di crisi con tanto di conflitto a bassa intensità nel Donbass protrattasi per anni fino alla sua nuova esplosione con l'avvento di Biden. Il risultato finale di tutto questo è stata l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'imposizione di sanzioni enormi da parte dell'Occidente alla Russia e in definitiva l'elevazione di una nuova cortina di ferro che separa la Russia dal resto dell'Europa. Come se non bastasse, una manina sapiente (dicono di oltre Atlantico) ha fatto saltare in aria il gasdotto NorthStream che riforniva l'Europa di energia russa a basso costo attraversando il mar Baltico e dunque senza passare per i paesi dell'Est Europa - come la Polonia - storicamente antirussi.

Un simile disastro politico e diplomatico non poteva non avere immediate ripercussioni economiche, soprattutto in quella Germania che tanto aveva lucrato dal sistema che essa stessa pazientemente aveva creato dopo l'unificazione seguita alla caduta del Muro di Berlino e la nascita della moneta unica europea. Concentrandoci direttamente sull'oggi, senza riepilogare tutti i dati economici tedeschi dall'inizio della guerra, vediamo platealmente la discesa negli abissi di Berlino: L'economia innanzitutto cade in recessione tecnica contraendosi dello – 0.3% nel primo trimestre del 2023 dopo aver perso lo – 0,5% nel trimestre precedente. La recessione tecnica peraltro non riesce a raffreddare i prezzi al consumo, visto che l'inflazione ad aprile si attesta ad un + 7,2%.

Una situazione questa del combinato tra alta inflazione e contrazione dell'economia quasi impossibile in tempo di pace... e infatti, forse gli indicatori economici ci stanno dicendo che esattamente in tempo di pace non siamo.  Anche la spesa dei consumantori tedeschi si è attestata ad un -1,2% e l'Export a marzo si è contratto del -5,2%. rispetto a marzo dell'anno scorso. Dati questi che fanno accaponare la pelle.

Ma sono i dati del costo dell'energia della Germania che lasciano intendere più di qualsiasi altra cosa che la competitività del sistema economico tedesco rispetto al resto del mondo è andata in pezzi.


Immagine 1 : Prezzi dell'energia tedeschi comparati con quelli dei paesi del G7 (set. 2022)

 

Basta confrontare (vedi immagine 1) i prezzi del gas naturale e dell'energia tedeschi con quelli degli altri paesi del G7 (esclusa ovviamente la Germania) per capire che la competitività tedesca si è sgretolata. Il costo del gas per i tedeschi è infatti pari a 0,312 dollari per metro cubo contro lo 0,129 dollari per metro cubo degli altri paesi del G7; medesimo discorso vale per l'elettricità con 0,765 dollari per Kw/h per i tedeschi contro 0,280 dollari per Kw/h per gli altri paessi G7. Dati catastrofici. Lo stesso discorso si può fare per la Germania se si confrontano i costi dell'energia attuali rispetto a quelli pre crisi ucraina: è la Reuters a spiegarci che i costi dell'energia tedeschi sono superiori del 40% rispetto a quelli che avevano nel 2021. (1)

Una situazione questa dei costi dell'energia non risolvibile nel breve termine visto che ormai la Russia ha deciso di riorientare il suo export energetico verso India e Cina lasciando a secco l'Europa che sarà costretta ad accontentarsi delle costosissime rinnovabili e dell'altrettanto costoso gas americano trasportato via mare. Una carenza di energia che si sostanziarà in una netta deindustrializzazione soprattutto della Germania; già abbiamo avvisaglie con Bosch e i giganti dell'automotive tedeschi che stanno pensando a delocalizzazioni (2).

E non è praticabile neanche una soluzione di tipo macroeconomico: non si può compensare l'aggravio dei costi energetici che si ripercuotono sui costi totali per unità di prodotto attraverso l'abbattimento del costo del lavoro sia diretto (salari) che indiretto (prestazioni di welfare finanziate attraverso imposizione fiscale); una ulteriore riduzione dei salari comporterebbe la distruzione della domanda interna.

Insomma, la Germania sembra aver perso definitivamente il tocco magico, ed è pronta a rientrare nei ranghi di inizio anni novanta del secolo scorso; dunque avremo un paese molto meno potente e ricco e probabilmente con una disoccupazione elevata. Questo ovviamente se non ci saranno sorprese negative in relazione al conflitto che sta infiammando il suo estero vicino (Ucraina, Russia e in prospettiva Polonia).

 

Parleremo del resto d'Europa nei prossimi giorni con un nuovo articolo.

 

(1) Reuters, German industry to pay 40% more for energy than pre-crisis - study says, 30 Gennaio 2023. Link: https://www.reuters.com/business/energy/german-industry-pay-40-more-energy-than-pre-crisis-study-says-2023-01-30/

(2) CNN Business, Bosch to invest $1 billion in EV parts factory in China, 13 Gennaio 2023 Link: https://edition.cnn.com/2023/01/13/business/bosch-china-hnk-intl/index.html

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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