Il decreto lavoro che soddisfa solo imprese e Governo
Alla vigilia del 1° Maggio, dopo le impietose statistiche di Eurostat, Istat e Fmi, dopo le critiche del Presidente Mattarella, il Governo Meloni prova a correre ai ripari. Ma alla fine si salvaguarderanno solo le imprese
di Federico Giusti
Pochi giorni fa Eurostat smontava l'operato del Governo mostrando i grandi insuccessi, a partire dal lavoro povero e precario, dalla erosione del potere di acquisto dei salari fino alla crescita esponenziale di quanti, pur con un lavoro a tempo indeterminato, percepiscono buste paga inferiori alla soglia di povertà
Altre statistiche evidenziano da tempo la crisi della manifattura europea e italiana, la perdita di competitività dell'industria nazionale, i contratti rinnovati a un terzo del costo della vita
E questi studi sono tali da confutare l'ottimismo della irrazionalità proprio del Governo Meloni che da anni ormai sciorina solo dati parziali evitando di rispondere alle domande scomode che potrebbero ridimensionare il suo operato oggetto invece di esaltazione continua a mezzo stampa.
Oggi la situazione è arrivata a tali livelli di gravità da spingere perfino il Presidente della Repubblica a palare di lavoro povero e insicuro e con fin troppa furbizia il Governo ha subito annunciato, nei giorni immediatamente antecedenti al mese di maggio un apposito decreto con una dote fino a 1 miliardo di euro, questa volta solo in funzione della sicurezza sul lavoro dopo le statistiche sulla crescita degli infortuni, dei morti e delle malattie professionali.
Dati noti da settimane ma pubblicati magistralmente a ridosso del 1° Maggio per consentire al Governo il classico goal in zona Cesarini.
In data 30 aprile si è tenuto un apposito Consiglio dei ministri con all'ordine del giorno la proroga della copertura della tutela Inail per 1 milione di studenti e docenti, interventi ad hoc per gli infortuni nei plessi scolastici specie quelli durante l’alternanza scuola-lavoro fino a qualche ritocco al meccanismo” bonus malus” ossia i premi versati dalle imprese all’Inail per punire alla fine le aziende virtuose
L'ennesimo decreto che parte non dai bisogni reali della forza lavoro ma dagli interessi delle imprese, ad esempio, non vengono accolte le richieste per instaurare il reato penale di morte sul lavoro o di porre fine alla inutile alternanza tra scuola e lavoro per dotare gli istituti di attrezzature adeguate ai percorsi formativi.
Insomma, non investimenti nella scuola, non percorsi atti al controllo efficace delle imprese inadempienti in materia di sicurezza bensì l'ennesimo pacchetto di misure premiali a favore dei datori
Non siamo davanti a misure finalizzate al recupero del potere di acquisto perduto, la miseria resta un non problema per il Governo, basta ignorarla o nasconderla come si fa con la polvere sotto i tappeti.
E temiamo che altri obiettivi siano all’orizzonte, ad esempio, ridurre ai minimi termini le sanzioni alle imprese limitandole ai casi di dolo e colpa grave e soprattutto senza inasprire sanzioni penali giudicate per altro fin troppo blande.
La tempistica è tipica del Governo Meloni che vuole sempre la visibilità massima, con lo sforzo minimo, cercando di manipolare nel giorno del Primo Maggio
Intanto l’alternanza scuola-lavoro si va potenziando e allargando, parte dai 15 anni con tanto di mini-scudo penale per le imprese che rispetteranno le norme di sicurezza. Il decreto tuttavia, contrariamente agli annunci, non c’è ancora infatti il Consiglio dei ministri ha solo sbloccato altri 650 milioni di euro, attraverso l’inail, da mettere a disposizione per le aziende che investiranno in sicurezza, solo per fare un esempio acquistando strumenti di lavoro e macchinari nuovi.
Il decreto vero e proprio arriverà dopo il confronto con i sindacati già fissato per l’8 maggio, nel corso del quale la Ministra del Lavoro porterà al tavolo le proposte del Governo
Eppure, sarebbe sufficiente leggere il XXVI Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel, secondo cui i casi mortali di infortunio denunciati nel 2024, ma decisamente inferiori ai numeri reali se pensiamo al nero, sono aumentati del 4,7% rispetto all’anno precedente, in aumento anche gli infortuni in itinere nonostante la prosopopea sul nuovo codice della strada (al quale avremmo preferito la manutenzione delle strade e servizi pubblici con orari adeguati).
Solo pochi giorni or sono l’ISTAT ricordava come le retribuzioni reali siano ancora inferiori dell’8% rispetto all’inizio del 2021, dati elusi dalla Presidente del Consiglio per la quale tutto va bene e saremmo davanti a un “Trend migliore rispetto al resto d’Europa”
Solo per menzionare gli aumenti salariali tedeschi, tra il 2023 e il 2024, eravamo attorno al 10 per cento di aumenti mentre in Italia, in 4 anni, il potere di acquisto perduto supera l’8% e i rinnovi contrattuali sono fermi a un terzo della inflazione. Le bugie hanno o, meglio, dovrebbero, avere le gambe corte.
E per chiudere, se si parla di impegno del Governo per la sicurezza, dovrebbero spiegarci la ragione per la quale solo lo 0,4% delle risorse destinate alle aziende sanitarie locali sia indirizzato alla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro. Potrebbero farlo sempre e comunque ma soprattutto lontano dalle telecamere di compiacenti televisioni e dopo il 1° Maggio.